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L’uomo di
Vargas Llosa
di Antonio Stanca
Il
Premio Nobel 2010 per Vargas Llosa ha sempre diviso il suo impegno tra
l’opera e la vita, la letteratura e la società e non solo quella
peruviana. Oltre che autore, più volte premiato, di romanzi e di opere
teatrali è anche saggista di genere letterario e politico, giornalista,
memorialista. E’ stato personalmente impegnato in politica, è inserito
nella realtà, è l’autore che da essa trae alimento per le sue opere ed
in essa interviene per esaminare, valutare, esortare a risolvere i
problemi. Di carattere storico e spesso autobiografico è molta sua
narrativa, di grossi avvenimenti o personaggi passati e presenti, del
suo e di altri paesi, sono la rappresentazione molti suoi romanzi e
difficile riesce a volte distinguere in essi tra realtà e finzione.
Della vita sua, della sua gente e di altra gente narra il Vargas Llosa
scrittore, di vicende, situazioni difficili, complicate della storia
vecchia e nuova si fa interprete al fine di mostrare come un uomo, un
popolo sappia resistere ai soprusi, alle violazioni, come sappia
ribellarsi in nome di valori fondamentali quali l’uguaglianza, la
giustizia, la libertà, come riesca spesso sconfitto. Sono temi che si
ritrovano nella sua opera saggistica e lo dimostra “Israele Palestina”
(Pace o guerra santa), saggio comparso nel 2006 e in italiano nelle
edizioni Libri Scheiwiller di Milano nel 2009. E’ stato tradotto da
David Iori, le fotografie sono di Morgana Vargas Llosa, figlia
dell’autore, che ha accompagnato il padre nel suo ultimo viaggio in
Israele, del quale tratta questo libro. Un diario di viaggio sembra
appunto, è diviso in capitoli ognuno dedicato ad un particolare luogo,
momento o avvenimento della storia verificatasi in Israele negli ultimi
vent’anni, dell’interminabile conflitto, cioè, tra ebrei e palestinesi.
L’opera è un documento preciso, chiaro ed insieme un’interpretazione dei
fatti. Oltre a registrare Vargas Llosa giudica, egli è lo storico e pure
il critico della situazione. Drammatiche, tragiche sono le vicende delle
quali è chiamato a riferire, sono vicende ben note poiché di esse i
mezzi di comunicazione hanno dato e danno ampia notizia: da accordi mai
riusciti tra i due popoli a scontri armati, da sviluppi economici a
impoverimenti improvvisi, da violenze private a violenze pubbliche, da
invasioni a ghettizzazioni, da censure a divieti, da sbarramenti al
muro, da intimidazioni al terrorismo, da assalti a stragi, dalla miseria
alla morte, dalla religione alla politica, alla guerra. Esile, fragile è
diventato il filo che in terra d’Israele corre tra la vita e la morte,
la paura è diffusa tra la popolazione civile. Di questa situazione
Vargas Llosa ha riportato, nel libro, anche molte testimonianze, le ha
raccolte intervistando figure di rilievo e persone comuni. Convinti sono
molti testimoni che altra maniera non sia possibile, che bisogna pensare
solo a vincere sull’avversario, ad annientare il nemico. Ma c’è pure,
tra tanto furore, chi pensa ad una soluzione pacifica della tensione tra
ebrei e palestinesi, ad un accordo che permetta ad entrambi il diritto e
il modo di esistere in zone diverse di quella stessa regione. C’è odio in Israele ma pure amore, c’è morte ma pure
vita e ad essa si appella Vargas Llosa quasi in continuazione nel
saggio, alla possibilità che emerga, che
diventi collettivo quello spirito di collaborazione, di unione
che ora è di pochi, che si giunga a sentire la pace come un bisogno, una
necessità propria dell’uomo, della vita. A questi principi, a questi
valori si richiama lo scrittore, questi vuole che siano recuperati dove
sono stati oscurati. Inaudito gli sembra che la società moderna,
l’opinione pubblica internazionale possano accettare che avvengano
simili crudeltà. Dall’Israele all’Aghanistan, all’Iraq, al mondo intero
si sposta l’osservazione del Vargas Llosa e nella soluzione di un caso
vede quella di tutti, nell’affermazione e diffusione di principi
semplicemente umani vede la vittoria della civiltà sulla barbarie.
Quando ogni possibilità esterna è negata rimane quella interna all’uomo,
la sua volontà di essere, di vivere. Altri momenti tristi, altre
situazioni drammatiche è riuscito egli a superare nella storia grazie a
tale volontà ed anche in questo frangente ce la farebbe se ad essa si
affidasse, per essa si adoperasse. Premiato è stato Vargas Llosa perché sempre ha
mostrato di voler riscoprire nell’uomo la sua umanità, di volerlo
richiamare ad essa, sempre vicino è stato alla vita. |
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