|
|
Tra essere e vivere di Antonio Stanca
L’opera appare come un documento vero, una registrazione autentica di quanto accade ai margini dell’attuale società civile, di quanta povertà, miseria esiste nel mondo e determina particolari modi di vivere, primo tra tutti la prostituzione. L’espressione è diretta, immediata, le immagini concrete: si ha l’impressione che l’autore abbia assistito a quanto scrive e voglia riportarlo senza alcun’altra finalità. Ma non è solo questo l’intento del Mastroianni ché altro egli vuol dire tramite i suoi personaggi: li vuole veri non soltanto nel corpo ma anche nell’anima, non solo nelle azioni ma anche nei pensieri. E così il discorso si solleva, supera quella rappresentazione di degrado umano e sociale che sembrava il suo unico scopo. Le persone presentate, soprattutto donne, come finite, vinte dal destino, dalla vita sono pur capaci di pensare ad un altro destino, ad un’altra vita. Esse non si sono arrese a quel che fanno, non lo hanno accettato in maniera definitiva, lo considerano una necessità che non impedisce di aspirare ad un’altra condizione, ad un altro modo, tra altra gente, in altri luoghi, “altrove”. Da qui il titolo del libro e l’impegno dell’autore a mostrare come anche nel buio dell’esistenza ci siano pensieri chiari, luminosi, come nell’oscurità si cerchi la luce. I suoi uomini, le sue donne, annullate, perse tra le strade del mondo, tra le periferie di grossi centri urbani, vogliono venirne fuori. La loro coscienza non accetta quel che per loro avviene, non si è rassegnata, ha una sua vita, pur tra tanta rovina è ancora salva, il loro essere non è ancora diventato il loro vivere. E’ una prova di quanto i valori umani possano resistere, di come possano sopravvivere alla disperazione, al dramma. E’ un messaggio altamente significativo quello contenuto dal libro e maggiore e migliore sarebbe riuscito nei suoi effetti se fosse stato corrisposto da una forma espressiva più attenta, più studiata. |
La pagina
- Educazione&Scuola©