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Il Casanova di Vassalli di Antonio Stanca
L’uomo e la storia, il singolo e la collettività, l’idea e la realtà, lo spirito e la materia: in Vassalli questi termini non si escludono come in tanta produzione letteraria ed artistica moderna e contemporanea ma neppure s’integrano, si conciliano sicché sospesi si rimane tra le loro ragioni, incapaci di stabilire quali valgano di più o siano le più vere. Così in "Dux", opera che trae il titolo dal nome del paese della Boemia dove si svolge la vicenda. A Dux Giacomo Casanova era giunto, s’è detto, nel 1785, a sessant’anni, per svolgere funzioni di bibliotecario nel castello del conte di Waldstein. Questo incarico gli era sembrato il migliore possibile dal momento che precedenti poco buoni gli impedivano di assumerne altri. Figlio di attori, aveva viaggiato per tutta l’Europa e frequentato re, artisti, filosofi, scienziati dai quali era stato stimato per il suo talento. Aveva avuto infinite avventure soprattutto galanti, si era mostrato capace di molte risorse del corpo e della mente, era stato in luoghi tra i più diversi per collocazione e qualità ma spesso era vissuto d’espedienti, aveva barato nel gioco, aggirato, ingannato, imbrogliato, sfruttato chi gli era stato vicino. Anche in carcere era stato e da alcune case o città espulso. Pertanto fare ora il bibliotecario nella ricca biblioteca del conte rappresentava una mansione di prestigio anche perché gli avrebbe procurato oltre ad un lauto compenso economico molte altre disponibilità. Dall’esame dei documenti Vassalli avrebbe scoperto, però, che tali condizioni promesse non furono mai rispettate e che dopo un breve e positivo periodo iniziale Casanova, sia per il suo carattere sospettoso sia per la condotta grossolana di molto personale del castello, sarebbe giunto alla rottura di quasi tutti i rapporti e ad uno stato di quasi completo isolamento. Di questo, delle rivalità e dei rancori, che l’hanno provocato e lo alimentano, Casanova dice in ventuno lettere indirizzate ad uno dei suoi peggiori nemici, il maggiordomo Feltkircher. Le lettere, sostiene Vassalli, non furono mai spedite ma la loro lettura permette di ricostruire sia l’ambiente del castello e del paese di Dux sia gli umori vissuti dal Casanova ed, in particolare, il senso di esclusione da lui provato e patito in un luogo che non considerava adatto alle esigenze del suo spirito, ai bisogni della sua sensibilità. Si vedeva circondato da molta grettezza, offeso da questa e mosso a ritrarsi sempre più in se stesso. Si dedicherà alla lettura ed alla scrittura, approfondirà le sue conoscenze, comprese quelle tecniche e scientifiche, scriverà le sue monumentali "Memorie"ed altre opere. I luoghi, gli ambienti, i costumi lo disturbavano ed anche le notizie che giungevano circa i sovvertimenti comportati dalla contemporanea Rivoluzione francese. Si sentiva uomo d’altri luoghi, ambienti, costumi, d’altri pensieri e sentimenti, idee ed aspirazioni. E questo vuole mostrare Vassalli nel suo libro, vuole proporre un’immagine del personaggio più completa di quella diffusa e consolidata: il suo Casanova non è soltanto un giovane spregiudicato, insolente, irrefrenabile ma anche un uomo maturo ed in pena, deluso del presente e legato alle "memorie" del passato. Tale condizione spirituale compare in lui da vecchio ed insieme alla precedente attrazione per la realtà concorre a segnalare una figura prima esuberante e poi patetica, una figura che rientra nella lunga galleria di personaggi ed eventi comprensivi di realtà ed idealità di cui è contesta l’opera del Vassalli e nei quali egli tende ad intravedere i precedenti dei suoi "cittadini d’Italia" nonché il proprio percorso di uomo e di autore. |
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