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Scrittura
come scoperta
di
Antonio Stanca
Aveva
cominciato a scrivere a diciotto anni, si era trattato di novelle, al
successo era giunta nel 1929, a ventisei anni, con il romanzo “David
Golder”. Allora era comparso in volume pure un romanzo precedente “Il
malinteso”, che nel 1926 era stato pubblicato su rivista. A ventitré
anni, quindi, la scrittrice francese Irène Némirovsky aveva prodotto la
sua prima ampia narrazione che ora è stata pubblicata dalla casa
editrice Adelphi di Milano nella serie Piccola Biblioteca Adelphi. La
traduzione è di Marina Di Leo e la nota conclusiva dello studioso
Olivier Philipponnat. La Némirovsky era nata in Russia, a Kiev, nel 1903 da
padre ebreo. Era stata educata da una governante francese che aveva
fatto di quella francese la lingua della bambina. Fuggita dalla Russia
nel 1917, al tempo della Rivoluzione, la famiglia Némirovsky si era
rifugiata in Scozia, Finlandia ed infine in Francia, a Parigi, dove
Irène studierà e nel 1924 si laurerà in Lettere alla Sorbona. Nel 1926,
quando comparirà per la prima volta “Il malinteso”, si sposerà e poi, in
seguito al successo riportato con “David Golder”, entrerà a far parte
dei fervidi ambienti culturali della Parigi del primo Novecento, anni
’20, ’30, ambienti frequentati da autori noti, intellettuali, artisti,
tra i quali la Némirovsky s’inserirà mentre la sua produzione di
novelle, racconti e romanzi diveniva sempre più intensa. Sarà una
frequentatrice dei salotti parigini ma a causa delle leggi antisemitiche
emanate in Francia nel 1940 sarà costretta, insieme al marito ed alle
due figlie, ad abbandonare la città. Le verrà impedito di pubblicare
anche se continuerà a scrivere e nel 1942 sarà arrestata e trasferita,
dopo qualche tempo, ad Auschwitz dove morirà poco dopo l’arrivo. Sarà
una delle figlie a recuperare in seguito molti suoi manoscritti,
pubblicarli e farla riemergere dal lungo silenzio nel quale era caduta
dopo la morte. Tra le opere che sono provenute da questa operazione il
romanzo “Suite francese” pur se incompleto diventerà un successo
mondiale e farà della Némirovsky uno dei classici della letteratura
francese del Novecento, uno dei maggiori autori dell’Europa tra le due
grandi guerre. Era un periodo nel quale tutto, ogni realtà era divenuta
precaria e in letteratura, in arte si cercavano i valori interiori,
quelli dello spirito, dell’anima. Continuava l’atmosfera culturale del
Decadentismo europeo, a grandi autori, a grandi opere “decadenti” si
assisteva ancora, Parigi era ancora uno dei centri maggiori di tale
movimento e la Némirovsky una protagonista della vita intellettuale
della capitale francese. In senso “decadente” procedeva la Némirovsky
scrittrice di romanzi, racconti, novelle e abile si mostrava a svelare e
rappresentare quanto si cela dietro le apparenze, ad indagare tra i moti
più complessi e segreti dell’animo umano. Nelle sue narrazioni muoveva
sempre da una realtà attuale, da problemi quali lo sradicamento,
l’esilio, le peregrinazioni, il declino della classe aristocratica,
l’ascesa della borghesia, la vita nelle campagne francesi, le
conseguenze della prima guerra mondiale, le situazioni che preparavano
alla seconda ma riduceva tutto alla cornice, allo sfondo sul quale si
muovevano i suoi personaggi obbedienti solo ai richiami del proprio
animo. Così ne “Il malinteso” dove un giovane aristocratico francese,
Yves, ritrovatosi povero dopo aver partecipato alla prima guerra
mondiale, si tortura in questa che gli diventa una pena e che alla fine
lo costringe a fuggire. Prima, però, incontra Denise, la giovane e bella
moglie di un ricco uomo d’affari. Lei soffre di solitudine,
d’insoddisfazione e s’innamora subito e senza limiti di Yves. Pensa di
risolvere così i suoi turbamenti, si concede totalmente al giovane,
crede finita la sua sofferenza, crede nell’amore, lo vede come una
liberazione, come la possibilità migliore perché si avverino le sue
aspirazioni, i suoi sogni. Non sa delle condizioni di Yves e gravissimo
le sarà scoprirsi lasciata, rinunciare a tutto quanto con quell’amore
aveva collegato. Per Yves sarà diverso dal momento che la
povertà gli aveva impedito di pensare ad un futuro con Denise e
il suo era rimasto l’innamoramento difficile da evitare per un giovane
solo di fronte ad una donna tanto bella e tanto disposta. Due diversi modi d’amare, una strana relazione, un
“malinteso” del quale la Némirovsky si fa interprete riportando quanto
sentono, pensano, immaginano i due protagonisti, osservando senza sosta
il loro spirito. La sua scrittura è un’indagine che poco concede
all’esterno e tutto all’azione dell’anima fino a ricavarne un intero
romanzo, a costruirlo e svolgerlo con naturalezza poiché sempre in una
lingua semplice, scorrevole. Che tanto sia avvenuto in un’opera prima,
quando la Némirovsky si stava formando, fa risorgere l’antico problema
di quanto la maniera di un autore sia da attribuire al clima culturale
del momento e quanto alla sua naturale disposizione. |
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