|
|
La sorpresa dell’inizio di Antonio Stanca Per essere una prima prova narrativa non può che sorprendere e meravigliare sia per i contenuti così articolati da rappresentare insieme alla particolarità di alcuni casi anche la generalità di un ambiente sia per la forma espressiva così attenta, così capace di rendere stati d’animo, collegarli con l’esterno, tradurli in immagini brevi, concise, farne motivi lirici. Questo avviene nel romanzo “Afra”, recentemente pubblicato da Besa, della giovane scrittrice Luisa Ruggio che vive nel Sud d’Italia, a Lecce, ed era già nota per la sua attività di giornalista e conduttrice televisiva. Sapiente è anche la costruzione dell’opera: sono donne che parlano, ad esse sono intitolate le varie parti del romanzo, ognuna muove dalla sua situazione, proviene da lontano e confluisce con la propria in una vicenda più grande che tutte le comprende. Ogni volta è come se l’opera avesse un inizio nuovo, sconosciuto e così rimane fin quando non si scopre che si trattava di un altro aspetto, a volte remoto, di essa. E’ un procedere per rivelazioni, è un segreto svelato lentamente da chi è stato testimone o partecipe, è un’opera narrata dai suoi protagonisti. Ognuno di questi aggiunge nuovi, inaspettati particolari alla trama, la amplia e non si può non rimanere ammirati per una tecnica narrativa che ripete, rinnova e allarga in continuazione quanto il lettore già conosceva. Due grandi storie d’amore rimaste incompiute, due donne vissute nella vana attesa di un segnale che le sollevasse da una condizione inconsolabile, restituisse loro quanto da giovani avevano sognato, sono le figure centrali di questo romanzo e intorno ad esse una folla di personaggi maggiori e minori che si allontanano, si ritrovano, si amano, si odiano, una serie di avvenimenti che s’intrecciano, si sciolgono, si nascondono, si scoprono, un intrico di combinazioni, relazioni, richiami, collegamenti tra persone, cose, luoghi vicini e lontani, vecchi e nuovi. E’ la vita di una località, Afra, del Meridione d’Italia nel periodo della seconda guerra mondiale quella rappresentata dalla scrittrice e in un modo da riuscire estesa all’intero territorio, al suo passato, alle sue tradizioni, ai suoi usi e costumi, alle sue credenze, alla sua lingua. Una delle donne morirà, l’altra si consacrerà a vita monacale: saranno le persone più capaci di amare e soffriranno di più. Profonda, ricca si mostra la scrittura della Ruggio nel rendere la complessità dei pensieri, dei sentimenti di queste due figure, cogliere continue corrispondenze tra realtà e idea, animare il paesaggio, la terra, le acque, le piante di Afra, farle vivere insieme a chi tra esse si muove, fonderle col suo spirito. Così la narrazione acquista spesso una dimensione da favola, procede tra magie, incantesimi. Non ci sono, in essa, limiti, confini precisi perché si sposta, si collega con quanto non si vede, non si sente, riprende sogni, ricordi, vive anche di ciò che non c’è. Questo movimento, questa alternanza tra verità e fantasia, materia e spirito, corpo ed anima, sono la nota distintiva della scrittura della Ruggio, segnalano una tendenza, determinano uno stile, lo mostrano come suo specifico. |
La pagina
- Educazione&Scuola©