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Pasquale
Rossi,
Della memoria e
dell’imaginazione sociale di Valentina Zaffino
Nel
1905 il medico cosentino Pasquale Rossi presentò a Roma, al ‘Quinto
Congresso Internazionale di Psicologia’, sei memorie, frutto delle
riflessioni che da molti anni portava avanti nel campo delle scienze
sociali. Proporre oggi alle stampe una nuova edizione di
uno di questi interventi rappresenta certamente un merito per chi ha
curato il volume di recente pubblicazione
Della memoria e dell’imaginazione
sociale, la cui prima edizione è del 1905 presso la Tipografia del
Manicomio, a Nocera Inferiore. Lo scritto si inserisce nella collana
I dispersi dell’Editore
Pellegrini e offre sia al lettore che allo studioso un contributo di non
poco rilievo per delineare i tratti culturali di Rossi, per
contestualizzare la nascita della psicologia collettiva in un’epoca di
sintesi intellettuale tra l’antiidealismo, il positivismo e il marxismo,
per riproporre alla ricerca contemporanea queii temi che hanno segnato
la storia delle scienze umane e che ancora oggi si scoprono importanti. L’attività di Pasquale Rossi si inscrive
nell’ampio orizzonte del positivismo e l’opera principale che egli
produsse, L’animo della folla,
del 1898, è espressione di una visione della scienza e della filosofia
fortemente influenzate anche dalle idee di Marx, di Engels e di
Labriola. Tuttavia, l’autore di
Della memoria e dell’imaginazione
sociale dimostra di essersi in qualche modo allontanato dal primo
dominante entusiasmo verso gli orientamenti positivisti di fine
Ottocento, per inserirsi a pieno titolo nella corrente di pensiero
psico-sociale dell’Italia del Sud. Rossi si fa discepolo di Vico nella
misura in cui si avvicina a quel filone di intellettuali illuministi
meridionali – per esempio Genovesi, Galiani, Grimaldi, Pagano,
Filangieri, Salfi, Cuoco –, che misero al centro delle proprie
speculazioni la società, ognuno in riferimento allo specifico campo di
indagine di cui era interprete. La preziosa
Premessa del prof. Franco
Crispini evidenzia nel giovane medico di Cosenza una filiazione
culturale e storiografica di notevole rilevanza nei confronti di Le Bon,
poiché segue di pochi anni lo studio
Psycologie des foules, del
1895. Il lavoro di Rossi si riallaccia alla riflessione riguardo la
psicologia sociale e la psicologia collettiva, discipline che negli anni
a cavallo tra il XIX e il XX secolo inauguravano un proprio percorso
scientifico autonomo e indipendente dagli altri studi sull’uomo, non
restando più assimilate alla vasta area disciplinare dell’antropologia e
della filosofia, ma ricercando e definendo un proprio peculiare motivo
di indagine. Se l’oggetto della psicologia collettiva è la
folla, l’oggetto della psicologia sociale è un insieme di folle in
rapporto a un dato fatto storico; Pasquale Rossi incardina lo scritto
sui temi della psiche sociale, della memoria sociale, dell’immaginazione
sociale e dell’educazione della folla. L’autore, da buon osservatore, attraversa la
storia dei popoli e rintraccia gli elementi utili a comprovare
l’importanza in ambito sociale soprattutto della memoria e
dell’immaginazione. Sono queste facoltà che rendono la folla un soggetto
agente creativo, capace quasi di autocoscienza, depositario di
un’identità di gruppo che si tesaurizza proprio nella memoria collettiva
e viene reinterpretata grazie all’azione dell’immaginazione sociale, che
fa del passato il contenuto dell’attività dell’immaginazione e, dunque,
uno spunto di innovazione trasportato nel presente e, soprattutto, nel
futuro del popolo che se ne fa depositario. Emilio Tarditi, curatore dell’opera, nell’Introduzione
chiarisce al lettore, anche a chi si avvicina al testo senza competenze
approfondite nel campo delle scienze sociali, l’orientamento di Rossi,
il quale mira a dimostrare che la folla non è l’espressione degli
istinti irrazionali che emergono quando più individui – diversi tra loro
per cultura, appartenenza sociale, età, sesso – si trovano insieme,
dando luogo a un peggioramento delle caratteristiche specifiche di
ciascun uomo e facendo emergere dei comportamenti di massa qualificabili
come irragionevoli e criminosi. Il sociologo calabrese è assertore della teoria
per cui la folla può essere educata e i comportamenti che questa
manifesta devono essere intesi come eventi dinamici, non statici. La
folla, composta da persone dotate di facoltà razionali e morali, è
anch’essa capace di azioni controllate e ben gestite, purché venga
educata e correttamente indirizzata; in questo modo il discrimine tra
essa e la massa amorfa diviene percepibile e fa emergere le differenze
di specie. Il percorso descritto da Pasquale Rossi va dalla
memoria psichica individuale, alla memoria organica, alla memoria
collettiva e, infine, alla memoria sociale. La memoria organica è
responsabile della possibilità di una futura azione razionale della
folla, poiché se in questa fase, iniziale e pienamente naturale, la
memoria sarà educata, segnerà il passaggio a una dimensione non confusa
e caotica del comportamento collettivo, bensì a un’azione programmata e
ordinata, indirizzata verso i valori morali e sociali.
Questo lavoro editoriale, dunque, risulta un utile strumento di studio
sociologico e di storia della sociologia; tratteggia i caratteri
essenziali del medico e filantropo cosentino e si pone, allo stesso
tempo, quale interessante occasione per approfondire temi di interesse
attuale e sempre fecondi di nuovi sviluppi. Il prof. Crispini, non certo nuovo ai temi del
volume Della memoria e
dell’imaginazione sociale – che tratterà di Rossi anche nell’atteso
libro di prossima pubblicazione
Populismo. C’è un pensiero populista? – Sintesi di una bibliografia
critica – esplicita nella
Premessa il tema fondamentale dello scritto e ne rende una sintesi
utile, rifacendosi a opportune citazioni della
Psicologia collettiva dello
stesso dott. Pasquale Rossi, per bene inquadrare il punto di inizio
della speculazione dell’autore e gli esiti della ricerca scientifica da
questi condotta: «Stiamo più che altro cercando si fare emergere lo
spessore di letture e di conoscenze sul cui sfondo è collocata la
intuizione o scoperta che la “psicologia collettiva” come scienza, della
quale l’“animo della folla” è appunto l’asse fondamentale. Quale via
prende Rossi nelle sue investigazioni, a quali strumenti metodologici
egli affida l’esplorazione delle strutture portanti delle dinamiche
individuali e collettive? Tutti gli scenari gli vengono aperti da
“quello sviluppo progressivo e meraviglioso della scienza” che ha
dimostrato tutti i passaggi che si compiono dai fatti fisici ai fenomeni
intellettuali; l’applicazione del “metodo positivo” per arrivare a dare
“forma e fisionomia propria” alle conoscenze del “fatto” della psiche
individuale e collettiva e per distinguerle da quelle delle altre
scienze delimitando per esse un campo specifico, tiene particolarmente
impegnata la riflessione del Rossi per la quale “il metodo è tutto”». |
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