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Sulle
tracce della malaria
di Antonio Stanca
Alessandra
Lavagnino è nata a Napoli, ha studiato a Roma, è stata docente
universitaria di Parassitologia a Palermo e qui vive ora pensionata. Ha
scritto testi di divulgazione scientifica ma anche opere di narrativa.
Nel 2002 un suo romanzo, “Le bibliotecarie di Alessandria”, è stato tra
i finalisti del Premio Strega. Tradotto in inglese, ha vinto il Premio
Zerilli-Marimò della New York University ed è presente nelle librerie
degli Stati Uniti. La casa editrice presso la quale è comparsa la maggior
parte delle sue opere è Sellerio di Palermo e da questa, nella collana
“Il divano”, è stato pubblicato ad Aprile del 2010 il suo lavoro più
recente “La mala aria” (pagg. 219, € 12). E’ un’opera che esprime al
meglio la specializzazione dell’autrice nello studio di insetti vettori
di malattia e che si propone di diffondere tali sue conoscenze. A tutti,
infatti, essa può giungere poiché facile, chiaro è il linguaggio usato
dalla Lavagnino, capace di riferire con precisione pur di situazioni
complesse. Una storia della malattia vuol essere il libro e leggendo si
ha l’impressione di sentire la voce di chi scrive tanto vicina,
colloquiale è l’espressione. Non è un’impresa facile quando ci si
propone di compiere in sole duecento piccole pagine un percorso che va
dal mito ai giorni nostri. Ad aiutare la studiosa hanno contribuito le
sue qualità di scrittrice, la sua abilità letteraria. E’ riuscita lei a
procurare una dimensione scientifica, una precisione matematica a quanto
per secoli, per millenni è rimasto avvolto nel mistero. Fin dalle prime
pagine il lettore si sente coinvolto poiché ad una scoperta continua,
interminabile è chiamato ad assistere e senza molto impegno. Sono
secoli, popoli, continenti, civiltà che scorrono sotto il suo sguardo, è
la storia che lui conosceva, che tante volte ha letto ma che ora scopre
più completa poiché non aveva mai pensato che contemporaneamente alle
vicende da sempre note avveniva un altro fenomeno, che negli stessi
luoghi, tra le stesse genti che da tanti libri aveva imparato c’era
qualcos’altro, c’era la malaria. E’ l’effetto magico dell’opera, quello
che lega subito il lettore dal momento che stimola la sua curiosità e la
alimenta in continuazione. Mai vorrebbe egli smettere di sapere come,
dove, quando, perché c’è stata la malaria. Un viaggio singolare si
compie leggendo, si ripercorre la storia dell’umanità, dagli inizi
all’età moderna, contemporanea, insieme a quella zanzara che da sempre
l’ha interessata, disturbata, guastata. La zanzara e la malaria, la
puntura e l’infezione, la morte e le epidemie, gli studi e le scoperte,
le cure e i risultati, ma quanti tipi di zanzara, quanti di malaria,
quante morti, quante epidemie, quanti studi, quante scoperte, quante
cure, quanti risultati! Immenso, infinito è l’universo che la studiosa
dischiude, nessun aspetto, elemento del fenomeno trascura. Tutto di esso
ha osservato, tutto ha raccolto e composto in una costruzione ordinata,
semplice. Fonti, documenti, testimonianze di ogni genere questa
contiene: dal mito, dalla leggenda, dalla religione, dalla storia, dalle
scritture sacre, dall’epica, dalla letteratura, dall’arte ha attinto
l’autrice poiché importante era per lei spiegare, illustrare, giungere a
quel grado di chiarezza che solo un lungo e paziente lavoro di ricerca
può far ottenere. Dall’Egitto alla Grecia, agli Etruschi, a Roma,
all’Asia, all’Africa, all’America, all’Europa dei vecchi e nuovi secoli,
all’attuale situazione nel mondo, da Omero al Medioevo, a Dante, al
Rinascimento, a Wolfgang Goethe, a Giovanni Verga, a Carlo Levi, dalla
chimica alla biologia, alla genetica, dal mondo minerale a quello
vegetale, animale, dall’aria all’acqua, dalla “corteccia
peruviana” alla “polvere dei Gesuiti”, al chinino, al Ddt, dai primi
studiosi del fenomeno ai tanti, tantissimi altri, italiani e stranieri,
alle loro scoperte, alle applicazioni di queste, alla sconfitta della
malattia, alla liberazione da essa: tra tante strade si muove la
Lavagnino del libro, tante conoscenze mostra, com’è iniziata, com’è
finita la malaria fa vedere, tutte le fasi della sua storia chiarisce
senza mai dubitare. |
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