Il tempo
di una relazione
di Antonio Stanca
Nel
breve volume “Comi – Evola” (Un rapporto ai margini del fascismo), edito
da Congedo, Galatina (Le), Gigi Montonato, docente di Letteratura
italiana e Storia presso il Liceo Scientifico di Casarano(Le),
pubblicista e da anni direttore del mensile di cultura e costume
“Presenza taurisanese”, ripercorre le diverse fasi della vita del poeta
salentino Girolamo Comi (Casamassella, Lecce, 1890- Lucugnano, Lecce,
1968) con l’intenzione di chiarire alcuni dubbi ancora rimasti
nell’interpretazione della sua figura. Egli passa dal periodo
svizzero-francese a quello romano e al definitivo lucugnanese corredando
il percorso d’ innumerevoli citazioni e continui riferimenti a quel che
finora è stato acquisito circa il Comi per opera di studiosi soprattutto
salentini e aggiungendo a tanto materiale quanto ancora gli sembra che
manchi. La più grave mancanza della critica comiana è indicata dal
Montonato nell’omessa valutazione del rapporto tra Comi e Giulio Evola
(Roma 1898-1976), della loro frequentazione e collaborazione a Roma
negli anni 1920-’30, del carteggio tra i due. Per lo studioso a rendere
così persistente l’atteggiamento dei critici sarebbero stati motivi di
pudore giacché poteva risultare scandaloso ammettere che un poeta volto
alla purezza dello spirito era stato amico e collaboratore di un
filosofo tenebroso, accusato di magismo, occultismo, spiritismo e
processato nel 1951 come “ispiratore del terrorismo nero”. Ma, pur se
ignorate o negate, la vicinanza e la relazione ci furono: Comi pubblicò
suoi componimenti poetici su riviste fondate e dirette da Evola, prese
parte, insieme a lui e a suo favore, a polemiche culturali negli anni
del fascismo, conobbe intellettuali, scrittori, poeti del gruppo romano,
del quale Evola era l’animatore, fu influenzato da essi, era barone come
Evola ed entrambi cercarono di tenere il silenzio sulla loro vita
privata e furono attratti da quanto, nella storia e nella cultura,
succedeva fuori d’Italia. Comi s’interessò alle sorti di Evola quando
cadde in disgrazia e nonostante si fosse allontanato dal gruppo. Non può
avvenire tanto tra due persone senza che ci sia affinità nel loro
sentire. Il Montonato è sempre attento, nel libro, ad evidenziare come
Comi vivesse l’esperienza del gruppo evoliano da poeta, come cercasse
nei versi di allora l’”assoluto poetico”, l’unità ed eternità dello
spirito mentre la posizione di Evola era filosofica e teorizzava l’”uomo
assoluto”, superiore alla dimensione quotidiana e impegnato a realizzare
in sé, nella storia, l’ideale di perfezione che lo avrebbe reso simile a
Dio. Artista il Comi, pensatore l’Evola: due proiezioni diverse di
un’unica condizione morale, quella di chi si sente distinto,
aristocratico nello spirito, dispregia la materia in ogni
manifestazione, è alla ricerca di ciò che possa appagare la sua sete
d’immenso, infinito, eterno, il suo ideale di valori assoluti e per
questo si destina ad uno stato di perenne inquietudine e tensione.
Quello rilevabile in entrambi gli autori ed in particolare nel Comi di
ogni opera, di ogni fase della vita compresa l’ultima, posteriore alla
conversione avvenuta “intorno al 1933”, quando era ormai lontano da
Evola. Neanche il Comi cattolico, religioso, pensa il Montonato a
differenza di tanti critici, si può dire pervenuto alla serenità,
all’equilibrio interiore perché il suo Dio sembra avere valore estetico
più che spirituale, può essere, cioè, identificato con quell’assoluto
sempre perseguito e ridotto ad una realizzazione non ancora raggiunta.
Questa del Comi instabile, agitato, “incollocabile”,
che trova nel sodalizio con Evola uno dei momenti di maggiore
rispondenza per la sua indole, formazione e produzione, è la figura
proposta dal Montonato nel saggio: essa non modifica quella delineatasi
in seguito ai tanti contributi di studiosi precedenti ma le si unisce
con il solo proposito di renderla più completa, più vera, più autentica
e con l’entusiasmo di aver scoperto che è possibile farlo. Inoltre il
viaggio compiuto dal Montonato nei tempi e negli ambienti del poeta
lucugnanese offre al lettore la possibilità di ricostruire più di mezzo
secolo della nostra storia civile e culturale tramite la rivelazione di
particolari generalmente omessi dai testi ufficiali. Il linguaggio
chiaro e lo stile scorrevole fanno vivere da vicino quanto letto, cioè
l’atmosfera che circolava in Italia, in particolare a Roma, prima della
seconda guerra mondiale, il difficile rapporto tra intellettuali e
fascismo, tra ermetismo e fascismo, il momento del Concordato, gli anni
del conflitto e i suoi riflessi in patria, il dopoguerra e la crisi
della feudalità meridionale, la parabola discendente della nostra poesia
a partire dal secondo ‘800, lo svantaggio dei poeti meridionali dei
nostri giorni rispetto ai settentrionali, l’interesse per questi da
parte delle grosse case editrici e la conseguente loro unica presenza a
scuola tramite i libri di testo da esse stampati, l’Italia culturalmente
e artisticamente divisa tra Nord e Sud: di tutto questo dice Montonato
seguendo il suo Comi. |