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Per una letteratura di consumo di Antonio Stanca
Di tali dichiarazioni sorprende l’arbitrarietà usata nel trasgredire, in ambito letterario, regole valide non solo per il passato ma per sempre quali l’impegno della produzione, in prosa o in versi, a superare i limiti della contingenza, dell’evidenza alla ricerca di messaggi e significati non finiti, trascendenti. Soltanto così s’è potuto e si potrà parlare d’arte e non di cronaca. Per questa è sufficiente un qualunque mezzo di comunicazione come appunto la televisione: basterebbero le sue notizie ed immagini e non ci sarebbe bisogno né di romanzi né di film se entrambi i generi, come pensa la Millet, possono rifarsi a quelle. Si vivrebbe unicamente d’informazione, si annullerebbe ogni mezzo o modo di formazione, sparirebbe ogni aspirazione, finalità, idealità diversa da quelle diffuse. In effetti così già avviene e per questo motivo piuttosto che ricorrere ad insostenibili spiegazioni sarebbe molto più semplice ammettere che scrivere oggi di violenza e sesso ed avere tanto successo non significa riflettere la realtà dei tempi bensì adattarsi alle tendenze, ai gusti di un pubblico che vuole soprattutto essere soddisfatto nelle sue curiosità, nei suoi piaceri segreti, nelle sue manie e che quando nel libro trova confermato quanto ha ascoltato in televisione o visto al cinema fa dell’ autore il proprio idolo perché si convince di aver completato le conoscenze, di non avere niente da aggiungere senza rendersi conto di vivere uno stato di degrado e di esserne uno dei maggiori responsabili. Altre responsabilità non mancano in un processo storico così articolato come il moderno e contemporaneo e sono tante da aver diffuso la convinzione che qualsiasi stranezza si verifichi abbia in esso la sua naturale spiegazione e giustificazione. Perciò anche una letteratura ridotta, non solo in Francia ma in ogni parte del mondo moderno, ad oggetto di consumo, obbediente alle leggi del mercato, avrebbe le sue ragioni. Tra l’ altro s’interessano ad essa case editrici di lunga tradizione ed autori noti per aver operato in passato in maniera diversa. È scattata anche qui, come in ogni aspetto dell’attuale società, una corsa ad essere presenti, ad attirare l’attenzione, ad apparire qualunque sia la condizione fino ad assecondare le richieste del pubblico. Non si pensi, però, che questa sia la letteratura nuova, dei tempi moderni o che, come sostiene la Millet, non sia possibile valutarne il livello o la validità. C’è e ci sarà sempre, infatti, l’altra letteratura, quella che per voler essere vera ha accettato di muoversi nel buio, nel silenzio e, perciò, di essere vista e ascoltata da pochi. Essa non gode né dei tempi né del pubblico ma di entrambi ha fatto dei problemi e da entrambi è mossa verso valori che li superano. Ed anche quando sarà annullato o finito ogni altro termine di confronto circa quanto prodotto in lettere sarà essa a rappresentarlo. |
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