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Dalla guerra alla pace
(Per una storia nuova)

di Antonio Stanca

 

E’ imminente, per i tipi della Longanesi, la pubblicazione del libro "Lettere contro la guerra" del giornalista-scrittore Tiziano Terzani. Questi, nato a Firenze nel 1938, laureato in legge, collabora da tempo col "Corriere della Sera" e per circa trent’anni è stato inviato speciale del settimanale tedesco "Der Spiegel" in molti paesi e città dell’Asia. Da quando ha compiuto sessant’anni vive tra un rifugio quasi introvabile sui monti dell’Himalaya ed una cascina nei pressi di Firenze. Coniugato con Angela, scrittrice tedesca nata a Firenze, è padre e nonno ed al nipote, Novalis, dedica questo libro che è il suo settimo e raccoglie le lettere da lui inviate al "Corriere della Sera" dopo l’attentato dell’11 Settembre alle Torri Gemelle e la conseguente guerra in Afghanistan.

"Restare da solo nel mio rifugio nell’Himalaya…mentre l’umanità era ad una svolta di imbarbarimento, m’è parso assurdo, impossibile" ha dichiarato il Terzani a chi lo intervistava in questa circostanza ed ha pure esposto i suoi programmi più immediati. Tra essi rientra una serie di conferenze da tenere in diversi luoghi d’Italia dove è stato invitato, università, scuole, un convento, un carcere e rivolte in particolare ai giovani, miranti, cioè, ad educare, formare la nuova generazione all’idea della pace, sensibilizzarla riguardo ad un principio, un valore, una situazione dei quali si avverte l’importanza, la necessità solo quando sono stati infranti. Come nelle lettere che costituiscono il libro così nei discorsi che ha in programma il Terzani si propone di condurre una vera e propria operazione "contro la guerra" ed a favore, in nome della pace, di svolgere un’azione di evangelizzazione, giungere ad un pubblico quanto più vasto possibile, offrire ad esso le proprie esperienze, confrontarle con quelle degli altri facendole tutte convergere su un problema per la cui soluzione manca un’iniziativa determinata, precisa.

Nella storia antica e moderna ci sono stati personaggi e movimenti che hanno perseguito il pacifismo e, tuttavia, non si è riusciti ancora a debellare il fenomeno della guerra che riappare sempre come è successo di recente in Afghanistan o si protrae all’infinito come in Medio Oriente o altre parti del mondo. Se nella società contemporanea, altamente civilizzata, si verifica la guerra, se ad essa molti inneggiano, significa che il mondo moderno soffre ancora di grosse e gravi disparità, che è necessario eliminare le cause di queste e, quindi, degli eccessi ideologici, dei fondamentalismi che ne derivano e portano allo scontro armato, significa che la cultura della pace è un processo da avviare, una conquista da raggiungere. Questa cultura, questo processo, questa conquista intende sollecitare il Terzani con il libro e le relazioni: è un impegno non solo ideale ma anche reale, concreto il suo, non limitato alla teoria ma esteso alla pratica. Da solo si vuole cimentare in un’impresa così ambiziosa convinto che gli esiti non saranno immediati e sperando di essere continuato nei propri intenti, di avviare un movimento che si estenda ad ogni livello, dal più umile al più elevato, dalla famiglia alla scuola alla società allo Stato, dal singolo alla collettività, dalla vita alla storia. Solo verso questa direzione, dice, ci si dovrebbe muovere dopo gli orrori dell’11 Settembre, verso il cambiamento di un sistema che dalla preistoria, dai tempi delle barbarie è giunto fino a noi quasi inalterato, verso l’acquisizione stabile, definitiva della pace quale concetto, luogo comune inalterabile, indiscutibile nel quale ritrovarsi, riconoscersi come succede per altri giuntici dalla tradizione e ritenuti indispensabili per la formazione della personalità, della coscienza individuale e sociale. Come ogni valore spirituale, morale, ogni regola, disciplina anche quella della non violenza dovrebbe essere fatta rientrare nei programmi d’istruzione dei giovani e questo risultato intende pure riportare il "pellegrinaggio di pace" del Terzani tra le città d’Italia.


New York, 11 Settembre 2001:
l’attentato alle Torri Gemelle

Oggi, nel mondo, non c’è solo la violenza che si esprime con la guerra ma molta altra avviene nel privato e nel pubblico come documentano tanta televisione e stampa. Adesso più che mai, quindi, ci sarebbe bisogno di educare, preparare al bene, alla pace perché significherebbe iniziare a correggere un fenomeno che dilaga ovunque e ad ogni livello. Alla violenza si ricorre spesso, di essa si verificano molti e vari episodi ed ogni volta, in ogni circostanza si vorrebbero trovare e ci sarebbero delle spiegazioni. Anche per chi uccide un bambino o un padre c’è una spiegazione! E se si cominciasse a non cercarle? Se si facesse in modo da evitarle e prima di esse le azioni che le richiedono? Solo accogliendo, coltivando, diffondendo l’idea che si potrebbe stare, vivere, esistere in un altro modo simili ipotesi si renderebbero possibili, solo così avverrebbe la conquista più importante compiuta dall’umanità, superiore anche a quelle scientifiche che hanno rivoluzionato la storia dell’uomo. Una condizione di pace estesa, vissuta supererebbe ogni traguardo finora raggiunto perché rappresenterebbe una vita, una storia nuova. 

Per ottenerle serve insegnare la pace, farsi predicatore, apostolo di pace come il Terzani, trasmetterne il messaggio oltre ogni confine fino a giungere ad un mondo completamente, definitivamente pacificato e sicuro di non perdere quanto ottenuto perché costituito anche da esso.


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