|
|
Un “giallo” d’autore di Antonio Stanca In tempi di riscoperta dello scrittore Giorgio Scerbanenco, pseudonimo di Vladimir Giorgio Ščerbanenko, Sellerio editore (Palermo) sta riproponendo la ristampa di alcune sue opere. Scerbanenco è nato a Kiev nel 1911 da padre ucraino e madre italiana ed è morto improvvisamente a Milano nel 1969, quando la sua fama aveva superato i confini nazionali. Dopo la morte del padre la madre, con Giorgio bambino, era venuta dalla Russia in Italia a Roma, poi, quando il figlio aveva sedici anni, si era trasferita a Milano dove, di lì a poco, era morta. Giorgio dovrà interrompere gli studi e svolgere varie attività prima di approdare alla scrittura. Inizierà a scrivere per giornali e riviste, mostrerà di possedere notevoli e naturali capacità in tal senso, di saper produrre quasi in continuazione e in ogni genere di narrazione, rosa, fantascienza, western, spionaggio, scriverà un numero illimitato di romanzi e racconti alcuni dei quali saranno pubblicati postumi, si collegherà con importanti case editrici, approderà al romanzo “giallo” nel 1940 con “Sei giorni di preavviso”, comparso allora nella serie “Supergialli” della Mondadori ed ora ristampato da Sellerio, riceverà, un anno prima della morte, il prestigioso riconoscimento parigino “Grand prix international de littérature policière”. “Sei giorni di preavviso” è il primo romanzo poliziesco scritto da Scerbanenco, seguiranno altri cinque negli anni ’40 e quattro negli anni ’60, i primi ambientati a Boston e costruiti intorno alla figura dell’investigatore Arthur Jelling, i secondi ambientati a Milano e con un altro protagonista, Duca Lamberti. Saranno questi lavori e soprattutto questi personaggi a rendere noto Scerbanenco in Italia e all’estero perché diversi, distinti dagli altri che in quegli anni e prima si erano visti ad opera di giallisti italiani e stranieri, soprattutto inglesi e americani, dei quali in Italia si era avvertita l’influenza. Jelling e Lamberti sono particolari, provengono da esperienze non richieste ad un investigatore, per caso diventano tali giacché Jelling lavora nell’archivio della polizia, Lambert è un ex-medico, che ha sofferto gravi problemi, ed entrambi non si sono liberati dalla loro timidezza, incertezza, indecisione, non sono audaci, intraprendenti. Nonostante i loro difetti riescono sempre a risolvere i casi, pur difficili, dei quali sono incaricati, a scoprire quanto a chi sta loro vicino, con loro lavora, sfugge o rimane sconosciuto. Sembra che Scerbanenco voglia mostrare cosa possono le mancanze di un “debole” in un mondo di forti, quanto valgono i pensieri semplici, che dei “deboli” sono caratteristici, anche in situazioni complicate, violente quali quelle del crimine ed in vicende oscure. E’ un’altra figura di commissario quella proposta dallo scrittore, un altro tipo di eroe, diverso dal tradizionale perché negativo, pauroso, a volte comico, in preda a molti dubbi. Così lo Jelling di “Sei giorni di preavviso”, il primo “strano” investigatore del primo romanzo “giallo” di Scerbanenco. Egli viene incaricato di far luce sugli anonimi biglietti che da un po’ di tempo e sistematicamente giungono per posta, nella Boston degli anno ’40, al noto attore cinematografico Philip Vaton e che lo avvisano della sua morte imminente, gli comunicano che tra giorni sarà ucciso. Jelling svolgerà molte indagini, compirà molto lavoro per sapere dei biglietti ed evitare il pericolo ma la situazione si complicherà sempre più e Vaton sarà trovato morto nel giorno che era stato annunciato. Continuerà, quindi, a lavorare Jelling e non si mostrerà mai convinto di quanto finora ha saputo con gli interrogatori o hanno pensato e pensano gli altri della polizia. Solo dopo interminabili e ripetuti tentativi riuscirà a chiarire il caso, a svelare l’assassino. Il suo è stato un percorso molto lungo e tortuoso, che, pur tra tanti luoghi, persone, situazioni, ha seguito soltanto i suoi pensieri, i suoi sospetti e per questo si è svolto a qualunque ora del giorno e della notte, in ogni condizione e posto, per questo quando tutto si era complicato al massimo, quando tutto sembrava possibile e tutto impossibile, è continuato fino a condurre Jelling alla soluzione. Non azioni precipitose, collettive, non l’uso della forza è servito ma la sottigliezza, l’impercettibilità di un pensiero comparso all’inizio e sempre, ovunque inseguito, ripreso anche quando sembrava dovesse essere abbandonato. Ad una dimensione semplice, ad una misura umana, alla quale finiscono per ridursi anche i colpevoli, Scerbanenco ha riportato un genere letterario come il “giallo”, gli ha procurato un modello che mancava tra i tanti da esso acquisiti in Italia e all’estero. Pure nello stile lo scrittore si mostra particolare poiché la sua scrittura aderisce tanto alle vicende rappresentate da farle sembrare vere, autentiche, come se stessero realmente accadendo. Per ottenere ciò non gli è servita un’istruzione, una formazione ma la condizione morale e spirituale della sua sola persona. Con Scerbanenco un uomo comune è diventato scrittore e di livello. |
La pagina
- Educazione&Scuola©