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Ida Scognamiglio, Breve viaggio tra l’infanzia e l’adolescenza alla ricerca della legalità smarrita, Edizioni per la Scuola Istituto Montessori, Grafica Campania, Somma Vesuviana (Na) 2003.
Il riconoscimento della soggettività precipua dei bambini, dei fanciulli e degli adolescenti, parimenti alla salvaguardia ed alla tutela dei lori principali diritti, è una conquista relativamente recente nella storia degli uomini. Basta scorrere un qualunque manuale di storia per rendersi conto che sin dall’antichità più remota i bambini non erano considerati persone, ma solo “materiali informi da plasmare con ogni mezzo, di proprietà dei genitori e con un modello di vita precostituito dagli adulti” (p. 13). Partendo da questa premessa, la giovane studiosa ed insegnante Ida Scognamiglio ha svolto un attento lavoro di ricostruzione storico-giuridica e di sapiente progettazione pedagogico-didattica sul complesso e variegato mondo dei bambini, dei fanciulli e degli adolescenti. Lavoro nato dalle attività laboratoriali effettuate durante un corso di perfezionamento svoltosi presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa di Napoli, le cui indicazioni, successivamente, sono state applicate e verificate nelle attività educative e didattiche dell’Istituto “Maria Montessori” di Somma Vesuviana nell’ambito del “Progetto di Educazione alla Legalità e alla Cittadinanza attiva”. Il saggio si articola in cinque sezioni - che spaziano dall’analisi della condizione infantile allo studio delle problematiche legate al disagio, alla devianza ed alla delinquenza minorile - attraverso le quali la Scognamiglio non solo ci restituisce una pregnante ricostruzione dell’evoluzione delle rappresentazioni dei bambini succedutesi nel corso dei secoli, ma formula anche delle convincenti indicazioni pedagogico-didattiche per prevenire ed arginare un fenomeno che giorno dopo giorno assume dimensioni sempre più allarmanti: il bullismo. Correttamente, esso viene inquadrato e compreso sullo sfondo delle radicali trasformazioni socio-economico-culturali che attraversano sempre più repentinamente, e spesso drammaticamente, le società contemporanee:
la rapida trasformazione dei costumi, l’accresciuto benessere e il progressivo sfaldamento dell’istituto familiare sono alcuni dei fattori sociali che vengono individuati come concause dei fenomeni di devianza giovanile. Non solo, anche gli schemi culturali che hanno caratterizzato la società negli anni addietro sono cambiati, non si vive più ricorrendo doti di onestà, dignità e modestia ma è la stessa società opulenta e consumistica che impone modelli di vita con “ideali” sempre più effimeri. Denaro successo, potere costituiscono le mete da raggiungere nel minore tempo possibile e con qualsiasi mezzo (p. 55).
Tutto ciò alimenta una sfrenata cultura consumistica, che fa leva soprattutto sui giovani, sempre più permeati dallo “spirito di gratificazione istantanea”, alimentandone comportamenti devianti. Proprio a proposito della devianza, Ida Scognamiglio evidenzia che
Sono stati individuati tre momenti per diventare devianti: 1) l’attrazione e l’affinità, altrimenti la persona non esce dal suo contesto, dal suo habitat; 2) l’affiliazione , non c’è il deviante solitario ma c’è sempre l’elemento di appartenenza cioè il gruppo: questo, anche per attenuare i sensi di colpa, produce un codice interno e dà una legittimazione; 3) la significazione cioè darsi dei segni un modo per essere conosciuti e costituisce un elemento di affermazione di se stessi (pp. 57-58).
Onde evitare la deriva verso pessimistiche nonché rinunciatarie teorie deterministiche, l’autrice richiama l’attenzione dei docenti e degli educatori sull’innovativo concetto di resilienza:
Il termine resilienza - sottolinea la Scognamiglio - è mutuato dall’ingegneria meccanica e serve per indicare la capacità di un materiale di ritornare alla forma originale dopo essere stato deformato sotto pressione; nella lingua inglese è impiegato anche per descrivere qualità umane. Infatti, con il termine resilienza si suole indicare la resistenza relativa agli effetti contrari delle esperienza a rischio (p. 59).
Infatti, è stato notato che numerosi bambini, nonostante vivano situazioni di disagio estremo, non manifestano comportamenti problematici, facendo leva da un lato sulla loro capacità di resistere alle esperienze distruttive e dall’altro di impegnarsi nella costruzione di una vita positiva. Pertanto, conclude la giovane studiosa, tutte le agenzie educative e formative diffuse sul territorio devono cooperare affinché i giovani diventino protagonisti del proprio destino facendo leva sulle loro capacità di resilienza:
Accrescere e stimolare la resilienza nei confronti dei giovani significa trovare in essi dei punti di forza, migliorarne le qualità intrinseche e individuare percorsi che contribuiscono al rafforzamento della propria autostima, insegnando loro a convivere con i propri fallimenti e trasformando le avversità in occasioni di crescita umana (p. 60).
Salvatore Lucchese
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