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Per una letteratura di consumo di Antonio Stanca In letteratura come nel cinema sta succedendo oggi che si cerchino effetti immediati, sorprendenti, sensazionali e che li si trovi in temi ispirati a violenza, horror, suspence, sesso. Ne è testimonianza la più recente produzione narrativa francese rappresentata dai giovani autori Louis Skorecki, Nicolas Jones-Gorlin, Eric Blenier-Burckel, Michka Assayas, Franca Maï. Essi, nei loro romanzi, rispettivamente "Il entrerait dans la legende", "Rose bon-bon", "Maniac", "Exhibition", "Momo qui kills", hanno trattato di vicende tra le più raccapriccianti per violenza e sessualità convinti di essersi attenuti, in tal modo, a quanto accade nella realtà dei nostri tempi e che questa sia ormai la via da seguire nella moderna attività narrativa. Il successo di pubblico è stato enorme e Catherine Millet, precorritrice in Francia di questa maniera con il suo best seller "La vita sessuale di Catherine M.", in una recente intervista ha dichiarato: "…i romanzi che raccontano serial killer, pedofili e stupri collettivi non fanno altro che rappresentare una realtà che è davanti agli occhi di tutti nei telegiornali della sera. Quindi, non c’è proprio nulla da scandalizzarsi…" ed ancora "…oggi la sessualità nei romanzi è molta più esplicita e mi sembra più giusto parlare direttamente di pornografia…". Ha poi aggiunto, a proposito delle contestazioni mosse alle suddette opere da parte di associazioni umanitarie preposte alla difesa dei diritti dell’uomo e del bambino, che non c’è censura o giudice che possa stabilire della validità o meno di un romanzo. Di tali dichiarazioni sorprende l’arbitrarietà usata nel trasgredire, in ambito letterario, regole valide non solo per il passato ma per sempre quali l’impegno della produzione, in prosa o in versi, a superare i limiti della contingenza, dell’evidenza alla ricerca di messaggi e significati non finiti, trascendenti. Soltanto così s’è potuto e si potrà parlare d’arte e non di cronaca. Per questa è sufficiente un qualunque mezzo di comunicazione come appunto la televisione: basterebbero le sue notizie ed immagini e non ci sarebbe bisogno né di romanzi né di film se entrambi i generi, come pensa la Millet, possono rifarsi a quelle. Si vivrebbe unicamente d’informazione, si annullerebbe ogni mezzo o modo di formazione, sparirebbe ogni aspirazione, finalità, idealità diversa da quelle diffuse. In effetti così già avviene e per questo motivo piuttosto che ricorrere ad insostenibili spiegazioni sarebbe molto più semplice ammettere che scrivere oggi di violenza e sesso ed avere tanto successo non significa riflettere la realtà dei tempi bensì adattarsi alle tendenze, ai gusti di un pubblico che vuole soprattutto essere soddisfatto nelle sue curiosità, nei suoi piaceri segreti, nelle sue manie e che quando nel libro trova confermato quanto ha ascoltato in televisione o visto al cinema fa dell’ autore il proprio idolo perché si convince di aver completato le conoscenze, di non avere niente da aggiungere senza rendersi conto di vivere uno stato di degrado e di esserne uno dei maggiori responsabili. Altre responsabilità non mancano in un processo storico così articolato come il moderno e contemporaneo e sono tante da aver diffuso la convinzione che qualsiasi stranezza si verifichi abbia in esso la sua naturale spiegazione e giustificazione. Perciò anche una letteratura ridotta, non solo in Francia ma in ogni parte del mondo moderno, ad oggetto di consumo, obbediente alle leggi del mercato, avrebbe le sue ragioni. Tra l’ altro s’interessano ad essa case editrici di lunga tradizione ed autori noti per aver operato in passato in maniera diversa. È scattata anche qui, come in ogni aspetto dell’attuale società, una corsa ad essere presenti, ad attirare l’attenzione, ad apparire qualunque sia la condizione fino ad assecondare le richieste del pubblico. Non si pensi, però, che questa sia la letteratura nuova, dei tempi moderni o che, come sostiene la Millet, non sia possibile valutarne il livello o la validità. C’è e ci sarà sempre, infatti, l’altra letteratura, quella che per voler essere vera ha accettato di muoversi nel buio, nel silenzio e, perciò, di essere vista e ascoltata da pochi. Essa non gode né dei tempi né del pubblico ma di entrambi ha fatto dei problemi e da entrambi è mossa verso valori che li superano. Ed anche quando sarà annullato o finito ogni altro termine di confronto circa quanto prodotto in lettere sarà essa a rappresentarlo. |
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