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Le donne della Dacia di Antonio Stanca Un racconto breve che sembra l’abbozzo per una narrazione più ampia, per un romanzo, dei personaggi anonimi che sembrano alludere a persone reali, delle circostanze vaghe che lasciano intendere altre veramente accadute: questo nel racconto inedito “Il poeta-regista e la meravigliosa soprano” della settantaduenne Dacia Maraini. E’ comparso recentemente nella serie di supplementi del “Corriere della Sera” intitolata “Corti di carta”. La Maraini è autrice di romanzi, racconti, poesie, opere teatrali, saggi. Più volte è stata premiata: nel 1990 ha vinto il Premio Campiello con “La lunga vita di Marianna Ucrìa”, nel 1999 il Premio Strega con “Buio” ed altri riconoscimenti ha ottenuto. Le sue opere vengono tradotte in molte lingue straniere ed ora, con la pubblicazione di questo inedito, ha confermato sia il suo stile rapido, essenziale sia i motivi ricorrenti nella sua scrittura, cioè i gravi problemi legati alla figura femminile, alla donna bambina e adulta, alla sua condizione in famiglia e all’esterno, al suo difficile rapporto con il mondo, all’incomprensione, all’esclusione, alla violenza sofferte nel tempo e fino ad ora da parte degli uomini, dell’ambiente, delle istituzioni. La Maraini, da femminista, ha fatto di questi gli argomenti centrali della sua produzione, ha ricavato i suoi complicati casi femminili dalla storia passata e presente, dalla vita, li ha riscattati dal silenzio che gravava su di essi, ne ha tratto significati che li estendono oltre i loro limiti di tempo e luogo, li ha resi emblematici di un fenomeno, li ha tradotti in un atto di accusa, in una denuncia. Anche nel breve inedito ora comparso la vicenda dalla quale la scrittrice muove è vera, è realmente accaduta. I quattro protagonisti del viaggio in Africa raccontato sono lei, la giovane scrittrice, Maria Callas, la “meravigliosa soprano”, la “Admirable”, Alberto Moravia, il famoso scrittore italiano, Pier Paolo Pisolini, il “poeta-regista”. Questi sono andati veramente insieme in Africa due volte e ad una di esse risale il ricordo della Maraini di questo racconto che, tuttavia, non consiste in una semplice registrazione di quell’esperienza ma in un’occasione per cercare altri sviluppi. Così sempre la scrittrice dalla realtà ha tratto le sue figure femminili, ne ha fatto i simboli di una condizione di disagio materiale e morale, ne ha dedotto un messaggio che le superava. Questa volta da Maria Callas fa derivare la figura della donna raffinata, sensibile, in cerca dell’uomo che corrisponda i suoi sentimenti delicati e mai riuscita in questo nonostante l’abbia più volte tentato. Nemmeno ora pensa di riuscirci perché il poeta-regista, del quale si è invaghita e dal quale pensa possa essere colmata la sua attesa, non sembra accorgersi per motivi che a lei sfuggono. Lavoreranno insieme ma niente succederà e moriranno entrambi senza che si possa dire di un loro rapporto. Un altro esempio di donna sconfitta nelle aspettative si aggiunge ai tanti rappresentati dalla Maraini nelle sue opere, un altro grave caso femminile la scrittrice propone, un caso dove nessuno pensava ci fosse posto per la sofferenza. Il successo, la gloria di una donna divenuta famosa, di un personaggio, non sembrerebbero causa di vuoti ed, invece, anche un personaggio può mancare di qualcosa, di quanto la sua genialità, così nota e capace in pubblico, avrebbe bisogno nel privato, di affetto cioè, di amore. Qui può rimanere incompleta nonostante il suo impegno, le sue ricerche. Alle sconfitte più chiare, più evidenti di tante sue donne la Maraini aggiunge ora questa più silenziosa, più segreta quasi a conclusione di un processo partito da lontano. |
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