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L’ultimo Lucarelli di Antonio Stanca
In poche pagine Lucarelli riesce a creare un thriller di alta tensione, una narrazione che coinvolge subito il lettore e alla fine lo lascia sospeso tra tante supposizioni. Questi gli effetti ottenuti dallo scrittore già ai suoi inizi e poi nei capolavori degli anni ’90, quelli che lo hanno rivelato maestro del genere noir e lo hanno fatto conoscere anche all’estero. Inoltre, nonostante lo stile rapido e conciso, riesce Lucarelli nelle sue opere a dire pure di quanto avviene intorno all’evento centrale, di come si pensa, si parla, si vive, di cosa si fa mentre esso si prepara. “Ferengi” è, infatti, l’ampliamento di una delle tante parti che compongono l’ultimo suo romanzo. Egli non rinuncia mai a soffermarsi sugli ambienti, sui costumi dei luoghi rappresentati, sui pensieri, sui sentimenti dei personaggi creati. Nei suoi lavori non ci sono solo vittime ed assassini ma persone che possono diventare tali per una serie di circostanze. Su queste lo scrittore indaga e saranno queste a muovere l’uomo verso le tante direzioni assunte dalla sua attività. Lucarelli non è l’autore isolato dal contesto ma impegnato in esso e per esso con i mezzi, cinema, televisione, stampa, che gli offre. Anche quando, come nelle due ultime narrazioni, si rivolge al passato, alla storia, egli osserva sempre l’esterno e l’interno di una situazione, il privato e il pubblico, il singolo e la collettività, convinto che solo nel loro vario articolarsi e combinarsi risiede la spiegazione di azioni pur gravi.
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