Tra gli indios d’America
di Antonio Stanca
Il
progetto “Pensiero Nativo Contemporaneo” è perseguito dall’associazione
italiana Zoe Onlus che opera insieme al centro di Ricerca “Atopos-Cepop”
dell’Università brasiliana di San Paolo, diretto dal professore Massimo
Di Felice. Finalità di entrambi sono quelle di recuperare, dar voce a
quanto, in Brasile, esiste di antico, di tradizionale presso le
popolazioni rimaste ancora indigene, far sì che il loro patrimonio
umano, sociale, morale, culturale, artistico, linguistico, la loro
storia non vada perduta e, intanto, favorirle ad inserirsi nel moderno.
Una delle prime operazioni compiute in tal senso è la recente
pubblicazione del volume “Indiografie” (Saggi e racconti scritti dai
nativi del Brasile), ed. costa & nolan. Il libro contiene, nella prima
parte, saggi di studiosi, nella seconda documenti, narrazioni, racconti
anche di popolani. In questa sezione il lettore ha la possibilità di
sapere in maniera diretta, immediata, quanto avviene, come si vive
presso quelle comunità indigene rimaste a distanza dai centri urbani
brasiliani, in luoghi ancora fermi alla condizione voluta dalla natura,
dai suoi fiumi, dalle sue cascate, dai suoi boschi, dalla sua fauna.
Nella prima sezione è informato di ciò che si è pensato e si pensa, si è
fatto e si fa, a livello nazionale e mondiale, circa tali presenze, alle
diverse vie seguite per giungere ad una loro sistemazione, ad un loro
inserimento nel più ampio contesto della moderna società. Chi legge, da
una parte scopre con curiosità ed interesse che ancora esiste un mondo
antico che credeva scomparso, dall’altra viene a conoscenza delle
numerose iniziative intraprese per una sua collocazione definitiva,
dello scarso successo di queste e del grave problema che ormai il
fenomeno rappresenta.
Gli indios brasiliani, nelle loro principali etnie,
Guarani, Tukano, Terena, non si mostrano contrari all’apprendimento e
all’uso delle nuove, moderne tecnologie compresa quella della
comunicazione digitale ma non vogliono nemmeno rifiutare quanto
costituisce la loro storia, la loro cultura, la loro lingua. Vogliono
che queste li distinguano ed uno dei mezzi moderni che pensano di
utilizzare è quello della scrittura onde poterle trasferire sulla
pagina e liberarle dallo stato di precarietà di una tradizione orale
durata secoli. Pensano pure all’istituzione di organismi come la scuola
che istruisca i giovani, li faccia partecipi di quanto in quei luoghi è
avvenuto prima di loro, di come si è passati dalla mitologia alla
religione, dalla leggenda alla storia, di cosa succedeva prima
dell’arrivo dei portoghesi nel XVI secolo e dopo fino ad oggi. Gli
indigeni vogliono acquisire una propria identità, vogliono attestarla,
vogliono fissare le loro tradizioni storiche, letterarie, poetiche,
figurative, musicali, teatrali, linguistiche. Non capiscono che questa
aspirazione ostacola l’altra a volersi moderni dal momento che la loro
storia, la loro cultura non si sono evolute ma sono rimaste ferme al
momento dell’arrivo dei popoli colonizzatori. La storia e cultura di
questi hanno avuto il loro sviluppo, sono diventate moderne e quelle gli
indios dovrebbero accettare per raggiungere la modernità. Fin quando non
lo faranno il loro resterà un problema del quale è difficile intravedere
la soluzione. |