Non solo realtà
di Antonio Stanca
Molto
prima di Copernico e Galileo i cinesi sapevano che la terra era rotonda,
prima di Colombo avevano scoperto l’America: così dice, nella
conclusione del suo ampio volume “L’impero di Cindia”, Federico Rampini.
Nato a Genova nel 1956, giornalista e corrispondente da Pechino del
quotidiano “la Repubblica”, Rampini è autore di numerosi saggi sulla
storia passata e presente, la vita, i costumi, la politica, l’economia
delle nazioni asiatiche. Questi, comparsi negli anni precedenti presso
Mondadori, vengono ora riproposti come supplemento a “la Repubblica” o
“L’espresso”. Tra essi “L’impero di Cindia” è risultato particolarmente
interessante poiché mette a confronto due paesi immensi per estensione e
popolazione, la Cina con un miliardo e trecento milioni di abitanti e
l’India con un miliardo e cento milioni, li presenta nella loro attuale
situazione di sviluppo economico, nel moderno processo di emancipazione
che sta facendo superare loro i lunghi secoli di silenzio, di
sfruttamento, di subordinazione alle potenze occidentali,
l’interminabile periodo di decadenza sopravvenuto agli splendori
iniziali di civiltà millenarie, alle loro conquiste nella scienza e
nella tecnica, alle loro espressioni nell’arte, nella religione, nella
filosofia. Rampini ne ricava un quadro così ricco, così documentato da
affermare che il futuro del mondo, l’avvenire dell’umanità non dipende
più dall’Occidente ma dall’Oriente, che Cina ed India sostituiranno i
tradizionali colossi rappresentati dagli Stati Uniti, dall’Unione
Sovietica e da altre nazioni, che la loro potenza economica,
scientifica, militare, i rapporti tra i due stati e tra questi e il
resto del mondo, gli equilibri tra essi raggiunti o mancati saranno
determinanti per la vita, la storia, la società dei prossimi anni. Il
saggista mostra, nel libro, come la maggior parte dell’economia mondiale
sia ormai legata alle aziende, alle fabbriche, alla produzione che
avviene in India e in Cina. Qui investono sempre più le multinazionali
perché qui la manodopera costa di meno. Così è successo che in pochi
anni nei due paesi siano avvenute trasformazioni totali del territorio,
che si siano formate gigantesche metropoli, che piccoli villaggi
sperduti siano diventati città popolose e operose, che dalla campagna si
sia fuggito verso i centri urbani e che si viva in maniera più decorosa
rispetto ad un passato piuttosto recente. Ma non ovunque, non per tutti
la situazione è cambiata perché sia in Cina sia in India rimangono
ancora vaste aree e milioni di abitanti che non partecipano di tale
movimento, che ne sono esclusi e lo saranno ancora per molto. Sono
nazioni tanto vaste e tanto popolate da contenere luoghi, ambienti,
costumi completamente diversi, opposti, da giustificare la ricchezza e
la povertà, l’unione e la separazione, la partecipazione e la rivalità,
la legge e la clandestinità, l’amore e la violenza, la vita e la morte
ed ogni altro contrasto possibile in simili circostanze. Elementi comuni
ai due stati stanno soprattutto nell’attuale processo di ammodernamento,
altri diversi si riferiscono alla situazione politica di ognuno di essi,
al regime autoritario di Pechino, alla democrazia di Nuova Delhi, e
molto abile si rivela il Rampini nell’illustrare realtà così complesse,
nel saper ordinare un materiale tanto vasto. Lo fa in questo libro e con
un linguaggio semplice, chiaro, scorrevole, capace di muoversi con
facilità tra generale e particolare, storia e vita, passato e presente.
Il lettore ne viene attratto poiché si vede agevolmente informato di
situazioni, vicende che finora gli erano rimaste lontane, gli erano
risultate misteriose, se le vede spiegate, chiarite, avvicinate, in esse
ritrova aspetti, momenti della sua vita, scopre somiglianze che non
avrebbe mai immaginato con luoghi e persone tanto distanti.
Niente sfugge allo
sguardo del Rampini, è così sicuro da comprendere quanto è accaduto e
accade non solo in Cina e in India ma anche nei paesi vicini, da
ricavare una storia completa, totale di questi luoghi, farne un
documento, un testo dal quale non si può prescindere. Un’opera di storia
è “L’impero di Cindia”, di una storia che non si limita ad esporre degli
avvenimenti poichè li sente, partecipa di essi, non è solo realtà ma
anche vita. |