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La “piccola” Roy di Antonio Stanca Di nuovo una raccolta di saggi, di nuovo un’opera polemica della giovane scrittrice indiana Arundhati Roy. S’intitola “Quando arrivano le cavallette” ed è stata pubblicata quest’anno sia nella versione originale sia nella traduzione italiana di Giovanni Garbellini per i tipi della Guanda nella serie “Le fenici rosse”. I saggi contenuti erano comparsi in precedenza su giornali o riviste o erano stati argomento di conferenze tenute dalla Roy. Questa, rivelatasi al pubblico mondiale come scrittrice di rilievo nel 1997 con il romanzo “Il dio delle piccole cose”, ha continuato nella produzione narrativa e saggistica, nella collaborazione con importanti testate e nel lavoro di sceneggiatrice. In saggi precedenti raccolti nell’opera “Guida all’impero per la gente comune”, comparsa in Italia nel 2006, la Roy aveva polemizzato contro i gravi problemi che attualmente minacciano l’umanità. Il confronto tra Occidente e Oriente, la globalizzazione, la violenza, il terrorismo, la guerra, l’invasione delle multinazionali, il neoliberismo, il fanatismo di alcune religioni, erano stati i fenomeni da lei aspramente criticati poiché hanno ridotto il mondo moderno, che nelle aspettative generali avrebbe dovuto essere espressione di libertà, pace, uguaglianza, ad un campo sterminato, senza confini dove si scontrano gli interessi degli stati più potenti militarmente ed economicamente, hanno aggravato il divario, la distanza tra chi è al potere e il popolo, che in molte parti della terra è ancora in condizioni di povertà, di miseria, di malattia, di morte. Progresso e civiltà non hanno significato ovunque il recupero e la riabilitazione della “gente comune”, non hanno migliorato il suo stato come ampiamente previsto e dichiarato. Più e peggio di prima l’attuale è un mondo diviso tra grandi e “piccoli”, forti e deboli, ricchi e poveri. Ora, in “Quando arrivano le cavallette”, la Roy continua nella sua posizione polemica, difende le ragioni di chi attualmente non ha, non può ma l’indagine si restringe al suo popolo, alla sua India. Di questa nazione la saggista intende smascherare le gravi condizioni che negli ultimi tempi si sono create, le contraddizioni che esistono tra quanto viene pubblicamente affermato attraverso i tanti mezzi di comunicazione di massa e quanto in effetti succede. La sua è un’indagine precisa, dettagliata di particolari, tristi avvenimenti verificatisi nell’India moderna. Dal libro emerge che l’India, un paese immenso per il suo territorio e la sua popolazione, è gestito, diretto da pochi capi che trascurano gli interessi, i bisogni delle masse per seguire soltanto i propri. Per questi si adoperano, si alleano, si scontrano tra loro e con altri capi, con altri stati fino a fare dell’India una nazione continuamente esposta alla violenza, al terrorismo, alla guerra, alla morte che spesso diviene strage. I motivi sono di carattere politico, religioso, economico ma è grave, sottolinea la Roy, che rimangano celati, che si propagandi di agire per il bene della collettività, per il nome del paese, per le sue tradizioni democratiche. Niente di democratico scorge essa nell’India di questi anni, niente che continui i valori dai quali in passato gli indiani sono stati mossi a lottare contro il predominio straniero per ottenere l’indipendenza. Di quei valori la Roy vuole essere l’interprete, per i tanti milioni di indiani che non possono esprimersi vuole parlare, la voce dei poveri vuole diventare. Anche da saggista continua nella sua posizione di scrittrice, le “piccole cose” della sua narrativa sono anche quelle difese nei suoi saggi, i principi dell’intellettuale sono anche quelli della donna, di una “piccola” donna indiana che invita i suoi pari a non perdere la fiducia in un futuro migliore, a sperare pur se difficile, a non accettare il proprio come un destino inevitabile. Un messaggio il suo, un appello ai valori fondamentali dello spirito umano affinché continuino a valere, non rimangano sommersi, non si arrendano al male dilagante. Coraggiosa, intrepida si dimostra la Roy in questa sua posizione anche perché a differenza del passato è più difficile ottenere oggi un consenso diffuso per un’operazione di carattere soprattutto morale. Molti altri elementi sono giunti a confondere, deviare un’opinione pubblica e che questo ostacolo non la faccia desistere conferma la forza delle sue convinzioni e della sua fiducia nell’uomo, nella vita. |
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