L’Europa di Spinelli
di Antonio Stanca
A
Luglio del 2007, per i tipi della Società editrice il Mulino, è comparso
il breve volume “Altiero Spinelli e l’Europa” di Giorgio Napolitano,
Presidente della Repubblica. E’ uno dei lavori più recenti di Napolitano
nel quale, come nei suoi libri e saggi, ritornano quella chiarezza
espositiva e quello spirito di partecipazione che li distinguono. In
esso, dopo la premessa di Giorgio Ruffolo, risultano raccolti
interventi del Presidente avvenuti in circostanze particolari,
ricorrenze, convegni, ed alcuni scritti sempre relativi alla figura di
Altiero Spinelli, uomo politico romano vissuto dal 1907 al 1986 ed
impegnato fin da giovanissimo nella lotta contro il fascismo ed ogni
forma di autoritarismo in nome dei valori umani, democratici, sociali.
Spinelli è stato un personaggio di rilievo nella sinistra italiana e da
lui Napolitano, pure di sinistra e più giovane, dice, nel libro, di aver
imparato molto e per lui esprime quasi continuamente la sua ammirazione.
Già prima dei vent’anni Spinelli aveva cominciato a lavorare nelle file
del Partito comunista italiano, col quale giungerà a dissensi, e
soprattutto aveva concepito l’idea di un’Europa unita. Questa risulterà
la sua maggiore aspirazione, per essa s’impegnerà tutta la vita fino a
sentirla come una missione. Avversato dal fascismo Spinelli nel 1927
viene arrestato insieme ad altri attivisti di sinistra, sarà messo in
carcere ed infine mandato al confino nell’isola di Ventotene. Solo nel
1943, dopo sedici anni, sarà liberato e potrà proseguire meglio in
quell’impegno che nemmeno il carcere ed il confino erano riusciti a
fermare. Qui, infatti, aveva continuato a studiare filosofia e politica,
aveva conosciuto intellettuali e politici della sua stessa tendenza,
aveva discusso con loro, si era confrontato con la loro posizione, aveva
maturato, perfezionato la sua visione, era pervenuto a concepimenti più
chiari, più precisi circa quella prima idea di Europa unita. Quando
ancora è al confino, nel 1941, redige insieme ad Ernesto Rossi il
“Manifesto per un’Europa Libera e Unita”, più noto come “Manifesto di
Ventotene”. Una volta libero, 1943, partecipa direttamente alla
Resistenza e si dedica senza interruzione e senza risparmio di energie
alla realizzazione del suo progetto. Incontra collaboratori ma anche
avversari, si muove per l’Europa tra intellettuali, politici, capi di
Stato, viene accolto ma pure respinto ed infine giunge a veder formato
il Parlamento europeo dopo altri organismi unitari sorti tra gli stati
d’Europa. Spinelli sarà membro del Parlamento europeo (1976-1986) e
presidente della Commissione istituzionale (1984) ma molto ancora,
secondo lui, rimaneva da fare anche se non pochi erano stati gli
ostacoli incontrati nel cammino finora compiuto. La morte nel 1986
avrebbe, però, interrotto tante aspirazioni e speranze.
La storia di un uomo si
era trasformata in quella di un continente e Napolitano, nel libro, ne
ripercorre le tappe soffermandosi su quelle che erano risultate
decisive, evidenziando come alcuni punti del progetto di Spinelli, del
“Manifesto di Ventotene”, fossero divenuti regole per l’attuale unione
europea e soprattutto come Spinelli non avesse soltanto ipotizzato ma
pure agito e in maniera instancabile. Mentre gli stati europei si
scontravano e crudelmente durante la seconda guerra mondiale, Spinelli
pensava ed operava perché fossero uniti, procedessero in pace,
costituissero una forza alla pari di USA ed URSS e di fronte al Terzo
Mondo che cominciava ad emergere con i suoi gravi contrasti,
perseguissero la distensione nel mondo. Non solo di carattere economico,
militare doveva essere l’unione voluta dallo Spinelli, sottolinea
Napolitano, ma soprattutto politico, culturale. Doveva essere sentita,
vissuta come un principio pari a quelli della libertà, della giustizia,
dell’uguaglianza, come un valore morale, un elemento della coscienza
individuale e collettiva, doveva entrare a far parte del pensiero di
tutti. L’idea di un’Europa unita sarebbe dovuta essere assunta dai più
larghi strati sociali, doveva diventare parte della loro istruzione,
educazione, formazione. Un’operazione immensa quella perseguita dallo
Spinelli perché coinvolgeva lo spirito d’intere, diverse popolazioni e
Napolitano ritorna più volte su questo aspetto del progetto mostrando di
condividerlo e di aver personalmente agito e di agire ancora in tal
senso in ambito europeo. In Napolitano Spinelli ha trovato il
continuatore di una politica intesa come cultura, come idea da vivere e
in nome della quale agire, l’erede di quella chiara, ferma convinzione
che sola fa della politica una missione. |