Moravia e la letteratura oggi
di Antonio Stanca
Si
è discusso, recentemente, tra studiosi, critici e scrittori d'Italia
circa i motivi che sarebbero concorsi a far cadere nell'oblio la figura
di Alberto Moravia ( Roma 1907- 1990) dopo soli pochi anni dalla morte.
Nel dibattito sono intervenuti Alberto Arbasino, Carmen Llera Moravia,
Enzo Siciliano, Dacia Maraini, Aldo Busi, Giorgio Bocca, Angelo
Guglielmi, Cesare Garboli e sono emerse molte opinioni: chi ha fatto
risalire le cause del fenomeno al genere della narrativa moraviana
giudicato piuttosto "libertino" e per questo respinto in blocco, chi
alla figura dell'autore ritenuta di tipo "presenzialista" e destinata a
finire insieme alla sua vita, chi ha distinto tra lo scrittore e l'uomo,
l'intellettuale e il personaggio e li ha considerati diversi nei loro
destini.
Ognuna di tali spiegazioni ha la sua parte di verità in un problema che
non è di facile soluzione se si tiene conto che, oltre ai chiarimenti
cercati nell'opera, nell'autore o nell'uomo, altri e più ampi dovrebbero
essere addotti per illustrare il fenomeno.
La prima riflessione che esso suscita è quella di un confronto tra
passato e presente: mentre fino al secolo scorso e gli inizi di questo
un artista o in genere un autore diveniva noto, famoso solo dopo la
morte ora questa fa sì che lo si dimentichi. In verità prima la morte di
un autore muoveva gli ambienti culturali a scoprire la sua opera e
divulgarla visto che fino ad allora di essa si erano avute solo poche
notizie e a volte confuse. Mancavano organi di stampa, mezzi di
comunicazione diffusi e avidi di particolarità e novità quali quelli
attuali e quanto riguardava la vita e l'opera di un artista circolava
solo in ambito tanto ristretto che la sua morte finiva col rappresentare
una delle notizie più importanti ed un motivo d'interesse. Ma va anche
rilevato che era l'artista a scegliere di vivere lontano dai clamori del
mondo ed a contatto solo con la propria opera, che rappresentava gli
ideali ai quali tutto andava sacrificato, anche i rapporti con
l'esterno. Vigevano, poi, criteri di valutazione così rigidi da non far
ritenere arte qualunque espressione letteraria o teatrale o figurativa o
musicale e da restringere il campo a poche figure.
Tale contesto oggi è venuto meno. L'ultima grande stagione in cui
l'artista è vissuto ed ha operato lontano dagli altri e dal mondo si è
verificata tra la fine dell' '800 ed i primi del '900 con gli autori
detti decadenti. Nelle loro opere è ancora possibile riscontrare i modi
e i contenuti di ciò che tradizionalmente si è inteso per arte: ricerca
ed espressione di valori ideali, trascendenti, assoluti; superamento
della realtà quotidiana, contingente; divisione tra materia e spirito.
Gli artisti decadenti riconfermano in maniera a volte esasperata, la
frattura tra vita ed arte, realtà e idea e la impersonano al punto da
sacrificare ogni materia, compresa quella del proprio corpo, allo
spirito artistico dal quale si sentono animati. Per l'arte si muore!
In seguito, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, l'arte si è
avviata ad assumere l'aspetto di ogni altra manifestazione umana, ha
perso quelle qualità particolari che la contrassegnavano insieme al suo
autore e ne facevano un evento ed un uomo insoliti, rari, eccezionali
oltre che misteriosi, leggendari. In una società, in una vita, in un
ambiente divenuti sempre più sovraccarichi d' interessi e finalità
poiché sempre più aperti verso i molti, le masse, il posto per
l'eccezione è mancato e questa per poter continuare ad esistere è stata
costretta ad adeguarsi, a seguire tendenze, correnti non proprie fino a
confondersi con esse e vivere come esse. Spesso succede oggi che
l'artista sia un personaggio pubblico e che si serva dei diffusissimi
mezzi di comunicazione per mostrarsi insieme alla sua opera, che non è
più animata da idealità diverse dal comune perché sempre più disposta ad
assecondare le richieste di un pubblico quanto mai eterogeneo. Un'
opera, un'arte che, come ogni altra manifestazione del moderno vivere,
si nutre di realtà, di contingenza e che, perciò, ha accettato di
modificarsi, cambiare, rinnovarsi pur in seno alla produzione di uno
stesso autore. Inoltre la caduta dei vecchi canoni di valutazione non
solo ha fatto sì che un autore si sentisse libero da ogni osservanza di
contenuto e forma ma ha anche promosso una strana proliferazione: ci
sono oggi molti autori ed infinite opere. Tra questi e queste ci saranno
pure l'artista e l'opera d'arte, quelli che, come nel passato, si
scopriranno dopo la morte poiché rimasti in silenzio per tutta la vita.
Ma saranno casi sempre più rari giacché la suddetta situazione richiede
che un autore s'immerga nella vita, attinga da questa e si proponga come
uno dei suoi elementi.
Un'opera limitata a vicende, temi, problemi determinati, un autore teso
ad essere più un personaggio che un uomo di pensiero, una vita legata
all'opera non nel senso d'immolarsi alle sue esigenze bensì in quello di
rappresentarne il sostegno, garantirne il valore ed impegnarsi per la
diffusione.
Se prima si moriva per l'arte oggi si vive dell'arte!
Questa sembra essere divenuta un'attività come le altre, un mestiere, e
il suo un prodotto di consumo costretto a seguire la relativa dinamica,
nelle cui richieste rientrano le frequenti apparizioni dell'artista, le
anticipazioni sull' opera, le dichiarazioni alla stampa.
Moravia, più di tutti, ha fatto questo: ha cercato sempre, per oltre
cinquant' anni, di essere un protagonista se non il protagonista della
nostra vita culturale e artistica e per questo è giunto a comporre opere
molto mediocri, a diffonderle servendosi di ogni mezzo di comunicazione,
a comparire spesso su giornali, riviste e in luoghi di pubblico accesso,
a far parlare della sua vita privata, a mostrarsi ad ogni occasione
quale interprete, commentatore, giudice dell'evento.
Ha voluto troppo dall'esterno, si è legato eccessivamente al mondo, ai
suoi momenti, aspetti, fenomeni e nelle sue opere ha creduto di tradurli
in motivi d'arte senza accorgersi che erano ben definiti elementi di
vita e di cultura e che, come tali, sarebbero finiti con il loro
traduttore. |