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Per una cultura della canzone di Antonio Stanca
Come in politica si tendeva, in quegli anni, a considerare e rivalutare la condizione popolare risultata ancor più immiserita dalle gravi conseguenze della guerra mondiale, come nella letteratura e nel cinema ci si era orientati ad impegnarsi nel reale, nel quotidiano e si era giunti alla formazione della corrente neorealista, così nella musica, detta extra-accademica o extra-colta o leggera per distinguerla dalla colta o classica, si attingeva dalla vita, dalla realtà, da quanto vi accadeva, da cosa si pensava, da come si parlava: era l’atmosfera del momento! In simile contesto la figura e l’opera di Michele Straniero risultarono determinanti giacché egli non era soltanto un cantante o musicista o compositore ma anche uno studioso, un ricercatore, un etnologo, un esperto conoscitore di ambienti, usi, costumi, lingue popolari. Aveva studiato il folklore, le tradizioni, i dialetti di tante zone d’Italia e il suo contributo al gruppo torinese è stato molto importante giacché lo sensibilizzò sia verso il bisogno di dire in musica quanto avveniva nella realtà d’ogni giorno sia verso il recupero, tramite la canzone, di quanto d’italiano popolare, dialettale esisteva nella nostra nazione e nel quale andava cercato il nostro documento d’identità. Un fatto culturale diviene la canzone con Straniero, un’espressione che acquista il diritto, la dignità di altre già lungamente e ampiamente riconosciute, la possibilità di rappresentare, insieme a queste, gli umori di un’epoca e di continuare a valere per sempre. E’ questo il proposito che anima gli autori del libro, dimostrare come il lavoro dello Straniero non sia da ridurre al momento torinese ma da estendere alla storia della canzone italiana, da identificare con una svolta essenziale da essa registrata e col suo inserimento nell’ambito delle attività culturali. Dopo "Cantacronache", durato soltanto alcuni anni, l’operazione si trasferirà a Milano, assumerà il nome di "Nuovo Canzoniere Italiano", sarà condotta da altri musicisti e compositori ma identici a quelli dei torinesi rimarranno gli obiettivi. Cresceranno i rapporti, gli scambi con i contemporanei autori di letteratura, con registi cinematografici e teatrali, insorgeranno molti ostacoli sia presso il pubblico sia presso la critica essendo entrambi impreparati riguardo alla novità rappresentata dalla "canzone impegnata". Anche in queste circostanze ed anche a Milano Straniero continuerà ad essere presente, ad agire, a valere. A volte la sua azione non sarà molto evidente, avverrà dietro le quinte o nel privato o tra una ristretta cerchia d’amici ma gli esiti saranno sempre rintracciabili al punto che non ci sarà fino ad oggi nessun autore o esecutore di "canzone impegnata" che non riconosca di aver risentito della lezione di Straniero. Questa è l’indiscussa verità che emerge dalle numerose interviste contenute dal libro e che pone Straniero nella posizione del maestro di una maniera, di una tendenza che non scomparirà più. E’ mezzo secolo di storia che i due giornalisti-autori fanno scorrere nel libro attraverso la lente musicale ed è Michele Luciano Straniero che fanno emergere ad ogni passo di tale cammino sicché anche per chi lo conosceva appena egli assume l’importanza di un personaggio del quale non può essere trascurata la funzione, la validità di un protagonista. |
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