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Oltre
la storia
di Antonio Stanca
Ancora
una ristampa ad opera della Casa Editrice E/O di Roma nella serie
Tascabili che in questo periodo sta promuovendo. Si tratta del romanzo
dello scrittore e giornalista libanese Sélim Nassib,
L’amante palestinese. La
versione originale risale al 2004, la traduzione è di Gaia Panfili.
Nassib è nato a Beirut nel 1946, dal 1969 vive a Parigi ed è stato
corrispondente dal Medio Oriente per il quotidiano francese
“Libération”. Altre sue opere note sono il romanzo
Ti ho amata per la tua voce,
nel quale ricostruisce la vita della cantante araba Umm Kalthum, e la
raccolta di racconti Una sera
qualsiasi a Beirut. Maniera ricorrente nella narrativa del Nassib,
che già si distingue per il suo linguaggio rapido, essenziale, è quella
di muovere da una particolare circostanza storica, da un avvenimento
specifico dei suoi luoghi d’origine o altri del Medio Oriente e cercare
un significato più esteso, tendere ad una dimensione superiore. La vita,
la realtà che Nassib rappresenta servono a fargli ricavare un messaggio
che va oltre i loro confini, un collegamento con quella sfera ideale mai
smessa nella storia dell’uomo. Così ne
L’amante palestinese dove la
difficile storia d’amore tra la popolana ebrea Golda, bellissima e
sensuale, e l’aristocratico palestinese Albert, ricco e colto, vorrebbe
mostrare che la forza dei sentimenti, l’attrazione dei corpi, sono
sempre capaci di annullare ogni distanza e differenza, vincere ogni
ostacolo, sfidare ogni pericolo. La loro vicenda si colloca agli inizi
del ‘900 quando in una Palestina che ancora si trovava sotto il
protettorato inglese avvenivano continui, sanguinosi scontri tra ebrei
ed arabi. Gli inglesi non riuscivano ad evitarli, a contenerli né
riuscivano ad essere sempre neutrali come la situazione richiedeva. Si
viveva in uno stato di perenne tensione, sempre e ovunque ci poteva
essere motivo per uno scontro con morti e feriti. Gli ebrei volevano uno
stato proprio dove potersi stabilire in modo definitivo e porre fine
alla vita errabonda e alle angherie che per secoli avevano subito nei
paesi dove si erano rifugiati. Questo avverrà nel 1948 quando sarà
proclamato lo stato di Israele per intercessione dell’ONU e quando gli
inglesi avranno finito col loro mandato in Palestina. Prima del 1948,
però, ai tempi del romanzo, si trattava per gli ebrei solo di una vaga
aspirazione ed era ostacolata anche crudelmente dai palestinesi che non
concepivano la creazione di uno stato all’interno di un altro e non
tolleravano il massiccio rientro di ebrei in
terra palestinese che tale aspirazione aveva suscitato. Su questo sfondo si svolge la storia di Golda ed
Albert. Lei, pur sposata e con figli, è un’attivista del movimento
sionista che sostiene anche militarmente la formazione di uno stato per
gli ebrei. È a contatto con capi militari, con politici influenti, con
associazioni, prende parte a riunioni, a manifestazioni, si muove,
corre, unisce, separa, agisce. Non completa, tuttavia, si sente, non
soddisfatta della sua attività né della sua famiglia e questo la farà
cadere tra le braccia di Albert che, pur conducendo una vita diversa, è
anche lui insoddisfatto, scontento. Ognuno crederà di completarsi con
l’altro. Si sentiranno subito attratti, saranno i loro corpi a volersi
per primi, poi le loro anime e nessuno distinguerà tra senso e spirito,
nessuno si accorgerà di appartenere ad ambienti, a situazioni diverse,
di avere una propria famiglia e soprattutto di essere nemico dell’altro.
Che abbiano avuto una diversa formazione, che entrambi siano sposati e
con figli, che lei sia ebrea e lui palestinese, che tra i loro popoli vi
sia un odio, un’avversione tale da provocare continue azioni di
violenza, da farli stare sempre in guerra, non tratterrà i due amanti,
non ridurrà, non guasterà la condizione di felicità che hanno scoperto
stando insieme. «Entrambi hanno rinunciato a parlare di politica. Si
incontrano appena possono, nottetempo, in segreto, senza farsi domande.
Hanno rinunciato alle parole…L’attrazione che provano l’uno nei
confronti dell’altra è quasi morbosa…Non
c’è nessun altro noi all’infuori di noi». Questa felicità finirà ma
dopo aver mostrato che la loro era la vera vita poiché libera da
vincoli, obbediente solo ai bisogni di anime che erano diverse dalla
realtà, che volevano superarla. L’arte raggiunge Nassib muovendo dalla
storia poiché scopre in questa quello spirito, quell’idea che la
trascendono. I luoghi, le vicende, i personaggi sono per lo scrittore
gli elementi necessari per una simile trasposizione, per provare che
insieme a quella reale esiste una dimensione ideale, che ad essa si può
approdare senza grandi sforzi ma solo obbedendo a sé stessi, solo
ascoltando le voci che provengono da dentro. |
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