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Dagli atti del Convegno Internazionale di studi “Filosofia Donne Filosofie” – Università degli studi di Lecce LA FIGURA FEMMINILE NELL’OPERA DI IGNAZIO SILONE di Antonio Stanca Ignazio Silone (Pescina dei Marsi, L’Aquila, 1900 – Ginevra 1978) è un “caso” non solo letterario ma anche e soprattutto umano. Un “caso “ piuttosto difficile giacché tante sono le possibilità d’intenderlo, le ascendenze e prospettive che gli si possono attribuire, le circostanze che lo hanno favorito od ostacolato e tanto contrastata ne è stata ed è la fortuna. Questo fa di un autore e della sua opera un “caso” e si verifica generalmente quando entrambi sono alieni da schematizzazioni o non riducibili entro i canoni di una scuola o ideologia ben determinata. Sono autori per i quali è più importante essere che apparire, più degli altri piegati in sé ad indagare i “moti” del proprio animo perché naturalmente propensi o sospintivi da circostanze esterne. Quando le voci di questi animi saranno divenute quelle dell’arte, quando i loro problemi avranno trovato un modo per esprimersi, allora ne sorgeranno altri relativi all’interpretazione e comprensione. Ne deriveranno per la critica situazioni ardue dal momento che non serviranno i soliti sistemi d’indagine. Così è successo per Silone e per questi motivi il giudizio critico sull’uomo e l’artista non risulta ancora consolidato bensì molto dibattuto specie in Italia. A provocare il fenomeno potrebbe essere stato il contrasto che spesso si crea in paesi come il nostro tra la lunga ed elevata tradizione letteraria ed artistica, la sistematica e raffinata elaborazione critica ed un evento insolito per immediatezza e spontaneità, una manifestazione non facilmente riconducibile a studiate e complicate esigenze. Si spiegherebbe, così, anche il favore di cui Silone ha goduto all’estero e soprattutto nei paesi di cultura anglosassone come l’Inghilterra e gli Stati Uniti, dove minore è, in ambito culturale, l’incidenza del passato e più propensa l’opinione a condividere ed apprezzare il valore di una novità. Incoraggiati da tale esempio e convinti che le ambiguità ancora permanenti nel “caso” Silone saranno chiarite e l’uomo e l’opera saranno restituiti alla loro autenticità, ci si propone d’indagare su alcuni aspetti del fenomeno al fine di far emergere particolari utili ad una sua più ampia illustrazione e comprensione. * * * * * Con Silone si può dire che, presso i critici, l’intento di polemizzare sia prevalso su quello di esaminare quanto avrebbe potuto contribuire a chiarirlo meglio. Non sembra che si sia dedicata particolare attenzione a certi aspetti e sviluppi del suo pensiero, a certe creazioni come quelle femminili. Ad alcuni studiosi1 sono parse secondarie e le situazioni sentimentali da esse comportate sono sembrate non riuscite a causa dell’incapacità dello scrittore. Sono affermazioni che non possono essere accolte se si tiene conto che in Silone la sentimentalità è diffusa e quella femminile non va limitata al rapporto d’amore ma intesa come moto affettivo, trasporto dell’anima, partecipazione spirituale, che investe la donna e la eleva ad una superiore dimensione umana e morale. Silone non è l’autore di romanzi d’amore né s’impegna ad esserlo poiché amore, maschile o femminile, è per lui ed in lui azione, impegno, dedizione, proiezione di tutte le facoltà verso un’idealità che le contenga e superi. Vista in tale contesto, l’affezione della donna verso l’uomo diviene un fattore determinante nello sviluppo dell’azione dal momento che la promuove, ne è parte essenziale. Se l’uomo siloniano incarna l’aspirazione dell’autore al raggiungimento di un bene collettivo, se egli vive e si muove facendosi carico di un compito che lo supera poiché di tutti, la donna che a lui s’accosta non può pensare di ridurre il loro rapporto ad una semplice vicenda sentimentale ma si sente disposta a partecipare di tale ampia umanità ed a sacrificarvi ogni interesse proprio. Ella non è approdata ad un uomo comune ma ad una figura complessa nella quale si agitano pensieri e problemi superiori a quelli individuali. Di fronte a tanta altezza la donna giungerà a sentire inferiore il proprio sentimento ed a privarsene nel caso rappresenti un ostacolo per essa.2 Accanto all’uomo-eroe la donna diviene un’eroina ed entrambi vivono e perseguono un ideale comune: nessuno dei due è libero di pensare a sé, al proprio bene e soltanto così si sono resi possibili il loro incontro e rapporto. Entrambi sono animati da spirito di abnegazione, rinuncia, sofferenza, sacrificio e il loro amore è un sentimento che li unisce soprattutto nella lotta, nella tensione verso una vita migliore, una società rinnovata non solo per loro ma anche per gli altri, per tutti. A far avvicinare i due hanno contribuito dei valori ideali nutriti autonomamente e per questo in Silone non sempre c’è bisogno dell’uomo perché la donna diventi un’eroina, non sempre ella matura le sue aspirazioni insieme a lui. E’ una prova delle convinzioni umane e morali nutrite dalla donna, della sua fermezza a perseguirle e attuarle, del suo distacco da ogni bisogno individuale, da ogni esigenza personale compresa quella dell’amore. * * * * * Soltanto in tale prospettiva si possono spiegare gli eroi e le eroine di Silone: ognuno di loro impersona l’innata ansia di giustizia, fratellanza, carità umana e sociale, l’acceso desiderio di bene comune, che erano dell’autore. Silone proviene da una terra, da un ambiente assetati di tutto questo e si è impegnato ad essere il portavoce di un dramma secolare, del dolore causato da tante ingiustizie e sopraffazioni. Egli ha sofferto, ha patito quel dramma, si è sentito responsabile al punto da volerne divenire la sua coscienza, il suo testimone, da farlo assurgere ad una dimensione più estesa. La particolarità del fenomeno abruzzese acquista, tramite Silone, un carattere universale, diviene paradigma dell’intera umanità, elemento di pensiero e sentimento, corpo ed anima, vita, letteratura, arte. Tale sviluppo è stato reso possibile da una scrittura impegnata a rappresentare il travaglio spirituale dell’uomo Silone che prima aveva creduto ai grandi ideali sociali della religione e della politica, alla loro capacità di riscatto e poi, vedendoli guastati e corrotti dalla storia, ha intravisto solo nella formazione di una nuova umanità il modo per quel riscatto. Parallelamente a tale processo la prosa siloniana sarebbe passata dall’oggettività iniziale3 ad una sempre maggiore soggettivazione, si sarebbe concentrata nella creazione di figure singolari: i problemi, i propositi dell’uomo si sarebbero identificati con quelli dei personaggi creati dall’autore. Tale tendenza ad umanizzare, personalizzare, soggettivare avrebbe ridotto, nelle opere di Silone, le dinamiche esteriori a vantaggio di un movimento interiore. Rifiutate le deviazioni subite dalla religione e dalla politica ad opera della Chiesa e del partito si avvia una ricerca in interiore homine tendente a recuperare quanto, nella storia, è andato smarrito, cioè il senso, il significato, il valore dell’uomo, l’importanza della morale individuale, della spiritualità del singolo al fine di preparare quella più diffusa condizione sentimentale necessaria a ristabilire le sorti del mondo. Silone è passato, nella vita e nell’opera, dalla fede in una rivoluzione storica, politica, alla speranza in una rivoluzione morale, ha ripiegato sull’uomo e sui suoi sentimenti senza perdere di vista i bisogni concreti. Ritrovato dall’uomo, lo spirito sarebbe dovuto divenire dell’umanità, avrebbe dovuto rinnovarla, salvarla. * * * * * In una prospettiva così ampia e articolata anche la donna, s’è detto, viene coinvolta e partecipa di quanto si svolge. Naturalmente non tutte le donne siloniane poiché, data la diversa ambientazione delle opere, s’era quasi obbligati a rispettare le regole del posto e ad intravedere solo in certi casi gli elementi utili per la costruzione del personaggio. Come l’eroe anche l’eroina siloniana si trova sola in un ambiente carico di superstizioni e pregiudizi ed a causa di questi, perché donna, è costretta a lottare contro maggiori ostacoli per poter arrecare il suo contributo alla causa ideale perseguita. E’ più difficile per lei far parte della schiera degli “eletti” e, tuttavia, tanto sentito è il richiamo che nessuna difficoltà può fermarla. A volte esso le è giunto tramite un rapporto d’amore, che è servito a trasmetterle, farle vivere l’aspirazione che era dell’uomo e disporla a sacrifici estremi come quello di rinunciare al proprio bene perché l’innamorato fosse libero di seguire uno più grande. Così è stato per la prima delle donne siloniane, Elvira4: ella vive il sentimento di giustizia sociale dell’uomo fino al punto da sentirsi da esso trasformata ed accettare di sacrificarsi per lui che rappresenta l’esempio concreto del “Regno” sperato e che, per un caso del destino, è venuto a contatto con lei5. Anche la Cristina di Vino e pane6 si sacrifica per seguire le azioni, i pensieri dell’uomo, che le si sono rivelati improvvisamente in tutta la loro forza d’animo e in un fervore teso al cambiamento, miglioramento della società mediante un’azione di recupero e diffusione dei più autentici principi e valori umani. Dallo stesso spirito di lotta politica non disgiunto dall’impegno morale, dallo stesso entusiasmo è animata l’anticonformista Faustina, che, ne Il seme sotto la neve7, si mostra attratta dalla personalità del protagonista. Nella riduzione teatrale di quest’opera, cioè Ed egli si nascose8, sarà Annina la figura di maggior rilievo, inseparabile dalle sue idee, dall’ardore di carità verso il prossimo e dall’affetto per l’uomo anche quando avrà tradito i compagni d’azione politica. Ancora su uno sfondo di carattere politico e sociale si colloca la vicenda personale della ragazza ebrea Stella, che, in Una manciata di more9, vorrebbe darsi la morte quando scopre di essere stata indotta con inganno ad agire contro il suo uomo. Inoltre ella non smetterà mai di credere nel comunismo e d’intenderlo come missione per l’umanità sulla terra, come partecipazione necessaria ai problemi dei più bisognosi. Lontano dall’impegno politico, evidente in queste opere ed in nome di “un sentimento di amore grande e pieno” da opporre ad una società gravida di preconcetti e scarsamente indulgente ai problemi dell’anima, avviene il sacrificio di Ortensia ne Il segreto di Luca10. L’amore della giovane Silvia e il tormento per averlo usato e tradito fanno sì che, ne La volpe e le camelie11, Cefalù cerchi la morte nelle acque di un lago. Un ennesimo esempio femminile di abnegazione e spirito di carità è offerto dall’umile tessitrice Concetta, che, ne L’avventura di un povero cristiano12, presterà instancabilmente i suoi servizi ai frati ed a Celestino perseguitati. Anch’ella sentirà i problemi degli altri come suoi e la solidarietà e l’opera profuse le faranno vivere una dimensione diversa perché spirituale, ideale. E verrà, infine, la vicenda di suor Severina13. Per lei sarà il caso a svelare gli oscuri e ingiusti meccanismi che regolano i rapporti umani e sociali, a far esplodere dei turbamenti avviati e maturare una crisi già in atto. Severina vorrebbe l’avvento di una società, di una vita rinnovata dallo e nello spirito e per questo “condivide la sorte della povera gente”, lotta e continua a sperare pur in punto di morte. * * * * * La serie delle eroine siloniane s’è iniziata con Elvira e conclusa con Severina, ha interessato la produzione dello scrittore dall’inizio alla fine. In Silone la donna non è mai mancata e non è stata un problema14 ed anche se lo spazio a lei riservato, tranne nell’ultimo romanzo, può dirsi piuttosto contenuto rispetto a quello dedicato alla rappresentazione di altre figure, situazioni e vicende, non si deve pensare che l’universo siloniano sia stato essenzialmente maschile. S’è detto dei problemi che la particolare ambientazione delle opere poteva procurare all’autore ogni volta che avrebbe trattato di donne ma questo, se ha ridotto il numero delle loro presenze, non ha diminuito l’attenzione ad esse rivolta né la loro importanza nello svolgimento dei fatti. A volte, anzi, è stata la donna a determinare il comportamento dell’uomo: Elvira lo ha fatto per Berardo, Ortensia per Luca, Silvia per Cefalù. Quindi essa è valsa per quanto ha rappresentato, per il suo significato e in questo senso sarebbe possibile ricavare da ognuna delle figure femminili siloniane gli elementi necessari per comporre un unico, complesso personaggio, per esprimere un solo, ampio pensiero. Nonostante i loro tratti distintivi attribuibili alle diverse condizioni e circostanze vissute, uno spirito unico le unisce tutte sì da poter parlare di un eterno femminino che percorre l’intera produzione siloniana. Di Silone non ci rimangono tante figure femminili bensì lo sviluppo e l’ampliamento di una sola, che, comparsa all’inizio, si è mostrata poi in situazioni personali, ambientali, temporali, sociali, culturali diverse, che sono servite ad arricchirla più che distinguerla. E non sempre, s’è pure detto, è stato necessario che fossero donne innamorate perché si sentissero chiamate a svolgere un compito diverso da quello che l’opinione comune avrebbe loro attribuito. Anche da parte femminile giunge a Silone la testimonianza di un’umanità sofferente ed impegnata nella ricerca della sua via; anche le donne sono delle “povere cristiane” votate a vivere “l’avventura” della vita; anche la loro voce è quella dell’autore e la loro evoluzione quella del suo pensiero. Esse hanno apportato nuovi contributi al personaggio unico che si è andato definendo nella produzione di Silone, sono state altre tappe nel percorso intrapreso, nel processo di approssimazione alla verità che avviene nello scrittore ed è destinato a rimanere incompiuto anche se arricchito da ogni opera. La figura femminile rappresenta uno di questi arricchimenti nell’intrapresa “avventura d’un povero cristiano” e non poteva mancare questo elemento in un autore che si era assunto il compito di ricercare nell’uomo gli aspetti che potevano servire a rinnovarlo, di comporre con essi quella figura, quella vita nuova, verso la quale il suo spirito tendeva. Si trattava di soddisfare i bisogni, di placare l’inquietudine di una coscienza non evadendo il problema nell’elaborazione di un astratto sistema d’idee ma vivendolo come prova continua, confronto interminabile tra bene e male, al quale tutti, comprese le donne, dovevano sentirsi interessati. * * * * * Tale spirito rivoluzionario, senso cristiano e sociale della vita, amore per gli umili, sono un’altra eredità proveniente a Silone dal comunismo e dal cattolicesimo ed in lui operante pur quando era divenuto un “comunista senza partito, un cristiano senza Chiesa”. Animato dallo spirito più autentico delle due credenze e identificandolo in una disposizione morale unica, Silone sarebbe pervenuto alla letteratura, all’arte come al modo migliore per continuare a nutrire i propositi altrove delusi. Queste non sarebbero state per lui attività d’ evasione ché in tal modo avrebbero rappresentato la sua sconfitta di fronte al male constatato15, non avrebbero ripiegato nella costruzione di valori soltanto ideali ma sarebbero rimaste vicine, aderenti alla realtà poiché avrebbero creduto possibile un suo rinnovamento mediante l’applicazione ad essa dell’idea. Il diffuso contrasto tra ideale a reale, che ha interessato tanti autori moderni e vi ha trovato tante soluzioni, veniva ora da Silone vissuto e risolto in maniera particolare: esso non era considerato tanto grave da far rinunciare all’idea di poterlo eliminare mediante un’azione di lotta che opponesse a valori falsi altri veri, autentici, a risultati illusori altri concreti, reali, propri dell’uomo, della sua vita e società. Silone non rinuncerà mai a perseguire i suoi intenti di carattere umano, sociale, di bene comune ma se ne farà dei doveri per sé ed i suoi personaggi. Perciò questi, anche quando saranno divenuti meno realisti, non smetteranno di finalizzare concretamente il proprio impegno, di pensare anche agli altri, di cercare d’attuare nella realtà le proprie idealità. Un problema reale è divenuto morale e il lavoro richiesto un dovere dell’anima: il messaggio siloniano si è esteso oltre ogni contingenza, si è ampliato all’infinito. Immesso in tale linea di sviluppo era necessario che Silone giungesse a concepire Severina, la donna che vive essenzialmente delle esigenze dell’anima e della ricerca di quanto può soddisfarle. Da Elvira, donna comune in una situazione concreta, è giunto a Severina, donna d’elezione, per la quale valgono soprattutto i “moti” del cuore. Tra l’una e l’altra ci sono state tante figure e vicende che sono servite a prepararla. Ella ha tutte le qualità, spirito di sofferenza e di privazione, ansia di rinnovamento morale e sociale, dei precedenti personaggi, maschili o femminili, ma ne è distinta perché internamente percorsa da un movimento spirituale che la rende inquieta già prima dell’episodio che scatenerà la sua rivolta. Anche Severina sentirà il dovere della solidarietà umana e dell’azione costruttiva ma mancherà alla sua vicenda quell’intreccio d’interessi che spesso in Silone si è instaurato tra il protagonista e gli altri e l’ambiente. Ella è sola e campeggia al centro di una situazione che è sua. Mentre prima la donna era soltanto un elemento costitutivo e avvalorante ora intorno a lei si costituisce il resto e tutto reca il segno della crisi spirituale che l’ha fatta assurgere al ruolo di protagonista unica dell’opera. E’ un’acquisizione determinante nel processo del pensiero siloniano: se la donna aveva generalmente contribuito ad ampliare l’umanità maschile, Severina rappresenta un diverso e maggiore ampliamento perchè relativo alla propria figura morale, al proprio personaggio spirituale. Riferiti a questi valori i suoi caratteri si estendono oltre ogni tempo, luogo, ambiente, si liberano da quanto poteva ridurli e acquistano un significato vastissimo. Tramite Severina Silone ha indicato per la vita e la letteratura un nuovo modo di essere donna, di vivere da donna. Che un personaggio femminile fosse chiamato ad esprimere il disagio morale patito dall’autore di fronte ad una situazione sociale, politica religiosa quale la moderna, è una rivelazione per le nostre lettere, che si vedono indicare, in tal modo, nuove e suggestive vie da percorrere, diversi orizzonti da esplorare. All’uomo-personaggio la donna-personaggio, che agisce di là dalle contingenze, aggiunge valore e completamento poiché fa dell’impegno a risanare il problema sofferto un aspetto naturale, inalienabile della vita dello spirito in qualunque luogo o tempo questa si verifichi. E’ lei ad estendere oltre ogni misura il significato del messaggio siloniano, con lei l’umanità finisce di avere un solo genere e tutta anela a rinnovarsi tramite la ricerca e rivalutazione di quanto ha smarrito del suo prezioso patrimonio.
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