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Olimpiadi oggi? di Antonio Stanca Tra qualche anno quando, dopo un percorso lunghissimo, la fiaccola recante il fuoco d’Olimpia apparirà, portata dall’ultima staffetta, in uno degli stadi di Pechino il pubblico esploderà in un boato. Per l’ennesima volta, dalla storia greca ai nostri giorni, avranno inizio le Olimpiadi. Anche questa tradizione è risultata, col tempo, rinnovata, modificata, ampliata negli aspetti ed elementi che la compongono ma intatto, identico a quello delle origini vorrebbe essere il suo significato fondamentale d’ incontro pacifico, tramite gli atleti che le rappresentano, tra le varie nazioni del mondo, prima regioni della Grecia, anche se tra esse esistono ora o esistevano allora rapporti di belligeranza. Un richiamo, un invito alla distensione, alla pace vorrebbero costituire e per questo sono sistematiche, ricorrenti alla stessa distanza di tempo ed in luoghi diversi. Vorrebbero annullare le distanze, le differenze, le contrarietà ed a questi ideali plaudirà il pubblico di Pechino come negli anni scorsi è successo in altri centri del mondo. Ma se tante sono le somiglianze col passato tante altre sono le differenze, se prima lo spazio di tempo richiesto dalle Olimpiadi e la distensione da esse comportata nei rapporti tra popoli in guerra, potevano contribuire ad annullare per sempre le ostilità, a far vincere definitivamente la pace, ora, e da anni ormai, questo non succede più. Dopo la seconda guerra mondiale il mondo non ha mai cessato di essere in guerra anche se si è trattato di conflitti localizzati. Questi, come l’attuale tra U.S.A. ed Iraq ed altri in altre zone della terra, non coinvolgono direttamente, non impegnano frontalmente le nazioni non interessate e, tuttavia, le costringono a prendere posizione, a schierarsi con uno dei contendenti fino a sostenerlo anche militarmente. Ne consegue un coinvolgimento maggiore di quello previsto e i pericoli soprattutto per gli alleati, pur se lontani, di subire azioni di violenza, di terrorismo concepite ed attuate con tale ferocia e crudeltà e così difficili da prevedere e controllare da far parlare ormai di un generale clima di paura, di un continuo stato d’allarme. Verrebbe da chiedersi perché ancora si pensa a preparare le Olimpiadi e se lo si fa soltanto per onorare la ricorrenza visto che del loro spirito nessuna traccia sembra rimasta. E’ da anni che esse avvengono e che il mondo continua a stare in guerra e da tempo anch’esse risentono della violenza esterna fino ad essere diventate, a volte, uno dei suoi bersagli. Se ancora continuano significa che il loro ambito è staccato dal contesto, che hanno accettato le leggi dei tempi, di trasformarsi, cioè, in una grossa, immensa operazione di carattere commerciale e che a questa non sanno o non possono rinunciare. Non è raro, ai nostri giorni, sapere di scandali in ambito sportivo e scoprire che dietro l’agonismo, dietro il campione c’è una situazione d’affari nella quale egli è coinvolto. Anche per i campioni olimpici è tempo d’affari ed anche per le Olimpiadi è tempo di vivere d’altro. Né si può pensare che il solo esempio dei giochi olimpici basterebbe oggi a correggere il mondo ché non solo tra nazioni ma anche tra individui c’è tensione, rivalità, antagonismo come tanta stampa e televisione documentano. E’ questa la nota che contraddistingue il nostro periodo, così esso sarà ricordato da chi seguirà, a questo suo aspetto tutto ha ceduto e nessuna Olimpiade può valere tanto da eliminare il problema. |
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