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Con Luzi tra i nostri poeti di Antonio Stanca Recentemente è stato ristampato dalla Garzanti, nella serie "Gli elefanti", "Discorso naturale" (166 pagine, 19.000 lire) dell’ottantasettenne poeta fiorentino Mario Luzi. L’opera, pubblicata la prima volta nel 1984 dalla stessa casa editrice, contiene una serie di saggi relativi ad autori, soprattutto poeti, e fenomeni della nostra letteratura moderna e contemporanea. Oltre che poeta Luzi è stato, infatti, anche critico letterario, saggista, drammaturgo, traduttore e docente universitario di Letteratura francese. Un’attività ampia e varia la sua che, tuttavia, non gli ha impedito di classificarsi tra i maggiori lirici del Novecento italiano e di essere un esponente di rilievo dell’ermetismo fiorentino. Nelle sue numerose raccolte di versi centrale risulta il tema del confronto tra individuo e cosmo, tempo ed eternità, espresso in uno stile che si libera sempre più dai modi preziosi e ricercati della prima fase per accostarsi a quelli del parlato. Soprattutto un poeta che tratta di altri poeti è, dunque, il Luzi della suddetta opera, un poeta che compie un viaggio tra i più importanti esponenti della poesia italiana apparsa dai primi del ‘900 in poi quali Ungaretti, Montale, Onofri, Lisi, Saba, Betocchi, Caproni, Sereni e tra altri del passato più lontano o più vicino quali San Francesco, Petrarca, Poliziano, Foscolo, D’Annunzio. Alcuni saggi, s’è detto, svolgono problemi culturali, letterari ed in particolare si soffermano sul difficile rapporto che nei tempi moderni si è verificato e si verifica tra arte e storia, artista e società e sulla ricerca di una possibilità, per i due termini, di esistere insieme, di valere l’uno per l’altro nonostante si tratti di una convivenza tra le più difficili e complicate. A tal riguardo, diversamente da altri osservatori ormai convinti della fine, della morte dell’arte, specie di quella poetica, in un contesto come il moderno perché essenzialmente tecnologico, economico, produttivo fino a ridurre l’uomo a materia, numero, a sottrargli ogni residuo di quelle componenti spirituali alle quali la voce dell’artista poteva rivolgersi e sulle quali incidere, il Luzi pensa che proprio in un’atmosfera sociale siffatta è necessaria l’arte poiché essa soltanto può rintracciare quanto di umano c’è ancora nella vita, coglierlo, comunicarlo, diffonderlo, tentare, cioè, per sé e gli altri tale salvataggio anche se estremo. Pertanto i poeti trattati si trasformano negli esempi, passati e presenti, di un processo iniziatosi con l’uomo dall’antichità e destinato a durare fin quando sulla terra ci sarà vita umana, il processo artistico, nell’esame del quale il Luzi tende a dimostrare come ogni singola espressione d’arte, pur conservando la propria specificità, trovi spiegazione in un’entità che tutte le supera, le giustifica, le unisce, nell’idea, cioè, universale ed eterna dell’arte che esiste di là da ogni artista od opera ed alla quale ognuno di questi, a suo modo, tende a congiungersi. Il libro del Luzi, tuttavia, si fa notare non solo per le importanti questioni teoriche e le illustri figure d’autore presentate ma anche perché procede tra tutto questo in maniera familiare, "naturale". Si dice di eventi e soprattutto di personaggi famosi e tra i più significativi e complessi della nostra epoca: con alcuni di questi Luzi era stato amico durante la loro vita, con altri, viventi al tempo del suo "Discorso naturale", lo era ancora e, perciò, non poteva parlarne diversamente da come ha fatto giacché si trattava quasi di esporre delle confidenze, delle intimità avvenute o in corso tra persone che, oltre ad essere i protagonisti della nostra storia letteraria, i suoi maggiori autori, erano anche amiche. Qui il fascino dell’opera: dal privato, dal personale, dalla famiglia, dalla vita, dal carattere, dal modo di fare, parlare di ognuno di questi grandi il discorso del Luzi passa a temi di esteso e profondo impegno e significato, dalla contingenza si eleva verso quanto la supera, la trascende instaurando nel testo un movimento che avvince il lettore fino all’ultima pagina. Un diario che è anche un documento storico di valore si può dire del libro giacché mentre introduce ai segreti di tanti personaggi come solo un loro amico poteva fare, permette pure di conoscere da vicino e facilmente quella complessità culturale ed artistica propria del nostro Novecento e rimasta sempre poco nota perché generalmente poco trattata. |
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