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Come correggere?
di Antonio Stanca
Il
secondo volume della collana “Aculei”, promossa dalla casa editrice
Salerno di Roma e diretta da Alessandro Barbero, s’intitola
Faccia da Italiano ed è di
Matteo Sanfilippo, docente di Storia Moderna presso l’Università della
Tuscia. Sanfilippo è tra i direttori dell’ ”Archivio storico
dell’emigrazione italiana” e, insieme a P. Corti, ha curato, nel 2009,
il volume degli “Annali” della “Storia d’Italia” relativo
all’emigrazione. È uno studioso del fenomeno e ad altri studiosi saranno
affidati i volumi della collana che seguiranno e che riguarderanno
quanto della storia, vecchia e nuova, non è stato completamente
chiarito. In Faccia
da Italiano il Sanfilippo si sofferma ancora una volta
sull’emigrazione, va alle sue origini, quando, durante i secoli bui del
Medioevo, essa cominciò a manifestarsi nelle zone del Nord d’Italia.
Allora i motivi che vi soggiacevano erano solo di tipo economico e si
cercava all’estero il lavoro necessario per assicurare a se stessi e
alla propria famiglia quanto serviva per sopravvivere almeno per un
certo periodo di tempo. Le nazioni dove si emigrava erano generalmente
l’Inghilterra, la Francia e la Svizzera. In seguito il fenomeno
migratorio è continuato, si è esteso verso altre nazioni, ha compreso
l’America ed è giunto ai tempi moderni, a quelli contemporanei. Ai
motivi economici si sono aggiunti altri ma inalterati sono rimasti i
caratteri che da quel lontano passato sono stati attribuiti agli
italiani dalle popolazioni che li hanno ospitati. Dai tempi che furono a
quelli che sono l’italiano all’estero è considerato un tipo di persona
da tenere a distanza, da guardare con sospetto perché pigro, svogliato,
capace d’ingannare, di tradire. Questa conseguenza del fenomeno
migratorio è andata aggravandosi quando in seguito ad emigrare sono
stati pure molti meridionali, pugliesi, calabresi, siciliani, i quali
erano già considerati poco raccomandabili. Inoltre molta letteratura,
molto cinema, molta televisione dei paesi scelti dagli emigranti hanno
tratto alimento da questo tema ed esso ha finito col divenire un luogo
comune difficile da rimuovere. In effetti non sono mancate le azioni
illecite compiute dagli italiani all’estero, le bande criminali da essi
formate, le famose figure della malavita americana da essi provenienti,
le operazioni mafiose di controllo dell’economia, della politica da essi
compiute, ma è successo pure che da qui derivasse un pregiudizio e che
fosse attribuito anche a quegli italiani emigrati e rimasti lontani
dalla criminalità e addirittura a quel popolo italiano rimasto entro i
confini della propria nazione. Il Sanfilippo vuole spiegare come si sia
verificata una simile distorsione ma non spera di poterla correggere con
la sola spiegazione. Spera di più negli scambi che, in seguito alla
formazione dell’Europa Unita, stanno avvenendo tra le nazioni del
Vecchio Continente compresa l’Italia, e negli altri scambi tra l’Italia
e l’Est Europeo, l’Asia, l’Africa, l’America Latina che il recente
fenomeno dell’immigrazione ha avviato. Spera in un’integrazione nella
quale i connotati italiani perdano rilievo. Con la modernità, secondo
Sanfilippo, si potrebbe superare quanto è giunto dal passato ma non è un
cammino facile né breve e potrebbe comportare altri problemi. |
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