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Pamuk al varco (*) di Antonio Stanca
Così l’Osman de “La nuova vita”, lo studente d’Ingegneria ad Istambul nel quale Pamuk avrà voluto trasferire la sua giovanile condizione di studente di Architettura, le sue tendenze. Osman sarà presentato dallo scrittore come mosso, dopo la lettura di un libro, ad intraprendere un viaggio all’interno della Turchia alla ricerca del luogo dove avvenga quella “nuova vita” nella quale le differenze, le distanze siano annullate, i valori dello spirito estesi anche alla materia, continuati negli oggetti, il tempo sia senza fine, lo spazio senza limiti, la condizione simile a quella degli angeli, la vita eterna. Il viaggio di Osman diventerà interminabile, lo accompagnerà una ragazza, Canan, della quale egli è innamorato ma non corrisposto poiché lei ama Mehmet anche se da tempo non ne ha notizie. Prima di Osman anch’essi avevano letto il libro ispiratore, anch’essi avevano cercato una “nuova vita” ma ormai non ci credevano più. Intanto Osman e Canan viaggiano insieme per tanto tempo su tanti pullman anche se per motivi diversi, lui cerca la “nuova vita”, lei il suo uomo. Non troveranno niente di tutto ciò e dopo un lungo percorso si perderanno di vista. Osman continuerà da solo, il suo viaggio si svolgerà tra innumerevoli ostacoli, continui pericoli, tra persone, luoghi, tempi che, pur moltissimi e lontanissimi, mostreranno di avere numerose corrispondenze, di ritrovarsi, ripetersi, continuarsi fino ad identificarsi, a far pensare, come spesso in Pamuk, all’azione di elementi nascosti, invisibili, segreti, a far ritenere valida la credenza, la superstizione, a creare situazioni altamente suggestive, magiche se non di tensione. Tanta Turchia, antica e moderna, reale e immaginaria, farà vedere Pamuk tramite il viaggio compiuto dal suo Osman alla ricerca del varco che permetta di accedere alla “nuova vita”. Lo mostrerà molte volte vicino ad esso, sul punto di compiere il passaggio ma dopo tanti fallimenti dovrà fargli accettare l’idea che non è possibile, che una vera e propria guerra esiste tra gli elementi che dovrebbero comporre quella vita, che una loro combinazione non può avvenire come lui aveva sperato. Non gli rimane che abbandonare la ricerca e rientrare nella condizione di tutti, quella di un’esistenza condotta tra luoghi comuni. Di nuovo il problema della vita nuova perché totale è rimasto irrisolto e questa volta nonostante l’ampiezza dei mezzi impiegati, di nuovo Pamuk ha fatto scrittura, letteratura della vita, della storia del suo paese, di nuovo è riuscito avvincente grazie ad un linguaggio così fluido e carico d’immagini da tradurre la lettura in una visione continua.
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