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Quando viaggia uno scrittore di Antonio Stanca Il professore di Letteratura Tedesca presso l’Università di Trieste, Claudio Magris, ha recentemente pubblicato, da Mondadori, un’altra opera “L’infinito viaggiare”. E’un ampio diario, un resoconto dei più recenti viaggi compiuti dal Magris in varie parti del mondo perché incaricato o per propria intenzione. Il libro contiene un percorso lunghissimo, da luoghi, paesi, stati vicini ad altri lontani, poco o per niente conosciuti, dalla Spagna all’Inghilterra, Svezia, Norvegia, Germania, Austria, Cecoslovacchia, Polonia, Australia, Iran, Cina, Vietnam, dalle Isole Fortunate ai tanti stati dell’Europa centro-orientale, alle città, foreste, fiumi, mari, deserti di zone remote. Quasi l’intero pianeta viene mostrato dall’autore in queste pagine, con la lingua, la cultura, l’arte, la vita, gli usi, i costumi, la storia di ogni posto e il lettore, già dall’inizio, risulta attirato poiché può sapere cose nuove, sempre diverse, conoscere particolari dei quali non aveva mai avuto notizia e che solo al viaggiatore che li cerca non sfuggono. Magris era già noto per sue narrazioni, opere di teatro, di critica letteraria e saggistica. Nel 1997 col romanzo “Microcosmi” vinse il premio Strega ma ancora prima era vicino al pubblico anche per la sua collaborazione col “Corriere della Sera”. In quest’ultimo libro ha pensato di riportare quanto visto, sentito, udito, toccato, vissuto durante tali viaggi. “L’infinito viaggiare” era già comparso in Francia nel 2002, edito da “La Quinzaine Littéraire” -Louis Vuitton- e nell’ottobre del 2005, ampliato e aggiornato , ha visto la luce in Italia. Molti sono i luoghi mostrati dal Magris nell’opera, molti gli elementi, gli aspetti che di ognuno di essi l’autore riporta, molte le storie, le culture, le opere, le lingue presentate, molti gli eventi, i personaggi illustrati, dai più remoti ai più recenti. Ampie e profonde si rivelano le conoscenze del Magris, non finiscono mai di sorprendere il lettore, d’incuriosirlo anche perché non esposte in maniera semplicemente descrittiva, non lontane da chi scrive ma trasformate in momenti dei suoi pensieri, in luoghi del suo spirito. Non solo un diario ma anche un racconto diviene, così, ognuno dei capitoli che nel libro è riservato al luogo in questione. L’autore non è solo lo studioso, il giornalista che vuole conoscere, sapere, vedere ma anche lo scrittore , l’artista che si emoziona, s’incanta davanti ai colori, alla luce dei fiori di Lizard Island , isola tra il Tropico del Cancro e l’Equatore, ad un fiordo norvegese, ad una foresta svedese. In quei momenti del suo “infinito viaggiare” egli sente di partecipare di un’anima, di una vita più estesa, di comunicare, nella stessa lingua, con persone e cose diverse e lontane. Ed altre volte, nell’opera, il Magris trascende quanto presentato in nome di principi, valori, verità superiori perché estendibili ad altri ambienti, ad altre situazioni fino a potersi considerare universali. Per ottenere questo ricorre pure a citazioni di autori di diversa e lontana nazionalità e storia, a quell’eredità culturale, morale e spirituale che da essi è a noi pervenuta. In tal modo oltre ai limiti di luogo anche quelli di tempo sono annullati dalla scrittura del Magris, oltre che universali anche eterni risultano i temi da essa colti. Il significato della religione, il valore della fede, il senso dell’arte, la figura dell’artista, il fenomeno della guerra, la funzione della natura, della famiglia, delle società: sono problemi che l’autore solleva spesso nel libro mostrando che sono stati dell’uomo di ogni luogo e tempo e di tendere alla concezione di un’umanità capace di ritrovarsi di là da ogni limite, possibile di riscoprirsi, ricomporsi, riconoscersi. Ad una dimensione semplicemente umana, alle “piccole cose” di ogni giorno sempre e ovunque uguali, riconduce il Magris un contesto così ampio quale quello mondiale, alla sola misura dei valori dell’uomo, della vita, perviene egli dopo un percorso così lungo e di essa riconosce pure la precarietà alla quale è esposta a causa dei tempi nuovi. L’esposizione chiara, scorrevole, sapientemente costruita, fa del libro un’opera importante anche perché accessibile, un riferimento essenziale nell’attuale situazione dal momento che permette di sapere di più circa tanta storia contemporanea, richiama ai veri valori e fa riflettere sulla loro crisi. |
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