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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Un Nobel per la vita

di Antonio Stanca

Il Premio Nobel per la letteratura 2008 è stato assegnato a Jean-Marie Gustave Le Clézio, scrittore francese nato a Nizza nel 1940. E’ un romanziere, un narratore, un saggista, che ha prodotto circa trenta opere tra romanzi, racconti, novelle, saggi, ed  ha tradotto testi della mitologia indiana. Le Clézio è laureato in lettere, ha insegnato in America ed ha viaggiato moltissimo. La sua attività letteraria può essere divisa in due periodi: il primo, tra gli anni ’60 e ’70, quando partecipò della corrente detta del “noveau roman” sorta in Francia ed impegnata in un’operazione di rinnovamento della letteratura, in sperimentazioni che riguardavano il contenuto e la forma delle opere, la loro lingua e persino la loro stampa onde mostrare quanti maggiori effetti rispetto al passato si potessero ricavare dalla scrittura.

Il secondo periodo del Le Clézio va dagli anni ’70 in poi e mostra uno scrittore meno inquieto, meno ribelle, un autore di opere di carattere autobiografico o che svolgono i temi dell’infanzia, del viaggio, delle fasce sociali escluse dal progresso, dei popoli sottosviluppati.

Intanto nel 1963 lo scrittore aveva vinto il Premio Goncourt per la sua prima opera narrativa, “Il Verbale”, nel 1980 il Premio Paul Morand per “Deserto”, e nel 1994 era stato proclamato il “più grande scrittore vivente in lingua francese”. Ora a Stoccolma il Nobel gli è stato conferito perché ritenuto “autore di nuove partenze, dell’avventura poetica e dell’estasi sensuale; esploratore di un’umanità oltre e sottostante la civiltà imperante.”

In verità questo è soprattutto il secondo Le Clézio, quello di “Viaggi dall’altra parte” (1975), “L’ignoto sulla terra” (1978), “Tre città sante” (1980), “Deserto” (1980), “Il sogno messicano” (1988), “Stella errante” (1992), “Rivoluzioni” (2003), “L’Africano” (2004), “Il continente invisibile” (2006). Quest’ultima è la più recente, febbraio 2008, opera di Le Clézio tradotta in italiano per conto di Instar-libri, nella serie le Antenne. Insieme ai titoli precedenti, che sono di romanzi, racconti e saggi, essa è tra le espressioni migliori dello scrittore. “Il continente invisibile” non è una narrazione ma un diario ed un saggio insieme dove Le Clézio dice di un suo viaggio in Oceania, tra alcune delle tantissime isole del Pacifico meridionale che compongono questo continente, tra gli abitanti di luoghi lontani, remoti, tra l’aria e l’acqua, la luce e i colori, la terra e il mare, gli animali e le piante, le religioni e le leggende, i miti e i rituali, i suoni e i linguaggi di una zona estrema del pianeta, divisa in un numero infinito di parti, molte ancora nella condizione primitiva, delle origini. Con l’aiuto di guide lo scrittore visita alcune di queste parti ed il viaggio gli offre l’occasione di ripercorrere il passato di posti ancora sconosciuti e perciò “invisibili”, o di dire della storia di altri divenuti noti solo perché facile preda, nei secoli scorsi ed in tempi recenti, dei colonizzatori inglesi, francesi, spagnoli, tedeschi, americani. Lungo e sanguinoso è stato, in questi casi, il cammino per l’indipendenza ma essa non ha risolto dei problemi che esistono da millenni e grave è divenuto oggi pensare che accanto a tanta umanità evoluta, moderna, c’è un’altra che non ha ancora conosciuto il progresso. E’ pur vero, tuttavia, che progresso non ha significato collaborazione, democrazia, civiltà bensì tensione, rivalità, guerra come si può constatare ai giorni nostri. Invece in quell’Oceania rimasta lontana dal processo di evoluzione si vive in armonia, in pace con se stessi, con gli altri e con gli elementi della natura. Con questi c’è un rapporto di comunione che procura all’individuo uno stato di grazia, gli fa raggiungere l’estasi. Qui esiste una condizione di semplicità, di purezza, si conduce quella vita dello spirito che il mondo progredito non ha più e che dovrebbe recuperare se vuole salvarsi dalle gravi conseguenze, dai danni della modernità. Verso questi luoghi bisogna partire, queste persone bisogna conoscere al fine di ritrovare l’anima persa. Non una fuga, non un’evasione è questo e gli altri viaggi di Le Clézio ma un cammino verso la salvezza.

Per tali contenuti e per uno stile che li rende in maniera facile e chiara “Il continente invisibile” si collega alla migliore produzione dello scrittore, alle suddette sue opere maggiori, narrazioni e saggi, aggiunge un altro elemento alla ricerca in esse perseguita di mondi alternativi a quello attuale, di situazioni diverse da quella vissuta, di una condizione umana nella quale non si distingua tra corpo ed anima, materia e spirito e che è possibile solo se ci si libera da quanto la storia ha aggiunto alla vita, se si riscopre questa nei suoi valori veri, autentici.


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