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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Tra i resti del passato

 di Antonio Stanca

Non è raro, di questi tempi, ascoltare espressioni di scontento circa i costumi che la modernità ha comportato, i pericoli che ormai corrono l’individuo e la società, la crisi dei valori morali che è sopravvenuta. E’ facile pure  sentire voci nostalgiche del passato, aspirazioni a recuperare quanto non c’è più, rivivere vecchi ambienti, modi, rapporti. Ma si tratta sempre di pensieri o discorsi che rimangono isolati, non hanno alcuna possibilità di estendersi, coinvolgere e ci si deve rassegnare all’idea dell’impossibilità di tornare indietro e della necessità di accettare quel che succede anche perché dovuto a sistemi, processi inevitabili che sfuggono all’azione, alla conoscenza del singolo o della collettività e sembrano essere diventati un destino inesorabile.

E’ vero, si tratta di un processo irreversibile e ogni giorno si va avanti, si supera quel che c’è stato non solo nel passato più lontano ma anche in quello più vicino, ogni giorno è annunciata una novità in qualcuno degli infiniti aspetti che ormai compongono l’attuale condizione di vita. Di fronte a tanta e tale velocità e complessità quel passato lento, semplice, umile, del quale ogni tanto si ha nostalgia, rimane un pensiero che dura breve tempo. Solo se si scrivesse di quel passato, se lo si raffigurasse o rappresentasse, si potrebbe sperare che durasse di più,  valesse di più. Se la scrittura, la pittura, la scultura, il cinema, il teatro, l’arte guardassero indietro e attingessero dal passato, potrebbe succedere che i vecchi ambienti, le vecchie figure, i vecchi momenti di vita acquistassero un’importanza maggiore, più estesa, divenissero un motivo nel quale non pochi ma molti, lettori, spettatori, potrebbero ritrovarsi. E ci sono oggi autori orientati in questo senso, sono quelli che non hanno accettato le novità avvenute anche in campo artistico, quelli per i quali l’arte è ancora espressione di una spiritualità che trascende il contingente, di un’interiorità a tutti estendibile. Per questi autori il passato, la sua vita fatta di poche cose, i suoi valori morali, sentimentali, costituiscono motivo di costante ispirazione. Ma pochi sono essi ché la maggior parte si è adattata ai tempi per non correre il rischio di rimanere isolata, esclusa. Non può risuonare alta, quindi, la voce di quei pochi autori né si può pensare che il loro sia un grosso pubblico. Si può solo dire che entrambi, artisti e pubblico, pur se ridotti rappresentano un  fenomeno di scontento, di rifiuto verso quanto i tempi hanno apportato, testimoniano che nell’attuale atmosfera esiste un aspetto diverso da essa, dicono che non tutto si è uniformato ai modelli della nostra epoca, che lo spirito, l’idea esistono, agiscono ancora.


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