Ancora l’uomo
di Antonio Stanca
Scritta
negli anni ’90-’91, pubblicata la prima volta nel ’92 nelle edizioni del
“Girasole” ed ora ristampata da Sellerio è “L’erranza” (Memorie in forma
di lettere), un’opera dello storico della letteratura e critico
letterario Carlo Muscetta. Questi, nato ad Avellino nel 1912 e morto ad
Acitrezza nel 2004, la scrisse quando era quasi ottantenne. E’
un’autobiografia che l’autore traccia riportando fedelmente quaranta
lettere da lui inviate nel corso della sua vita a familiari, amici,
politici, intellettuali, artisti e loro discendenti. In esse il Muscetta
compare da quando era bambino, ragazzo, giovane studente a quando, dal
1963 al 1983, era stato docente universitario a Catania e poi a Roma e
dopo. Ricordi contengono le lettere, ricordi di una vita che ha percorso
per intero il secolo scorso, le sue vicende politiche, sociali,
culturali, letterarie, artistiche, editoriali, delle quali il Muscetta,
insieme ad altri, è stato protagonista. A questi sono indirizzate, molti
ambienti, aspetti della vita privata e pubblica del tempo esse fanno
conoscere tramite quanto il Muscetta comunica, chiede ai suoi
destinatari, quanto con essi programma, tramite gli avvenimenti, i
problemi dei quali riferisce.
Passato dal crocianesimo all’azionismo e poi al
marxismo Muscetta ha fatto della sua vita la sua cultura e come essa
l’ha accesa, l’ha confrontata in continuazione. La sua critica
letteraria è stata una “letteratura militante”, il suo metodo d’indagine
uno “storicismo integrale”. Queste le direzioni seguite dallo studioso
in opere divenute note quali “Letteratura militante” (1953), “Realismo e
controrealismo” (1958), “Cultura e poesia di G. G. Belli” (1961),
“Realismo, neorealismo e controrealismo” (1976), “Studi sul De Sanctis e
altri scritti di storia della critica” (1980). Del De Sanctis Muscetta
ha curato l’edizione completa delle “Opere” in ventidue volumi
(1951-1993), per Einaudi ha diretto il “Parnaso italiano” in undici
volumi (1954-1969), per Laterza “La letteratura italiana. Storia e
testi” in venti tomi (1970-1980). E’ autore anche di versi e prose, ha
collaborato con giornali e riviste di carattere politico e culturale, di
alcune ha partecipato alla fondazione o ha promosso la diffusione.
Accanto allo storico, al critico c’è il Muscetta
poeta, scrittore ed ancora il giornalista, il saggista, l’editore:
diverse sono state le forme che la sua scrittura ha assunto poiché
diverse sono state le circostanze, le situazioni, le vicende che l’hanno
richiesta. Non è rimasta essa limitata nell’ambito accademico ma è
intervenuta nel privato, nel pubblico, nel sociale, ha seguito il suo
autore, le sue esperienze, le sue idee, la sua indole polemica, la sua
volontà di dire, fare anche per gli altri, per la gente ché da essa non
si sentì mai separato. “Accademico di nulla accademia” si definiva e a
fare della cultura un mezzo per tutti utile, a procurare ad essa una
dimensione estesa s’impegnava. E in un periodo tra i più movimentati per
l’Italia, quello tra le due guerre mondiali, il secondo dopoguerra e i
tempi moderni. La storia italiana del ventesimo secolo ha vissuto
Muscetta ed oltre ai problemi di essa s’è posto anche il suo
d’intellettuale divenuto comunista perché convinto di dover estendere il
proprio pensiero pur incontrando difficoltà, di dover difendere quei
valori dell’anima, dello spirito, quei principi morali che gli
provenivano dalla concezione umanistica alla quale si era formato ed era
rimasto sempre legato. Da qui muoveva il suo impegno politico e
culturale, la sua volontà di aderire al sociale, di operare per
un’Italia confusa tra le trasformazioni, i capovolgimenti di allora. Tra
questi egli “ha errato” come studioso e come politico per richiamare,
spesso in tono polemico, ai più autentici valori umani qualunque fossero
i luoghi, i momenti della sua vita. Sono stati molti, molte le persone
che ha conosciuto dalle più illustri alle più umili, molto il lavoro
svolto per sé, con gli altri e per gli altri, molte le polemiche, molto
il tempo trascorso e di tutto questo “L’erranza” vuole essere una
testimonianza, un documento. Leggendo le lettere si ha la possibilità di
conoscere da vicino, di sentire familiari ambienti, personaggi finora
rimasti lontani e che sono stati determinanti per la nazione italiana,
la sua società, la sua cultura, la sua storia. Palmiro Togliatti,
Alessandro Pertini, Benedetto Croce, Walter Binni, Alberto Asor Rosa,
Luigi Russo, Carlo Salinari, Cesare Pavese, Eugenio Montale, Umberto
Saba, Alfonso Gatto, Carlo Levi, gli editori Einaudi, Laterza,
Feltrinelli, per dire solo dei più noti, sono stati direttamente
conosciuti da Carlo Muscetta, hanno avuto rapporti con lui e tramite le
sue lettere appaiono nella loro dimensione quotidiana, nella loro vita
tra gli altri. Questo effetto di scoperta deriva dal libro del Muscetta
ed accresciuto risulta quando si sa come egli tra tante altezze si è
mosso in nome proprio, s’è liberato presto dalla loro influenza ed ha
acquisito una figura autonoma, quella che gli derivava da un umanesimo
sempre perseguito e al quale tutto, il suo lavoro di studioso, il suo
pensiero politico, la sua attività nel sociale, va riportato.
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