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Dietro le apparenze di Antonio Stanca
Cominciato a scrivere negli anni 1937-38, continuato ad intervalli irregolari fino al 1942, scoperto nel 2005, pubblicato in Francia nel 2007 presso Éditions Denoël ed ora in Italia presso Adelphi Edizioni nella traduzione di Alessandra Berello: è il romanzo “Il calore del sangue” di Irène Némirovsky, scrittrice francese, nata in Russia a Kiev nel 1903, figlia di un ricco banchiere ebreo, e morta ad Auschwitz nel 1942, vittima delle persecuzioni naziste. Al tempo della rivoluzione d’Ottobre, nel 1917, i Némirovsky avevano lasciato la Russia e si erano rifugiati in Svezia e Finlandia, nel 1918 si erano definitivamente stabiliti in Francia a Parigi, dove Irène aveva studiato, si era laureata in Lettere alla Sorbona e aveva fatto il suo esordio come scrittrice nel 1926. Aveva cominciato scrivendo novelle e al romanzo approderà nel 1929 con “David Golder” che sarà un successo al punto da farla diventare una figura di primo piano nei raffinati ambienti culturali della capitale francese, da muoverla verso altri e più frequenti lavori, da assicurarle la presenza su numerosi giornali. La novella, il racconto, il romanzo saranno i suoi generi preferiti e gli anni Venti, Trenta, quelli della sua maggiore fortuna letteraria. Si sposa, ha due figlie ma poi, con la seconda guerra mondiale e l’occupazione tedesca di Parigi, abbandona la città insieme alla famiglia e a molti altri parigini e si rifugia in campagna. Qui continua a scrivere fino al 1942, quando viene arrestata e deportata ad Auschwitz dove muore nello stesso anno per gli stenti e per malattia. La crudeltà delle leggi razziali, allora emanate, non l’aveva risparmiata nonostante si fosse convertita, nel 1939, alla fede cattolica. Morta, la Némirovsky scompare dalla scena letteraria per ricomparire dopo più di sessant’anni, nel 2004-05, quando vengono ritrovate, grazie ad una figlia, opere rimaste sconosciute perché degli ultimi tristi tempi della scrittrice. Saranno pubblicate postume e tra queste rientra “Il calore del sangue” impegnata a riprendere la vita nella campagna francese senza rimanere in superficie ma indagando dietro le apparenze. E’ la maniera propria della Némirovsky, quella che l’aveva distinta fin dall’inizio. A lei interessa quanto avviene oltre l’evidenza, nei segreti dell’anima, nella vita dei sensi. Ovunque lo collochi, qualunque sia il suo ambiente, la sua attività, la scrittrice guarda all’uomo, ai suoi istinti. Alla scoperta delle sue verità segrete e pur gravi procede nelle opere, ognuna è una rivelazione resa in uno stile che si muove semplice, chiaro tra tante complicazioni, che aderisce al contenuto fino a sembrare la sua voce, a renderlo in ogni particolare interno ed esterno al personaggio. Anche il “Il calore del sangue” è un processo che porta a delle rivelazioni finali. Un processo lungo, articolato dove si dice di un gruppo di persone, che vivono, ognuna con la propria famiglia, a breve distanza tra i villaggi, le fattorie, i boschi, gli stagni, i fiumi delle campagne della Francia centrale, che sono legate da vincoli di parentela e da segreti così vecchi da sembrare dimenticati. Altra vita è venuta dopo, di questa si vive e niente fa pensare alla precedente. Ora ci sono modi ordinati, casti, rispettosi di ogni regola, affetti filiali continuamente esibiti ed apprezzati, situazioni oltremodo decorose e inappellabili. Ma le persone che oggi si mostrano preoccupate di una svista, di un piccolo ritardo, sono state ieri lontane da ogni timore, hanno vissuto all’insegna della libertà più sfrenata, hanno seguito soltanto il loro istinto, la loro passione, i loro sensi, sono state immorali, oscene. Hanno trascurato principi, regole in nome degli impulsi, delle richieste del loro corpo giovane comprese quelle sessuali. Quello del titolo è il “calore” del loro “sangue” da giovani, il richiamo al quale non hanno saputo sottrarsi e del quale il romanzo svela la storia ricostruendo i tempi ed i luoghi delle vicende, rendendoli in ogni loro elemento, nelle loro atmosfere e in una forma così appropriata e scorrevole da lasciare ammirato il lettore. Qui la capacità maggiore della Némirovsky, fare anche della vita nascosta un’opera di alta scrittura! |
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