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Renè, l’arte del legno

di Antonio Stanca

Dopo essere stato presente a San Remo in occasione dell’11° Festival della Pittura contemporanea (Novembre – Dicembre  2003), dopo aver ricevuto il Davide di Michelangelo nella manifestazione “Italia in Arte” patrocinata dall’Università degli Studi di Lecce nel Dicembre 2003 e dopo aver partecipato alla Terza Triennale d’Arte Sacra Contemporanea tenutasi nel Seminario Arcivescovile di Lecce dal 21 Febbraio al 21 Marzo 2004, il cinquantaseienne Renè, scultore in legno della provincia leccese (Soleto), attivo da anni e segnalatosi anche in precedenti concorsi e manifestazioni locali e nazionali, si prepara ora per la mostra estiva che, tra Luglio ed Agosto, avverrà a Castro nei locali della Curia Vescovile. In quella circostanza Renè dividerà il proprio spazio con quello del pittore Raffaele Capraro. Accanto ai quadri di questi costantemente ispirati dalle particolarità del territorio castrense, dove l’autore vive ed opera, ci saranno le sculture di Renè, che faranno rivivere al pubblico momenti di una nostra antica tradizione. Quella della scultura in legno rimasta per molto tempo limitata entro lo spazio delle “bottega” e di un pubblico molto ridotto. Da noi è mancata un’educazione al fenomeno, non si è formata una sensibilità diffusa. Adesso, però, con la vasta e attenta opera di recupero della cultura del territorio condotta dalle preposte istituzioni locali ed orientata a rivalutare quanto, per anni o secoli, era rimasto sommerso, si può sperare che anche a questo tipo di produzione vengano assegnate la posizione e l’importanza dovute.

Per Renè va detto che le sue figure non rientrano in una produzione di maniera, non ricalcano modelli esistenti, ereditati ma si mostrano, fin dall’inizio, nuove e particolari. Siano bassorilievi o tutto tondo, di soggetto umano o sacro, animale o vegetale, di grandi o piccole dimensioni, le sue opere presentano forme, linee diverse dal comune, esprimono un bisogno che le supera, muovono a pensare oltre ciò che rappresentano, contengono un messaggio, un significato che rimane lontano da esse. Può trattarsi di particolari stati dell’animo, ricordi, previsioni, di riflessioni sulla precaria condizione individuale e sociale vissuta dalla moderna umanità, sulle gravi contraddizioni che lacerano il mondo contemporaneo. Per dire di tutto questo il Renè piega, modella il legno d’ulivo, usa i suoi particolari punti di colore, gli infonde un tale movimento da farlo risultare animato, vivo in ogni creazione. Non è più legno quello da lui lavorato, levigato, lucidato giacché perde ogni rigidità ed assume l’azione, la velocità del pensiero, della sensazione, dell’emozione che vuole significare. Sono questi i modi attraverso i quali l’arte si manifesta ed è questo il motivo che distingue il Renè dal contesto nel quale opera. Lo inserisce in una situazione più ampia, gli procura una dimensione superiore.


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