Prima Pagina
Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
Direttore responsabile: Dario Cillo


 

In televisione come nella vita

di Antonio Stanca

Non dal serio al faceto come comunemente si dice di fronte ad un  passaggio improvviso, un repentino cambiamento di scena ma dal tragico al comico viene da dire oggi di fronte ai programmi televisivi che passano dall’informazione su gravissimi fatti di cronaca se non di guerra a trasmissioni disimpegnate. Queste costituiscono la maggior parte degli spettacoli e vanno dai tanti film spesso noti, lunghissime telenovele, inesauribili quiz, straripante pubblicità, a lezioni di arte culinaria, musica, canto, cartoni animati fino al dilagante erotismo notturno. A tutto ciò che può incuriosire e soprattutto piacere la televisione dedica i suoi spazi maggiori ed i minori a ciò che può allarmare come incidenti stradali, violenza privata e pubblica, gravissimi illeciti, terrorismo, guerra. Sembrerebbe che essa voglia distrarre, con tali e tanti programmi, da quanto di grave avviene nel mondo, che voglia tenere lontano il male che ai nostri giorni procede come mai era successo. Invece avviene così perché la televisione attuale, a differenza di quella di un passato non molto lontano, trascura i programmi che richiedono capacità, impegno per chi li realizza e attenzione per chi li segue. Come in altre parti anche in televisione c’è stato uno scadimento, una svalutazione senza precedenti e senza possibilità di recupero. Come nella vita non si perseguono più  ideali, non si ambisce a correggere, cambiare, migliorare perché ci si sente arrivati, compiuti pur se determinati dall’esterno, dalle regole del consumo, da richieste contingenti, bisogni immediati, così in televisione si è rinunciato ai valori perseguiti in passato, ai propositi d’istruire le masse, maturare la loro coscienza, si è smesso di distinguersi tra i mezzi di comunicazione anche perché si sono aggiunti tanti altri che si è reso necessario concorrere con loro e sullo stesso terreno, trasmettendo, cioè, non quanto vale o forma o eleva ma quanto incuriosisce e diverte. Senza che sia possibile stabilire con precisione a chi attribuire le responsabilità del fenomeno si è giunti ad una televisione tanto adattata alla nuova condizione individuale e sociale da accogliere tutto di questa, rifletterlo ed offrirlo a spettatori che non hanno particolari esigenze, sono soddisfatti della situazione, la ritengono la migliore tale è la loro mediocrità.

Tra tanta superficialità piombano, in televisione, come fulmini a ciel sereno, simili a squarci improvvisi, notizie tra le più terrificanti relative a persone, ambienti vicini o lontani, italiani o stranieri. Ma appena finiti questi tristi annunci si torna alla pubblicità, a giocare con i quiz, alle telenovele, a divertirsi, a ridere. Quella tragica è stata una breve pausa che è risultata ridotta, nella sua gravità, da quanto l’ha preceduta e seguita. Sia nella vita sia in televisione la rovina, la crisi convivono accanto alla vanità, all’esibizione, sopraffatte da queste e incapaci di avviare un processo di revisione, un’azione di recupero. Quando tutto procede in un senso non c’è tempo né luogo né modo per altri sensi, quando si è convinti di vivere una diffusa positività, lontana, marginale appare ogni negatività.


La pagina
- Educazione&Scuola©