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Nesi e le sue verità
di Antonio Stanca
Di
storie vere ha sempre scritto Edoardo Nesi, quarantasettenne autore
italiano che quest’anno ha vinto il Premio Strega col romanzo
Storia della mia gente
comparso nel 2010 nelle edizioni Bompiani. Oltre che come autore di
romanzi Nesi si è fatto notare, negli anni precedenti, anche come
regista e sceneggiatore. Ha iniziato la sua attività letteraria
dedicandosi alla traduzione soprattutto di scrittori di lingua inglese.
Intanto conduceva a Prato, sua città e dei suoi genitori e antenati,
l’azienda tessile della famiglia. Al 1995 risale il primo romanzo
Fughe da fermo
trasformato in un film nel 2001 dallo stesso Nesi che così ha esordito
in campo cinematografico. Nel 2004 si è liberato dall’impegno
dell’azienda, l’ha venduta e d’allora ha coltivato quasi unicamente la
narrativa e il cinema. Non
ha smesso di fare il traduttore. Nel 2005 il suo romanzo
L’età dell’oro, del 2004, è
stato tra i finalisti del Premio Strega dopo aver vinto il Premio Bruno
Cavallini. Allo Strega Nesi è giunto quest’anno con
Storia della mia gente.
Nell’opera lo scrittore più che a narrare s’impegna a denunciare quanto
ultimamente è accaduto a Prato, la grave crisi nella quale si è trovata
quell’industria tessile che per anni è stata la maggiore risorsa
economica del posto. Rileva come i fenomeni della globalizzazione,
dell’apertura dei mercati, della libera economia siano stati la causa
della crisi. Ogni capitolo dell’opera muove da argomenti diversi ma
rientra sempre, sempre si connette con il tema principale, quello di una
città dal passato fiorente che ha assistito al crollo di ogni certezza
economica per i suoi abitanti poiché finiva la vecchia e diffusa
attività delle tante sue aziende impegnate nella lavorazione dei
tessuti. E questo avveniva senza che nessuna delle persone al potere,
locale o nazionale, si interessasse del problema, cercasse di
risolverlo. Nell’indifferenza generale, nel silenzio
collettivo terminava una storia durata tanto tempo, si concludeva
un’epoca! Di un altro fallimento scriveva Nesi! Di situazioni difficili, di crisi dei valori
morali, spirituali, di rapporti finiti, di tempi perduti aveva egli
scritto prima, di storie vere aveva trattato ed ora lo faceva per la
“storia della sua gente”, per la storia di una comunità, quella pratese,
precipitata nel corso degli ultimi anni, impoverita dal sopraggiungere
dei tempi nuovi, quelli che avrebbero dovuto procurare sicurezza,
ricchezza ed avevano rappresentato confusione, instabilità, povertà.
Contro questi tempi, contro questi danni grida il Nesi del romanzo e il
suo diventa il grido di tutti gli italiani rimasti oggi senza lavoro
poiché chiuse, come quelle di Prato, sono state le loro fabbriche da
quando, a causa della globalizzazione, sono entrate in competizione con
le altre d’oltre oceano. E a differenza dell’economia di alcuni stati
europei che è stata protetta dai loro politici, quella italiana è stata
lasciata alla sua rovina. Tanto gravi, tanto vicine, tanto sentite erano
state le conseguenze del problema per la sua città che non ha pensato
Nesi ad un’opera narrativa che le lasciasse soltanto trasparire ma ha
concepito Storia della mia gente
dove si è concesso completamente ad esse trasformando il romanzo in un
documento preciso, in un chiaro atto di denuncia di carattere politico,
economico, sociale. Mostrando Prato nella sua verità, nella sua
concretezza, aderendo alla sua situazione anche dal punto di vista
espressivo lo scrittore ha voluto rendere il problema nel migliore dei
modi. L’ha voluto più che nelle altre opere ed anche se ha scoperto “…
quanto possa essere aspro scrivere della vita invece di inventarsi le
storie; quanto possa scavare lentamente dentro di te e sgretolarti come
l’acqua fa col cemento e con la pietra; quanto sia disperatamente vero
che un romanzo può essere molto più d’un libro e diventare così reale da
tormentarti ogni giorno …”. Molto acceso è lo spirito dello scrittore poiché
molto deluso è stato delle tragiche verità comportate dai tempi moderni
e di tale tensione è prova maggiore questo romanzo. Un messaggio
immediato ha cercato con esso Nesi e per questo ha rinunciato a tutto
ciò che potesse ritardarlo. |
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