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Ungaretti? Una scoperta di Antonio Stanca Come siano giunti sulla bancarella di un mercato antiquario di Salerno non si potrà mai sapere ma importante rimarrà sempre il fatto che lì sono stati trovati e da lì saranno diffusi: si sta dicendo di alcuni scritti inediti (soprattutto lettere relative a progetti artistici elaborati con l’amico Apollinaire, esperienze del fronte, brevi componimenti) di Giuseppe Ungaretti (1888-1970). Risalgono ai tempi della formazione del poeta negli ambienti culturali parigini dei primi anni del ‘900 ed al periodo della sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Stavano a Salerno al mercato insieme ad un corpo di circa duecento documenti che consistono generalmente in lettere inviate, come quelle di Ungaretti, da altri autori o intellettuali italiani e stranieri del primo ‘900 a Gherardo Marone, intellettuale napoletano vissuto allora tra Napoli e Salerno ed in continuo contatto epistolare con le figure di maggior rilievo della cultura ed arte del tempo. L’intero materiale, che permetterà una visione più chiara e completa delle avanguardie artistiche europee e dell’atmosfera sociale e culturale ad esse sottesa, sarà tra breve pubblicato presso l’Archivio del Novecento dell’Università La Sapienza di Roma. Una circostanza fortuita ha fatto sì che alcuni moderni eventi culturali, artistici ed in particolare alcuni momenti della vita ed opera di Ungaretti fossero trattati ora dalla stampa e divenissero poi un’acquisizione stabile per la storia della cultura e dell’arte. Si potrebbe dire come di un colpo di fortuna per il poeta visto che da noi, in Italia, per parlare oggi della nostra letteratura moderna e contemporanea occorrono particolari circostanze o determinati ambienti. Attualmente solo un caso sembra poter riportare l’attenzione su fenomeni e personaggi che nel nostro passato più recente hanno rappresentato dei traguardi essenziali, unici per l’attività artistica italiana fosse narrativa, poetica, figurativa, teatrale. Essi sono comparsi tra fine ‘800 e primo ‘900 ed hanno proceduto fino ai nostri giorni assumendo temi e modi diversi. Tra questi, tuttavia, è stato sempre possibile rintracciare dall’inizio un motivo comune, diffuso, al quale ricondurre ogni autore o movimento o corrente: la tendenza dell’artista a riportare a sé il proprio prodotto, a farne il riflesso delle proprie esperienze, a rifiutare, fuggire l’esterno perché impossibile da conciliare, a causa dei suoi elementi ed aspetti sempre più concreti, immediati che i tempi gli procuravano, con la propria interiorità, sentimentalità, spiritualità. Vivendo quasi unicamente di sé egli perveniva ad espressioni sempre più elaborate, rarefatte fino a riuscire difficili, incomprensibili. Saranno stati questo mancato rapporto, questa impossibile combinazione a lasciare nell’ombra tanta produzione artistica moderna e contemporanea, a relegarla in ambienti specializzati, a trasformarla in argomenti inconsueti, eccezionali? Non è l’unico motivo della separazione tra autori e pubblico perché è avvenuto pure che le suddette caratteristiche dei tempi si siano sviluppate fino a fare dell’immediatezza, della velocità il segno di un’epoca, fino a riportare ad esse ogni aspetto della vita individuale e collettiva e ridurre al minimo il tempo richiesto dalla riflessione, dal pensiero e il numero delle persone, come l’intellettuale o l’artista, che ad essi si dedicano. Come l’arte pure la sua conoscenza è risultata per pochi anche perché perseguire certe aspirazioni significa escludersi dal contesto, vietarsi ogni rapporto, non riconoscere l’ambiente circostante. Questo ormai è tanto articolato e completo nei suoi sistemi di comunicazione da poter soddisfare ogni esigenza comprese quelle culturali e artistiche. Altra cultura, altra arte, altri autori, altri generi, altri linguaggi diversi da quelli della cultura ed arte impegnate sono, infatti, sopraggiunti via cinema, televisione, internet ed hanno soddisfatto ogni richiesta. A volte l’hanno prevista o precorsa altre l’hanno suscitata, preparata e poi soddisfatta sicché quella attuale sembra un’umanità senza distinzione d’età, sesso, tendenze, interessi poiché tutta presa dalle stesse necessità, tutta coinvolta in uno stato d’infinito, eterno presente. Musica e cinema riempiono ormai le pagine culturali di tanta stampa; la televisione ha quasi completamente eliminato i programmi culturali; la scuola ha da tempo smarrito la sua funzione primaria nella formazione dei giovani, è divenuta solo uno dei momenti della loro "immensa" vita, si è concessa al proprio territorio, alla cultura, alla lingua di questo perdendo di vista quanto avviene di là da esse. E’ aumentata, pertanto, è divenuta incolmabile la distanza tra autori impegnati ed ambiente individuale e sociale ed a soffrire di più in tale situazione sono stati i moderni, i contemporanei perché privi di una tradizione consolidata e più degli altri esposti alla confusione di valori, livelli, ruoli, funzioni comportata dai tempi. Come di Ungaretti così degli autori suoi contemporanei e seguenti è divenuto difficile dire, sentire, sapere e quando avviene sembra quasi una rivelazione, una scoperta. Eppure essi hanno continuato e continuano ad operare, concepire, produrre, a seguire la loro via nonostante simili avversità: è un problema senza soluzione ma anche un segno che l’arte durerà quanto l’uomo. |
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