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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Angela Nanetti, autrice di “ Mio nonno era un ciliegio” e Mistral” nell’Istituto Comprensivo di Bella.

Nel corso degli incontri del mese di aprile 2010 con gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Bella, la scrittrice Angela Nanetti ha risposto alle domande dei suoi lettori.

Le è stato chiesto : Cos’è per lei la felicità, il dolore..?

 “La felicità è frutto di relazioni non di cose che si accumulano. I ricordi dipendono dai legami che siamo riusciti  a tessere. Se i legami sono forti lo saranno allo stesso modo i ricordi.

La perdita è dolore che fa crescere e nasce non solo dalla scomparsa di persone, ma anche di animali. Ho cresciuto un setter “ Ulisse” e quando è morto ho pianto molto. I bambini che vengono dall’Africa e frequentano le nostre scuole soffrono la perdita delle loro case, dei loro parenti, della loro terra. Noi tutti, anche se non ce lo ricordiamo, abbiamo sofferto  la perdita del seno materno, il luogo della beatitudine, quando è iniziato lo svezzamento.

La perdita è dolore e i bambini soffrono grandi dolori. E’ giusto che il dolore si sfoghi, il dolore ha bisogno di pianto, di parole, perché i dolori muti,senza lacrime, sono i più pericolosi, fanno impazzire.

Anche le piante vivono e soffrono quando le incidiamo con il coltellino, se strappiamo i rami e le foglie per gioco. Pensiamo che non abbiano sensibilità. Noi occidentali guardiamo gli alberi solo con uno sguardo interessato per i frutti, la legna, nella cultura orientale l’albero è coltivato per la bellezza. Il mio libro “ Mio nonno era un ciliegio ha avuto grande successo in Giappone perche l’albero di ciliegio che racconto ha vita, respira, soffre e diventa il nonno di Tonino .In Giappone ci sono ciliegi che vengono coltivati solo per i loro fiori e c’è una festa durante la quale si chiudono le scuole per andare ad ammirare la bellezza dei  giardini di ciliegio in fiore.”

E poi: “ I premi per lei sono importanti …?   

“ No sono per me fonte di preoccupazione, di stress. Ho vinto il mio premio più importante in Germania, alla Fiera del Libro di Francoforte. Ricordo che  era preoccupata, non sapevo come comportarmi, cosa dire…A me piace scrivere.. finita la fatica di scrivere, che può durare anche tre, quattro anni,  i libri sono una faticosa gestazione…il libro, una volta pubblicato, non mi appartiene più, è dei lettori… leggetelo, rifiutatelo.. divoratelo…i libri che si amano vanno digeriti.

 In fondo non mi interessa incontrare i miei lettori.

Subito dopo un’altra domanda “ Le piace mangiare?...quali sono i suoi piatti preferiti..?

Da sempre non mangio molto, anche da piccola ero inappetente e mi ricordo che mio padre, come il nonno del libro, mi preparava lo zabaione perché l’uovo crudo mi faceva vomitare. Ricordo il profumo del marsala che mio padre aggiungeva al rosso sbattuto con lo zucchero.

Una madre presente all’incontro chiede “ Perché la mamma di Tonino è così nervosa, le somiglia per caso?

“ La mamma di Tonino non era soddisfatta di sé, della sua vita. Per questo il suo matrimonio era in crisi e il papà di Tonino non viveva più in casa con loro. Forse faceva troppe cose, spesso i grandi fanno troppe cose per tante ragioni, forse, perché non stanno bene con loro stessi non sanno stare nemmeno con gli altri.

 La separazione a volte serve, aiuta a ritrovare se stessi e il senso della vita di coppia, come avviene nel libro perché, in campagna, quando la famiglia si trasferisce e i ritmi della vita diventano più lenti i due si ritrovano e nasce un’altra bambina Corinna. Anche i miei figli, da piccoli hanno forse pagato  per le mie ambizioni di scrittrice. Ero mamma, insegnante e scrittrice che andava in giro per l’Italia perché molti la chiamavano per il grande successo prima di “ Mio nonno era un ciliegio e poi di “ Le memorie di Adalberto”

Subito dopo una docente le chiede “ Quando ha finito di scrivere un libro come si accorge se è riuscita a dire tutto quello che voleva ?

“ Ho un’amica che mi fa da lettrice,si chiama Maria. Di Lei mi fido perché è stata la prima lettrice  di “ Mio nonno era un ciliegio”, il mio primo libro. Subito dopo averlo letto mi ha detto “ E’ bellissimo” ed ha avuto ragione. Ho bisogno di uno sguardo che mi giudichi, a Lei sempre chiedo di dirmi non quello che va bene, ma i difetti di quello che scrivo. Quando scrivo mi chiedo sempre se piacerà ai mie lettori.”

Il mattino dopo Angela Nanetti è il giudice  di gara della Terza Edizione del Torneo di Lettura fra undici scuole in  rete delle provincie di Potenza e Matera.

 Le classi finaliste sono del  Liceo Scientifico di Muro Lucano,dell’l’Istituto Professionale  di Pescopagano, dell’Istituto Tecnico “Nitti” di Potenza e del Liceo Pedagogico di Stigliano.

La gara è appassionante: i ragazzi hanno letto “Mistral”, il libro  di Angela Nanetti edito dalla Giunti che la scrittrice ha presentato in marzo alla Fiera del Libro  di Bologna  e ne conoscono profondamente ogni pagina. Rispondono alle prime nove domande ed è poi necessario fare uno spareggio con tre domande di riserva tra i ragazzi di Stigliano e Muro Lucano. I giovani conoscono Mistral, l’adolescente che ama profondamente Cloe, la ragazza inglese che improvvisamente è apparsa sull’isola dove il ragazzo vive e che a il giovane aspetta per quattro anni. Vibrano per le paure,le gioie, i litigi  dei due protagonisti che cercano di dare un senso alla loro vita.

Finita la gara è il momento delle domande.

 La scrittrice si complimenta con i ragazzi, i professori e Mario Priore, il responsabile della bibliomediateca “ Annibale Malanga” dell’Istituto Comprensivo di Bella che ha organizzato il Torneo. Racconta che è la prima volta che,dopo tanti anni in giro per l’Italia e l’Europa, è incontra insieme ragazzi che provengono da scuole diverse. Sottolinea che il suo protagonista si chiama “Mistràl” alla francese perché “ sono riuscita a scrivere il romanzo da una traccia che aveva in me da quattro anni solo quando, ai primi di ottobre di due anni fa, sono approdata su  un’isola della Corsica.Invece l’isola bianca del romanzo è Panarea. Conoscevo molte isole, faccio le vacanze alle Eolie, mi piace guidare la canoa nel mare di Pescara dove vivo. Amo il mare ma non riuscivo  a scrivere la storia che avevo dentro.

 Ho potuto farlo quando sono andata in Corsica, quella era la mia isola, perchè  è  ancora selvaggia,  con burrasche improvvise,sentieri tra le rocce e vegetazione battuta dal maestrale,  che soffia da nord-ovest. Vivendo per una dieci di giorni lì  ho costruito dentro la mia isola,perché niente si costruisce dal niente.

Un ragazzo le chiede “ Come nascono i suoi romanzi?

Mi sono formata scrivendo. Quando ho cominciato  a scrivere non esistevano  scuole di scrittura creativa, quelle che vanno tanto di moda oggi  e che sono utili solo se si ha qualcosa da dire.

 Scrivere per me  è mettere insieme dei fatti. Costruisco la storia prima dentro. Di scritto butto giù solo una traccia.  Mistral  è nato perché avevo deciso di raccontare  un amore tra  adolescenti, l’amore nel momento della crescita e in tre età della vita, l’amore separato da lunghe attese, perché le attese sono importanti, fanno crescere.

 Più tardi  ho pensato all’isola.

E’ questo per me il fascino della scrittura; costruisco dentro i luoghi, i personaggi,le situazioni. Ho tutto dentro per tutto il tempo necessario.

Scrivere storie è  come avvolgere un gomitolo. Se è pronta la storia dentro, la scrittura genera il racconto.Se  non sono riuscita a costruirla bene dentro non ho  blocchi nella scrittura e sono capace di andare avanti fino a quando la storia si conclude.

 I miei romanzi non sono mai autobiografici. Non amo parlare di me anche se nelle mie storie ci sono io, i miei odori,colori,sapori, la mia relazione con la natura.

Per parlare in Mistral della barca di Cloe mi sono fatta aiutare da un amico al quale ho poi dedicato il libro. Da lui ho imparato i nomi delle parti della barca, come si chiamano manovre per guidarla.

Quando scrivo sono  in tutti i personaggi, sono, in questo caso,  in Mistral e nella madre, nelle due nonne, così diverse tra loro , e in Corrusco, il padre del protagonista.

Scelgo personaggi maschili perché  così mi separo da me ed entro in una nuova dimensione.”

Una ragazza le chiede la funzione della musica e delle canzoni che sono così importanti in “Mistral”

“ Ho scelto gli anni 70 per la mia storia  quando il turismo di massa  non aveva ancora scoperto le piccole isole italiane, quando c’erano ancora i sentieri e le case erano piccole e bianche. Avevo bisogno di un mondo da scoprire perché l’adolescenza è un’avventura da vivere, una scogliera,  un tuffo nell’acqua, la vittoria sulla paura….

Ragazzi cercate di essere autentici non sinceri.

Mi sono sforzata di scrivere personaggi credibili, non legati al presente perché il quotidiano passa in fretta. Ho voluto raccontare cose autentiche che spero che non passino. Vorrei che tra dieci anni, come accade con “ Mio nonno era un ciliegio”, che  è stato pubblicato nel 1998 e viene ristampato perché ha qualcosa da dire ai ragazzi del 2010, possa essere così anche per “ Mistral”, perché racconto emozioni,paure, legami.

 Sono felice quando, come è avvenuto l’altro giorno in una scuola, una ragazza mi ha detto “ Grazie per quello che ho letto, lì mi sono ritrovata..”.

Io mi sfido su questo.

Con Mistral ho voluto raccontare una relazione vera perché ho l’impressione che i giovani hanno paura delle loro emozioni, temono di soffrire e far soffrire e si immergono in un mondo virtuale perché è più facile fare sesso e andare su you-tube, piuttosto che parlare guardandosi negli occhi.

 Ho voluto raccontare l’attesa perché oggi l’attesa non c’è più. Vogliamo tutto e subito. Sono convinta che senza attesa non c’è vita.

Cloe sceglie di fare l’amore per la prima volta proprio con Mistral. Lo aveva deciso dalla prima volta che lo aveva visto , ma ha voluto aspettare quattro anni  prima di farlo.

E Mistral ha saputo aspettare.

Vi lascio con queste riflessioni. e vi ringrazio.

 Dentro Mistral ci sono io.”

Bella 24 aprile 2010.

Mario Coviello


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