|
|
Scrittori d’Italia di Antonio Stanca
Lo stile è rapido, essenziale, immediato, discorsivo, spesso audace negli accostamenti, confronti o giudizi e, tuttavia, sempre vicino a chi legge, sempre coinvolgente. Quello di Carpi è il motivo che apre il saggio e che ricorre a varia distanza, è l’occasione cercata dal Palandri per dire di Tondelli ma anche di sé, della loro origine e formazione, del loro diverso modo di essere scrittori, della loro difficoltà a ritrovarsi vicini nonostante lo fossero stati agli inizi. Il merito principale del Palandri consiste, però, nell’aver ripreso, tramite le vicende occorse al Tondelli in famiglia, a scuola, nell’editoria, nella scrittura, un preciso periodo storico e culturale della nostra nazione, nell’essere riuscito, pur in uno spazio contenuto, a comporre un quadro completo, totale soprattutto degli scrittori che dagli anni ’50 ad oggi si sono succeduti in Italia e ad offrire al loro riguardo notizie, documenti finora sconosciuti perché noti soltanto a chi ha vissuto i tempi e frequentato gli uomini dei quali sta parlando. La “generazione” di Tondelli è la sua generazione, quella che si è vista privata di ogni riferimento, di ogni indicazione utile per chi volesse scrivere, per chi sentisse di poterlo fare, quella che è rimasta sospesa tra quanto, nell’opera, attribuire ad un’esteriorità divenuta così varia e incalcolabile come quella dei nostri giorni e la propria interiorità che vorrebbe rimanere unica ed inalterabile, quella che non è riuscita a chiarirsi il modo per essere artista oggi, conservarsi tale anche nelle circostanze che la vita richiede e che sono tantissime, inevitabili e generalmente diverse, opposte ad una sensibilità d’autore. Dire di tanta storia, di tanta cultura, di tanti autori, di tante opere, di tanti problemi ed in maniera così sentita e partecipe da far assumere alla scrittura il tono di una rivelazione, di una confidenza, era possibile solo a chi ha visto quello che sta scrivendo ed anche per questo non è riuscito a fare dell’opera una “storia” ma solo un “racconto”. |
La pagina
- Educazione&Scuola©