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Dall’uomo alla vita di Antonio Stanca
Quando il romanzo inizia tutto questo è già avvenuto e Mussert è un curatore di guide turistiche, vive fuori dalla scuola, lontano dalla bellissima allieva e dall’amante. E’ tornato solo come prima non per sua scelta ma perché obbligato dalle circostanze. Non si è, tuttavia, rifugiato nelle precedenti certezze dal momento che quel processo di estensione della personalità è continuato fino a modificare, alterare ogni sua convinzione, disorientarlo e condurlo ad una vera crisi d’identità. Aveva cominciato col far posto ad immagini insolite (la bellezza femminile), col concepire pensieri e compiere atti nuovi (il rapporto d’amore), si era tanto disposto verso l’esterno, verso la vita e la sua immensa varietà da aver perso ormai ogni precedente sicurezza o riferimento, non distinguere più tra tempi e luoghi diversi e lontani, non sapere dove si trovasse, come e quando vi fosse giunto, chi fosse. Una sera si era coricato, come al solito, ad Amsterdam e la mattina seguente si era svegliato a Lisbona. Dopo i primi dubbi aveva dovuto convincersi che entrambe le situazioni erano vere e che nella seconda si trattava della stessa stanza d’albergo dove, molti anni prima, aveva trascorso la notte con l’amante dopo averla raggiunta in un suo viaggio per motivi di studio. Sarà assalito dai ricordi relativi al tempo della loro permanenza a Lisbona, ai momenti, luoghi, circostanze più interessanti, all’inizio della relazione, alla loro vita nella stessa scuola insieme al marito pure insegnante, alla maniera di lei più decisa della sua, ai particolari della loro intimità, alle parole, gesti che li avevano segnati, alla fine del rapporto perché scoperto. Questi ricordi non gli si presenteranno in un ordine logico, consequenziale ma tramite una serie d’immagini, visioni quasi autonome, indipendenti da lui e intrecciate con altre completamente diverse che la nuova dimensione ormai gli procurava. Assisterà, pertanto, ad un succedersi di spazi e tempi che cambiano in continuazione, ad un movimento interminabile per direzioni diverse dal momento che tutto, preistoria, mitologia, storia antica, cultura classica, modernità rientra in esso. Tutto gli si mostra interscambiabile, può essere, cioè, antico e nuovo, passato e presente poiché partecipe di un eterno processo di trasformazione, di fine e inizio, e l’uomo, i suoi pensieri, le sue opere, egli stesso, i suoi problemi, in un’esistenza concepita così immensa e priva di confini spaziali e temporali, sono soltanto una presenza minima e mutevole. “Un fascio di circostanze e funzioni, composite e in continuo cambiamento, a cui pensiamo come ‘io’...”: è questo ora l’uomo per Mussert e mentre nella prima parte dell’opera egli avverte tali fenomeni ancora come sensazioni e le comunica solo alla compagna durante i loro vagabondaggi a Lisbona, nella seconda gli si traducono in verità concrete. Pertanto durante il viaggio, che compie o immagina di compiere da Lisbona al Terzo Mondo su una nave, è insieme a poche persone di diversa nazionalità, età, estrazione sociale, cultura, professione. Ognuna di queste narrerà la sua storia, la collegherà col proprio paese, si riferirà a luoghi, tradizioni, concezioni, usanze, costumi diversi da quelli conosciuti da Mussert e, tuttavia, con grande sua sorpresa tutti obbedienti all’idea di una vita quale tempo e spazio infiniti, quale infinita presenza di persone e cose, esseri animati e inanimati che si modificano ininterrottamente, si evolvono, assumono nuovi aspetti, riprendono quelli precedenti in un movimento inarrestabile, indipendente dalla volontà dell’uomo e obbediente a quelle leggi di natura per le quali ha avuto inizio ed avrà fine. Altri popoli, altre culture aggiungeranno altri luoghi, altri tempi, altri processi a quelli avvertiti da Mussert, li confermeranno ed amplieranno, li realizzeranno. Si era partiti dall’ idea dell’unicità e inalterabilità di certi valori, della loro capacità di riassumere interamente la vita e si è giunti alla coscienza della complessità e mutabilità di ogni aspetto di questa, dell’incessante trasformazione dei suoi elementi. Non è la prima volta che succede, nella letteratura moderna, di assistere alla rappresentazione della vita quale fenomeno molto articolato ma è la prima in cui tale rappresentazione viene condotta in modo così particolare, tramite, cioè, una prosa priva di regole poiché attraversata, in ogni frase, da elementi diversi, percorsa da improvvise illuminazioni, carica di molte presenze quasi volesse riflettere, in maniera immediata, i momenti del complicato processo che intende mostrare. |
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