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Tra
vita e storia di Antonio Stanca Recentemente è stato pubblicato il breve volume “Una vita irregolare” (ed. Capone) del taurisanese Gigi Montonato, docente di Materie letterarie, giornalista, pubblicista ed autore, negli anni passati, di altre opere d’impegno politico, sociale, culturale. E’ anche opinionista di “Nuovo Quotidiano di Puglia” e “Voce del Sud” nonché direttore di “Brogliaccio salentino”. In “Una vita irregolare” il Montonato s’impegna a chiarire le circostanze, i motivi che hanno reso la sua vita “irregolare”, diversa, cioè, contraria al sistema di convenzioni, compromessi, falsità, ipocrisie, sul quale poggia l’ambiente privato e pubblico soprattutto dei tempi moderni. Egli si ritiene un “anticonformista”, un “anticonvenzionale” perché, dice, è stato educato in casa a considerare importanti, quasi sacri, i principi della verità, della giustizia, della coerenza, della lealtà, i valori dello spirito, del sentimento, dell’idea, ne ha avuto conferma a scuola negli anni dell’adolescenza e, quindi, s’è trovato formato in un modo al quale non avrebbe più rinunciato poiché divenuto il suo abituale, distintivo. Dichiara, inoltre, di aver sofferto e soffrire ancora per questo, di aver dovuto sopportare, in passato, rifiuti ed esclusioni e, nel presente, incomprensioni e giudizi negativi. Tra questi il più ricorrente si riferisce alla sua posizione politica, il fascismo, che se per lui ha rappresentato un approdo obbligato per gli altri è un errore dal momento che “fascista” è considerata ormai una persona fuori del tempo, superata, inutile. Fino alla fine de “Una vita irregolare” l’autore s’impegna a dimostrare le sue convinzioni e la sua volontà di seguirle e difenderle in un ambiente divenuto sempre più ostile, si dichiara disposto ad accogliere e sopportare tutte le conseguenze che ancora potrebbero derivargli dal suo essere “fascista” giacché non solo una fede politica ma anche e soprattutto una scelta morale significa questo per lui. Non esita, infatti, il Montonato a porsi in posizione polemica anche riguardo ad eventi, episodi, personaggi, opere della nostra recente storia fascista perché, appunto, il bisogno di verità supera in lui ogni altro, i richiami della coscienza, le ragioni dell’anima non possono essere soffocate. “Un intellettuale libero” da pregiudizi e asservimenti egli si ritiene e da qui mosso nel suo lavoro di autore, nella sua scrittura. Se tanto basta a farlo ritenere “fascista” ed a farglielo pesare come una condanna non esiterà a sopportare anche questo. Intanto, nel libro, la sua storia privata, personale risulta collegata con quella pubblica, sociale soprattutto dell’Italia più prossima, con opere di autori dai più antichi ai più moderni ed ovunque il Montonato cerca motivi di spiegazione, giustificazione, esemplificazione del suo “fascismo”. L’operazione risulta interessante anche perché condotta in uno stile agile, svelto, che procede rapido tra innumerevoli passaggi di tempo e luogo. Il lettore si sente subito coinvolto in uno scritto che gli permette di sapere con facilità ed immediatezza quanto è successo in Italia dai primi del ‘900 ad oggi. Procede bene il Montonato: per dire di sé si riferisce agli altri, alla vita, alla storia, alla cultura vicine e lontane. E’ un’opera che in continuazione passa dal diario al documento, senza soste si sposta dalla condizione individuale alla collettiva, dall’esperienza propria a quella di tutti, dalla propria cultura a quella di tanti. Autobiografia, storia, cultura, polemica: sono i motivi del libro, quelli che ne fanno un’opera singolare, nuova ma anche incompleta ché rammaricati si rimane, una volta finita la lettura, di non aver visto tanti elementi trasformati nella trama di un romanzo! |
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