Succede in Italia…
di
Antonio Stanca
Sempre
più frequente è divenuto, in Italia, il fenomeno di personaggi noti
nell’ambito televisivo o in altri settori della vita pubblica che per
consolidare o recuperare la propria posizione si trasformano in autori
di libri, romanzi, saggi o altri generi, e ottengono successo presso il
pubblico dei lettori . Questo si mostra ben disposto verso le loro opere
perché provengono da persone che già conosce, non bada al contenuto né
alla forma, non esercita alcuna analisi e generalmente ne fa un valore
anche se spesso molte sono le mancanze che contengono. Si è diffusa, in
tal modo, da noi l’opinione che sia possibile produrre e leggere scritti
d’ogni tipo e si sono ancor più aggravate la disattenzione e
diseducazione verso la scrittura impegnata. Gli autori di questa, che
già avevano visto ridotta la propria figura dal sopraggiungere dei tempi
moderni e dall’affermazione di valori diversi, lontani dall’idealità
richiesta dall’arte, ora soffrono pure della moltitudine di autori che
operano lontani da ogni ispirazione e sono favoriti dalle circostanze.
Costoro scrivono non per sé ma per gli altri, non perché perseguono
aspirazioni trascendenti o si sentono idealmente collegati ad un passato
da superare ed un futuro da preparare ma perché sono inseriti nel
presente, ridotti ad esso con la sola prospettiva della creazione o
consolidamento della propria fama e della facilità di ottenerli. In
vista di ciò da parte loro è stato abbandonato, se c’era, ogni intento
di carattere morale o spirituale, non hanno avuto paura dei giudizi e si
è assistito ad una vera e propria proliferazione dei loro scritti. Così
è successo che si siano diffusi tanti linguaggi, tanti modi espressivi,
che siano divenuti innumerevoli, non abbiano usato alcuna osservanza, si
siano dati delle regole proprie, insomma abbiano invaso e guastato
quella lingua che avrebbero dovuto usare e rispettare. Il fenomeno, s’è
detto, è stato favorito anche dai lettori italiani sempre più pigri,
sempre meno preparati e quasi totalmente ammaestrati da una televisione
che propone modelli, costumi, argomenti, pensieri, linguaggi. Come
potrebbero sospettare, quei lettori, che, nella maggioranza dei casi,
non si tratta di scrittori? Pertanto la via è libera a tutti i tipi di
contenuto e forma giacché autori e lettori si trovano in consonanza: i
primi si servono degli altri e contano su essi. Autori nuovi, attenti
più ad attirare che ad impegnarsi, lettori nuovi alla ricerca di facili
emozioni, linguaggi nuovi, culture nuove hanno fatto quasi smarrire le
tracce della cultura e lingua della nostra nazione. Se poi si tiene
conto che il fenomeno sta avvenendo in un paese mai unito culturalmente
e linguisticamente si deduce che da noi, a questo riguardo, è destinata
a regnare la confusione e forse per sempre.
Nella storia d’Italia è
soltanto da poco più di cent’anni che non esistono le divisioni di
carattere politico, poi sono cadute quelle sociali, economiche,
culturali, linguistiche. Per rimuovere quest’ultime si è operato anche
tramite la scuola o altre istituzioni o iniziative. Ma prima che
potessero essere ottenuti risultati effettivi sono sopraggiunti i tempi
moderni ai quali tutto, compresa la scuola, la letteratura, la lingua,
si è andato gradualmente adeguando. Anche la televisione era sembrata un
mezzo adatto a completare l’intrapresa opera di unificazione culturale e
linguistica e molti programmi vi furono finalizzati. Gli esiti ,
tuttavia, non si sono avuti perché nel giro di pochi anni la televisione
è divenuta un’altra espressione di quanto avveniva nella vita e nella
realtà della nostra nazione. Come in queste pure in televisione gli
spazi per la vera cultura si sono ristretti e l’omologazione cercata è
risultata negativa dal momento che, tramite il mezzo televisivo, si è
arrivati a sentirsi uniti per interessi lontani da quelli di una cultura
e lingua nazionali.
Sarebbe, quindi, il
momento di chiedersi come fare ma, viste le enormi e gravi dimensioni
assunte dal problema ultimamente anche a causa della riscoperta e
rivalutazione delle varie, infinite culture e lingue territoriali, si
potrebbe pensare che non ci sia soluzione.
Un destino il nostro,
una colpa o una necessità?
Alla domanda non si
potrà mai rispondere perché non sarà mai possibile stabilire con
esattezza quanto il fenomeno sia d’attribuire a cause esterne,
indipendenti da qualunque volontà, e quanto a cause collegate con azioni
ed intenzioni. Si potrà soltanto constatare che i molti hanno vinto sui
pochi e siccome questi, pur ridotti, non hanno mai accennato a
conformarsi si dovrà accettare di continuare all’infinito una condizione
di conflitto nella quale sarà sempre più arduo distinguere tra le
ragioni dei tempi e quelle degli uomini. |