|
|
Il successo dei deboli di Antonio Stanca
Sembra di assistere ad una trasposizione, sullo schermo, di quei personaggi creati da tanta letteratura decadente soprattutto di genere narrativo. In Spiderman sembra di poter riconoscere lo Stephen Dedalus di James Joyce (1882 – 1941), lo Zeno Cosini di Italo Svevo (1861 – 1928), “l’uomo senza qualità” di Robert Musil (1880- 1942) ed ogni altro personaggio debole, mai sicuro delle sue scelte, sempre superato dalle circostanze, nel quale molti autori tra Ottocento e Novecento e, con esiti alterni, anche dopo hanno trasferito i loro problemi di fronte ad un mondo, una società, una vita che divenivano sempre più difficili. Ma fin quando è stato un luogo letterario quello dell’uomo debole è rimasto lontano dal grosso pubblico specie in area decadente dove l’autore, come il suo personaggio, si sentiva e si voleva diverso dalla comunità. Nel 1962 una figura molto simile compare in un fumetto elaborato da Stan Lee e disegnato da Steve Ditko: è l’uomo-ragno che, dopo un periodo di crisi, verrà rilanciato, negli anni ’80, da Roger Stern ed avrà spazio tra un pubblico maggiore di quello limitato ai soli lettori di opere letterarie. Ora, con i film di Raimi, quello spazio è divenuto estesissimo e la figura dell’uomo debole trasformata in un motivo diffuso, in un luogo comune visti l’interesse e la partecipazione con i quali viene seguita. Non possono essere rintracciati collegamenti tra le due manifestazioni, la letteraria e la cinematografica, ma si può osservare come ai mezzi di comunicazione di massa, fumetti, cinema, televisione, riesca più facile raggiungere il pubblico e come oggi i tempi siano maturati al punto che quello stato di fragilità morale, proprio degli autori decadenti di fronte ad un mondo sempre più sicuro materialmente, può essere considerato una diffusa condizione dello spirito. L’atmosfera che allora era dei soli “eletti” è ora di tutti: non di una conquista si può dire ma di una perdita! |
La pagina
- Educazione&Scuola©