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A Napoli con la Parrella di Antonio Stanca Di nuovo Valeria Parrella, giovane scrittrice napoletana che ha esordito nel 2003 con i racconti di “mosca più balena” e d’allora è stata variamente riconosciuta e premiata ed ha continuato a scrivere fino al recente romanzo “Lo spazio bianco”, edito da Einaudi. Come nelle opere precedenti l’ambiente è quello della città di Napoli, delle sue periferie, i personaggi sono gli abitanti di esse, le vicende quelle che in tali posti, tra tali persone possono accadere. Un’umanità emarginata è quella preferita dalla scrittura della Parrella, un’umanità sempre alle prese con problemi, disagi e perciò incline anche all’illecito. Per far conoscere questi ambienti, queste persone, i loro pensieri, le loro azioni, la Parrella si serve, nel romanzo, di Maria, insegnante di lettere presso una scuola serale per lavoratori che aspirano al diploma di terza media e tra i quali ci sono uomini, donne, stranieri, immigrati, gente adulta di ogni condizione e provenienza, persone che portano a scuola la loro vita, parlano dei loro problemi, di come vivono. Tra esse è finita Maria dopo una buona educazione e formazione, di esse è giunta a sapere ogni cosa, della loro vita partecipa, come esse ormai pensa. Spesso, infatti, non si distingue, nell’opera, da chi provengano certe espressioni, certe parole, se dagli alunni o da Maria. Ed a mostrarla ancor più inserita tra le popolane sue allieve è il caso che le occorre: a quarantadue anni e quando fuma molto rimane incinta e abbandonata dal suo compagno d’avventura. Sarà una gestazione difficile e difficili saranno per la bambina i primi mesi perché avrà problemi respiratori e solo dopo un certo tempo potrà dirsi fuori pericolo. Questo tempo sarà quello del romanzo, la madre di questa bambina sarà la sua protagonista e abile si mostrerà la Parrella nel far emergere, tramite Maria, i tanti risvolti della vita che avviene nei sobborghi di Napoli, tra le loro case e strade, piazze e chiese. Ed ancor più abile sarà nel mostrare Maria sempre in preda alle sue inquietudini, ai suoi pensieri divisi tra la vita che ha dato alla bambina e la morte che di questa può avvenire improvvisamente. E’ una donna che la scrittrice libera dalla sua funzione intellettuale, dal suo ruolo di docente e immette per le strade di Napoli, tra faccende, persone di ogni giorno, fa vivere come una popolana tra le tante, ne ricava il motivo principale per un’opera che vuole essere documento di vita oltre che atto di denuncia. Ad ottenere questo risultato contribuisce molto il linguaggio usato dalla Parrella nel romanzo, immediato, spontaneo, libero da regole, non lontano dal dialetto e a volte dalle sue volgarità. E’ la maniera di narrare mostrata dalla scrittrice nelle sue prime opere e continuata fino a quest’ultima quasi a significare che è divenuta una sua convinzione, un programma perseguito anche perché particolare, diverso da quanto il contesto attuale offre. |
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