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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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L’Europa di Spinelli

di Antonio Stanca

A Luglio del 2007, per i tipi della Società editrice il Mulino, è comparso il breve volume “Altiero Spinelli e l’Europa” di Giorgio Napolitano, Presidente della Repubblica. E’ uno dei lavori più recenti di Napolitano nel quale, come nei suoi libri e saggi, ritornano quella chiarezza espositiva e quello spirito di partecipazione che li distinguono. In esso, dopo la premessa di Giorgio Ruffolo, risultano raccolti  interventi del Presidente avvenuti in circostanze particolari, ricorrenze, convegni, ed alcuni scritti sempre relativi alla figura di Altiero Spinelli, uomo politico romano vissuto dal 1907 al 1986 ed impegnato fin da giovanissimo nella lotta contro il fascismo ed ogni forma di autoritarismo in nome dei valori umani, democratici,  sociali. Spinelli è stato un personaggio di rilievo nella sinistra italiana e da lui Napolitano, pure di sinistra e più giovane, dice, nel libro, di aver imparato molto e per lui esprime quasi continuamente la sua ammirazione. Già prima dei vent’anni Spinelli aveva cominciato a lavorare nelle file del Partito comunista italiano, col quale giungerà a dissensi, e soprattutto aveva concepito l’idea di un’Europa unita. Questa risulterà la sua maggiore aspirazione, per essa s’impegnerà tutta la vita fino a sentirla come una missione. Avversato dal fascismo Spinelli nel 1927 viene arrestato insieme ad altri attivisti di sinistra, sarà messo in carcere ed infine mandato al confino nell’isola di Ventotene. Solo nel 1943, dopo sedici anni, sarà liberato e potrà proseguire meglio in quell’impegno che nemmeno il carcere ed il confino erano riusciti a fermare. Qui, infatti, aveva continuato a studiare filosofia e politica, aveva conosciuto intellettuali e politici della sua stessa tendenza, aveva discusso con loro, si era confrontato con la loro posizione, aveva maturato, perfezionato la sua visione, era pervenuto a concepimenti più chiari, più precisi circa quella prima idea di Europa unita. Quando ancora è al confino, nel 1941, redige insieme ad Ernesto Rossi il “Manifesto per un’Europa Libera e Unita”, più noto come “Manifesto di Ventotene”. Una volta libero, 1943, partecipa direttamente alla Resistenza e si dedica senza interruzione e senza risparmio di energie alla realizzazione del suo progetto. Incontra collaboratori ma anche avversari, si muove per l’Europa tra intellettuali, politici, capi di Stato, viene accolto ma pure respinto ed infine giunge a veder formato il Parlamento europeo dopo altri organismi unitari sorti tra gli stati d’Europa. Spinelli sarà membro del Parlamento europeo (1976-1986) e presidente della Commissione istituzionale (1984) ma molto ancora, secondo lui, rimaneva da fare anche se non pochi erano stati gli ostacoli incontrati nel cammino finora compiuto. La morte nel 1986 avrebbe, però, interrotto tante aspirazioni e speranze.

La storia di un uomo si era trasformata in quella di un continente e Napolitano, nel libro, ne ripercorre le tappe soffermandosi su quelle che erano risultate decisive, evidenziando come alcuni punti del progetto di Spinelli, del “Manifesto di Ventotene”, fossero divenuti regole per l’attuale unione europea e soprattutto come Spinelli non avesse soltanto ipotizzato ma pure agito e in maniera instancabile. Mentre gli stati europei si scontravano e crudelmente durante la seconda guerra mondiale, Spinelli pensava ed operava perché fossero uniti, procedessero in pace, costituissero una forza alla pari di USA ed URSS e di fronte al Terzo Mondo che cominciava ad emergere con i suoi gravi contrasti, perseguissero la distensione nel mondo. Non solo di carattere economico, militare doveva essere l’unione voluta dallo Spinelli, sottolinea Napolitano, ma soprattutto politico, culturale. Doveva essere sentita, vissuta come un principio pari a quelli della libertà, della giustizia, dell’uguaglianza, come un valore morale, un elemento della coscienza individuale e collettiva, doveva entrare a far parte del pensiero di tutti. L’idea di un’Europa unita sarebbe dovuta essere assunta dai più larghi strati sociali, doveva diventare parte della loro istruzione, educazione, formazione. Un’operazione immensa quella perseguita dallo Spinelli perché coinvolgeva lo spirito d’intere, diverse popolazioni e Napolitano ritorna più volte su questo aspetto del progetto mostrando di condividerlo e di aver personalmente agito e di agire ancora in tal senso in ambito europeo. In Napolitano Spinelli ha trovato il continuatore  di una politica intesa come cultura, come idea da vivere e in nome della quale agire, l’erede di quella chiara, ferma convinzione che sola fa della politica una missione.


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