Tra i
misteri di Kafka *
di Antonio Stanca
In
un breve volume “Kafka – Sognatore ribelle” il sessantanovenne
brasiliano Michael Löwy, direttore di ricerca presso il CNRS di Parigi
ed autore di molti studi, è riuscito a far rientrare il lavoro di
critica che si è svolto intorno alla figura e l’opera di Franz Kafka,
scrittore praghese d’origine ebrea, vissuto dal 1883 al 1924 ed autore
di numerose opere, soprattutto racconti ( “La Metamorfosi”) e romanzi
(“America”, “Il processo”, “Il castello”). La maggior parte delle
narrazioni di Kafka sono state pubblicate postume ed alcune sono rimaste
incompiute. Questo, insieme alla malattia ed alla morte prematura, ha
contribuito ad accrescere l’atmosfera di mistero che avvolge lo
scrittore boemo e ne ha fatto un caso isolato pur in un contesto
culturale ed artistico quale quello europeo di fine Ottocento e primo
Novecento che è tra i più animati e ricchi di collegamenti e richiami.
Anche la città di Praga, dove Kafka visse la maggior parte della sua
breve vita, era un ambiente fervido di attività letteraria, filosofica,
politica, religiosa (ebraismo) e lo scrittore partecipò di questo
movimento ma in maniera particolare, “da solo e in silenzio”. Soltanto
qualche volta risulta inserito in azioni di gruppo, giornali, riviste,
riunioni, perché sempre riservata rimase la sua vita. Soffrì l’ambiente
di famiglia a causa di un difficile rapporto con un padre molto
autoritario, cercò inutilmente di legarsi ad una donna e, tuttavia,
strinse amicizie. I suoi amici sono stati i primi interpreti della sua
opera, quelli che hanno arricchito l’indagine del Lowy con documenti
autentici e testimonianze dirette. In “Kafka – Sognatore ribelle” queste
sono solo alcune delle voci critiche riportate e più volte citate ché a
molte altre l’autore fa riferimento. Diviso in capitoli, seguiti da
molte note e dedicati ai diversi modi usati nel tempo per spiegare Kafka
e le sue opere, il libro riferisce su quanto, in ambito critico, si è
pensato, detto, scritto circa lo scrittore praghese da quando era ancora
in vita ai giorni nostri. Tramite Löwy il lettore scopre che quasi senza
sosta si è lavorato intorno a Kafka da parte di studiosi di diversa
nazionalità, formazione e corrente al fine di chiarire il significato
delle sue opere nel loro complesso o singolarmente, collegandole o
separandole dalla sua vita. Un motivo rintracciabile in ognuna di esse è
quello dell’uomo comune, del semplice cittadino che si vede superato,
escluso dal sistema amministrativo, burocratico presso il quale non ha
nessuna possibilità di vantare i propri diritti oppure che viene
accusato di colpe che è convinto di non aver commesso e condannato a
pene da parte di un tribunale, di giudici che non conosce, non vede e
non gli permettono di difendersi. Immaginarie, surreali diventano, così,
le narrazioni dello scrittore, misteriosi rimangono fino alla fine
dell’opera i suoi personaggi, i luoghi, i tempi della loro vita. Questo
spiega perché Kafka abbia attirato tanta attenzione e perché la sua
opera costituisca ancora un “caso” da studiare. Tra le tendenze
emergenti nella critica va segnalata quella che fa risalire
l’autoritarismo sofferto dai personaggi kafkiani al tormentato rapporto
dell’autore con il padre e l’altra che vede nelle aspirazioni di quei
personaggi a sollevarsi dalla loro condizione di sconfitti, di vinti, a
ribellarsi al sistema che li opprime, il bisogno di Kafka di un riscatto
non solo individuale ma anche sociale da ottenere mediante un’azione
collettiva di tipo religioso o politico. Su quest’ultima possibilità
d’interpretare la scrittura di Kafka si sofferma il Löwy ma non esclude
nessuna delle altre che finora sono state prospettate e che egli cita.
In ognuna di esse coglie quelle parti, quegli elementi che gli sembrano
indiscutibili, da ognuna estrae verità che crede non possano subire
alterazioni. Compie, quindi, un’operazione molto rigorosa, molto attenta
ai particolari dell’opera e della vita di Kafka. Leggendo Löwy si sa di
confidenze dell’autore ad amici, di sue brevi osservazioni, giudizi,
azioni, di piccole cose delle quali finora non si era avuta notizia e
che vengono utilizzate per cercare di completare e spiegare la sua
immagine. Non ci riesce, tuttavia, Lowy con questo studio ed è costretto
a concludere che quella di Kafka è una figura singolare, che non
all’esterno, nella cultura, nella storia del suo tempo va cercata la
spiegazione ma all’interno dell’uomo, nell’individualità di un artista
che ambisce ai propri spazi e se li vede contesi dalla vita. Quindi la
trasforma, nelle opere, in una serie di ostacoli, in un universo
negativo che fa rimanere astratto, impersonale, fa diventare un simbolo,
gli procura l’estesa dimensione dell’arte.
* in "Segni e comprensione"- Università del Salento- Gennaio-Aprile
2008 |