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Modernità e letteratura
(Un esempio da seguire)

di Antonio Stanca

 

D’un racconto o meglio d’una favola si può dire dell’ultima opera del giovane saggista, poeta e scrittore romano Marco Lodoli. S’intitola "La notte" (88 pagine, 20mila lire), è comparsa presso Einaudi e va inserita, per temi e modi, nella corrente più moderna della narrativa occidentale poiché ridotta nel contenuto e rapida, essenziale nella forma.

Rispetto ai modelli narrativi tradizionali durati, peraltro, fin dopo la metà del ‘900 ed impegnati sia in trame ampie e articolate sia in forme elaborate ora i contenuti sono prevalsi sullo stile, i significati sulla narrazione. E’ stato come un processo di liberalizzazione dai vincoli del passato e generalmente volto verso la concentrazione e la sintesi. Il fenomeno ha riguardato in particolare il mondo occidentale, prima la produzione in versi e poi l’intera attività letteraria. Contemporaneamente questa è stata percorsa da tanti e tali esperimenti da giungere a far vedere annullata ogni regola di scrittura e promuovere un numero incalcolabile d’autori ed opere. Ha suscitato, così, l’ostilità o almeno la diffidenza del pubblico dei lettori fin quasi a smarrire la propria funzione. Di fine dell’arte letteraria, infatti, si parla ormai e difficile è divenuto per un autore che, nonostante tutto, sente di avere da dire muoversi tra una produzione tanto vasta quanto mediocre ed un pubblico sempre più ridotto ed insensibile al fenomeno letterario.

Lodoli sta provando da tempo a districarsi tra le maglie di questa rete e stavolta, più delle altre, sembra essere riuscito. Ne " La notte", s’è detto, egli è moderno nel contenuto e nella forma, aderisce ai tempi ed agli ambienti che vive ma il suo non rimane soltanto un esercizio di scrittura tra i tanti cui oggi si può assistere. La sua modernità non rinuncia a perseguire delle verità estendibili a tutti come è stato ed è necessario che sia perché si parli d’arte. Con quest’opera Lodoli s’impegna a costruire una favola dal momento che spesso allusivo è il linguaggio usato e continua, nei luoghi, eventi, personaggi, l’alternanza tra reale e immaginario. Soltanto il personaggio-protagonista, Costantino, risulta sempre presente tra tanti che compaiono e scompaiono o restano invisibili. Egli è depositario d’un messaggio che viene da lontano, insegue un ideale d’amore e comunione tra persone e cose che lo farà resistere ad atroci sofferenze nel corpo e nell’anima.

Dopo un’infanzia ed un’adolescenza vissute in maniera randagia tra i quartieri malfamati di Roma Costantino, su invito della povera madre, si metterà al servizio di un’autorità misteriosa, che non si farà mai vedere, obbedirà agli ordini che da questa sistematicamente gli giungeranno tramite biglietti dalla strana calligrafia. Svolgerà prima il compito di recapitare lettere o soltanto buste, che si riveleranno contenenti oggetti semplici e comuni, alle persone più diverse, per rango, ricchezza, condizione sociale, della capitale, poi l’altro di curare, in una villa fastosa, le piante e i prati nonché un cavallo vecchissimo, Diamante, ed un falco, Sasso, che una volta guariti fuggiranno lontano. Infine dovrà interessarsi ad una creatura acquatica mostruosa e, tuttavia, bella, Serena, che vive nella piscina della villa. In ognuno di questi incarichi Costantino mostrerà modestia, pazienza, dedizione ma soprattutto a Serena ed alle sue ferite si dedicherà tanto da innamorarsi, unirsi con lei ed accettare di finire come lei, cioè espulso dalla villa, privato della felicità d’aver raggiunto il tanto sospirato amore e di viverlo lontano dalle brutture del mondo in un luogo divenuto, per lui e Serena, un paradiso terrestre. Scacciati da questo saranno entrambi malmenati, uccisi per mano di quei Fedele e Ottavio che tante volte e in tante circostanze compaiono nell’opera a significare la costante, inevitabile presenza della malvagità dell’uomo moderno, il suo impossibile rispetto per i sentimenti, gli affetti, gli ideali ed ogni valore riconducibile nella sfera dello spirito. Alla fine dell’opera, quindi, il male avrà vinto sul bene, " la notte" sul giorno, la morte sulla vita.

Una favola moderna questa del Lodoli che, a differenza delle antiche, fa assistere al trionfo del male. Essa vuole mostrare come nella vita attuale non sia possibile a nessuna aspirazione positiva ottenere la pur minima realizzazione, come si diventi colpevoli e condannati a morte senza aver commesso alcun reato e soltanto perché si sono perseguite idee diverse da quelle diffuse. Tutto questo Lodoli intende dire tramite il suo Costantino ed una narrazione che coinvolge fin dall’inizio poiché corre come i pensieri del protagonista, li insegue nelle continue e diverse direzioni che assumono essendo la loro una lotta senza soste e contro molti avversari. Tanto impegno, tuttavia, risulterà inutile di fronte alle regole dei nuovi, moderni ambienti di vita per le quali neanche volere l’amore è ormai possibile.

Un eroe moderno presentato in una forma moderna, un’interpretazione originale di una verità indiscutibile: qui i meriti dell’opera, quelli che la distinguono dal vario contesto nel quale si colloca e ne fanno un esempio da seguire in un’atmosfera culturale e artistica così indeterminata quale la nostra contemporanea.


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