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Maggiani in viaggio di Antonio Stanca E’ tornato Maurizio Maggiani sempre nella serie “I Narratori” della casa editrice Feltrinelli col romanzo “Il viaggiatore notturno”. Il cinquantaquattrenne scrittore ligure era già noto per opere di successo quali “Il coraggio del pettirosso”(Premio Campiello 1995) e “La regina disadorna”(Premio Alassio e Premio Stresa per la Narrativa 1999). Anche nel romanzo più recente il Maggiani continua nella maniera dei precedenti, quella che gli ha procurato notorietà fin dal primo apparire e che può essere considerata la sua propria in un contesto così ampio e vario come il nostro. Stavolta si parte da una località dell’Africa centrale, nel deserto sahariano, dove il protagonista-ornitologo si è recato per attendere e osservare il passaggio delle rondini, e ci si estende ai paesi dell’Est europeo. Si dice anche di luoghi lontani da questi, di tempi diversi da quelli della narrazione, di personaggi del passato più remoto e non di un solo popolo, di opere scomparse e non solo di scrittura. E’ un movimento che cresce sempre più quello del Maggiani, che si allarga in continuazione fino a coinvolgere una totalità difficile se non impossibile da definire giacchè vi rientrano tutti gli elementi ed aspetti del creato, dai più antichi agli attuali, tutti gli esseri della terra e del cielo, uomini, donne, piante, animali, pietre, stelle, nuvole. Tutti partecipano, tutti agiscono, tutti vivono senza che tra tanta vastità si corra mai il rischio di perdersi. C’è sempre una direzione da seguire, una meta da raggiungere, una verità da scoprire e continui anche se non definitivi sono i segnali che la lasciano intravedere. Ad avviare tale immensa operazione, in questo romanzo, è l’ornitologo con i suoi racconti alla guida africana Jibril. Le dice delle tante parti del mondo dove è stato per vedere, e tanto ha visto, ma soprattutto per sapere. Voleva sapere se il senso, il significato della vita sono stati e sono identici pur in luoghi ed ambienti lontanissimi da quelli conosciuti, se la verità, la giustizia, la libertà, la fede, la virtù, l’amore, la bellezza hanno rappresentato e rappresentano la parte migliore dell’uomo anche per culture diverse. Voleva scoprire se pure nella vita, nelle storia è valso quanto è stato proprio della letteratura, dell’arte e dimostrare che non c’è differenza tra i due ambiti, che come quelli dell’arte anche i valori della vita sono stati e sono un bene da perseguire e difendere. Guerra, violenza, morte rappresentano i loro nemici più pericolosi ma su questi sono riusciti sempre a vincere fino a giungere a noi, ad offrirsi a noi come un privilegio impareggiabile ed a chiederci di aiutarli, di salvarli da quegli avversari che ancora oggi esistono e sempre esisteranno. Bisogna perseguire il meglio della vita, tutelarlo, sottrarlo ai pericoli: questo scopre “il viaggiatore notturno” di Maggiani nei suoi interminabili percorsi tra le strade, le persone e le vicende del mondo, questo il messaggio del quale si fa mediatore tra uomini, spazi e tempi diversi. Egli, la sua figura, il suo viaggio, la sua azione uniscono quanto era ancora separato, annullano le distanze, le differenze, fanno vivere tutto di un’unica vita, quella della saggezza e sapienza dell’uomo. E’ questa la finalità dell’opera, la verità in essa perseguita e non giunge alla fine, non rappresenta una scoperta sorprendente e conclusiva poiché, simile allo spiraglio di una luce nascosta, si era fatta già percepire. Una favola sembra di vivere leggendo il romanzo per quanto d’indistinto sempre rimane nelle sue situazioni, per la facilità con la quale ci si sente coinvolti in un’atmosfera sempre sospesa tra realtà e fantasia, rivelazione e mistero. Per ottenere questo risultato sono occorse le qualità di espressione e costruzione proprie del Maggiani. Seguendo il suo personaggio, la sua interminabile ricerca, il linguaggio dell’autore non si arresta mai, procede tra infinite circostanze sempre preciso e appropriato nei particolari, sicuro negli effetti, suggestivo nelle immagini. Abile narratore il Maggiani, tra i maggiori della nostra nuova generazione, corre solo il rischio di eccedere nell’esercizio dello stile! |
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