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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Le polemiche del Premio Strega

di Antonio Stanca

 

Di mito, di religione, di preistoria, di storia, di una scoperta archeologica, della sua diversa interpretazione in convegni di noti studiosi italiani e stranieri, di passato remoto, prossimo, di presente, dei loro protagonisti, della sua propria vita, di quella della sua famiglia d’origine e dell’altra da lui formata, del suo lavoro in fabbrica, dei suoi studi universitari, della sua attività di scrittore che il primo luglio del 2010 vince il Premio Strega col romanzo ”Canale Mussolini”, di tutto questo ed altro scrive Antonio Pennacchi in uno stile vario come gli argomenti nel recente libro “Le iene del Circeo”, ed. Laterza, Bari 2010, pp. 193, € 10,00.

Pennacchi è nato a Latina nel 1950 e qui vive. E’ narratore, saggista e collabora con “LiMes”. In “Canale Mussolini” aveva ripercorso la storia della sua famiglia, dei suoi antenati che dal Veneto erano giunti nell’Agro Pontino durante gli anni del Fascismo ed avevano lavorato insieme a tanti altri al prosciugamento delle paludi. Anche in altre opere lo scrittore si mostra attirato dalle “ragioni della storia” dal momento che “io non mi diverto a scrivere, io non scrivo per scelta, scrivo per obbligo, per dovere” dice ne “Le iene del Circeo” a pagina 169. Un’operazione di recupero sembra voler compiere la sua scrittura, sembra voglia evitare che le verità vengano alterate e così in quest’ultimo libro che consiste soprattutto in una polemica aperta con quanto sostenuto nei due convegni di studio tenuti a Sabaudia nel 1989 e nel 2006 da esperti di paleontologia. Questi, a proposito di un teschio ritrovato nel 1939 con intorno un cerchio o semicerchio di pietre in una grotta del Circeo, erano passati dalla prima interpretazione del 1989 alla seconda del 2006. Prima si erano mostrati convinti che si trattava dei resti di una cerimonia magico-religiosa, di un rito di antropofagismo praticato dall’uomo primitivo in una certa fase della sua evoluzione, dopo avevano sostenuto che quelle presenze, quella composizione erano il risultato dell’azione di una iena. Nei due convegni gli studiosi erano stati diversi ma è stato soprattutto il secondo a muovere il Pennacchi. Egli aveva partecipato ad entrambi, aveva rilevato la stranezza se non l’assurdità dell’ultima spiegazione, era intervenuto, ne aveva scritto su “LiMes” ma non aveva ottenuto chiarimenti. Con questo libro ha inteso continuare la polemica adducendo molte altre argomentazioni senza proporre soluzioni. Vuole fare delle domande affinché emerga l’incongruenza di certe interpretazioni e vi riesce avviando, nell’opera, un percorso che si estende oltre ogni previsione, che a volte sembra non essere attinente ma che ritorna sempre sull’argomento con nuove prove a proprio vantaggio. A molto si appella il Pennacchi polemico e mostra la vastità della sua cultura e la capacità di ridurla ai suoi bisogni tramite uno stile quanto mai vivace, svelto, spontaneo. Un abile, un agguerrito e spesso divertente polemista si rivela l’autore de “Le iene del Circeo” e questa passionalità, quest’accensione insieme all’interesse per la storia, per la ricostruzione di vicende e figure, costituiscono le note distintive del suo carattere, quelle che ne hanno fatto un saggista ed uno scrittore dai temi e modi particolari.


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