|
|
A lezione di teatro di Antonio Stanca
Testimonianza di tanto merito vuole essere la mostra in via d’allestimento a Firenze nel Rondò di Bacco. Kantor soggiornò circa un anno in questa città e la mostra si propone di sottoporre alla visione dei visitatori il maggior numero possibile di "oggetti di scena" usati dal regista nei suoi spettacoli. "…l’oggetto utilizzato sulla scena e nelle mani dell’attore esiste come l’attore, è l’attore. Oggetto=attore!" aveva egli detto a proposito di una delle sue installazioni e famose sono rimaste molte di queste poiché cariche, nei loro elementi od "oggetti" compositivi, di allusioni, messaggi segreti, capaci di risalire dal particolare evidenziato alla generalità di un significato, all’universalità di un’idea. Kantor aveva cominciato con le sue rappresentazioni tra 1943 e il 1945 nella Polonia occupata dai tedeschi. Lavorava clandestinamente e mentre attingeva da opere di drammaturghi polacchi a lui precedenti quali Slowacki e Wyspianski mostrava di volersi muovere in chiave sperimentale. Nel 1955 fonderà, a Cracovia, il teatro d’avanguardia Cricot 2, del quale è stato direttore fino alla morte avvenuta nel 1990 in seguito ad uno dei suoi famosi accessi di collera verificatosi, stavolta, durante le prove dell’ultimo spettacolo prodotto "Oggi è il mio compleanno". La collera per una prova non riuscita è una conferma, insieme all’altra del famoso abito-costume (un completo nero) da lui indossato sia sulla scena sia in ogni momento della vita, di come e di quanto in Kantor l’uomo s’identificasse con l’attore, la vita col teatro. Così si spiegano pure l’ossessione a ricostruire, tramite gli spettacoli, gli anni della sua vita trascorsa, la ricerca, sulla scena, di riferimenti precisi al suo passato e la protesta, anche violenta, quando gli sembrava che questi non fossero ottenuti.
Il regista acquistava, con Kantor, un’importanza maggiore dell’autore e questi scompariva in uno spettacolo che obbediva soltanto alle intenzioni ed operazioni di chi lo preparava. Sarebbe stata un’altra delle novità di Kantor: il regista crea lo spettacolo perché "…è colui che capisce un testo, ne estrae la sostanza teatrale, lo traduce in quella materiale della scena, coordinando attori, scene, costumi, luci, musiche, macchine…" (Silvio D’Amico, 1935). Su questa linea si pone Kantor per le sue realizzazioni e per le teorizzazioni che le hanno accompagnate e sono state raccolte in testi quali "Scuola elementare di teatro", "La mia opera, il mio viaggio", pubblicati in Italia rispettivamente nel 1988 e nel 1992. Da queste opere si deduce pure come Kantor, in ognuno dei programmi teatrali perseguiti, proponesse per lo spettacolo l’uso di materiali, mezzi, "oggetti", semplici, comuni, perseguisse situazioni quotidiane e si affidasse molto alla figura dell’attore, alle sue capacità di gestire il proprio corpo ed esprimere la propria arte. Se il teatro doveva identificarsi con la vita, doveva essere, come questa, vero, autentico, doveva mostrarla, come solo ad esso è possibile, nel suo farsi, nello scorrere usuale, nell’ineluttabilità del suo destino di nascita, crescita, morte e nella conseguente precarietà di ogni manifestazione. Dopo la fase del "teatro dell’assurdo" e l’altra del "teatro del silenzio" con Kantor si tornava alla parola, al soggetto da rappresentare, si restituiva al teatro la funzione di espressione e trasmissione d’idee, il ruolo di comunicazione e diffusione di temi e problemi propri della condizione umana, la possibilità di giungere ad ogni livello culturale e sociale. Non c’è molta distanza tra tali posizioni e la poetica del "teatro povero" di Grotowski e Kantor sarebbe giunto ad ascriversi la paternità di questa. Ma se non è possibile modificare il giudizio di preminenza accordato a Grotowski dai tempi è necessario rilevare che l’operazione compiuta da Kantor è più completa, più articolata dal momento che non mostra mai di rifiutare la lezione delle avanguardie storiche e si dispone verso un continuo confronto con esse e con le esperienze teatrali di autori del suo tempo. Se la sua voce è riuscita ad emergere tra tanto movimento, a risultare nuova tra molte precedenti e contemporanee, non le si può negare originalità né ritenere giusto il silenzio per un certo tempo gravato su di essa. |
La pagina
- Educazione&Scuola©