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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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Quanta brutta vita!

di Antonio Stanca

Presso Einaudi è uscito recentemente “Dio il Diavolo e la Mosca nel grande caldo dei prossimi mille anni” dello scrittore, poeta e pittore Sebastiano Vassalli. Questi, nato a Genova nel 1941, vive a Novara e negli anni ’60, con opere poetiche e narrativo-saggistiche, aveva partecipato del clima sperimentale del momento anche se in seguito, a partire dagli anni ’80, aveva recuperato le forme della tradizione letteraria, si era rivolto alla storia passata, aveva ricostruito il personaggio tipicamente italiano. Non aveva trascurato, però, quanto avveniva nella modernità, le trasformazioni che si verificavano nel contesto sociale ed i loro riflessi nel comportamento individuale. La storia e l’uomo, il mondo e le persone sono stati i temi delle sue narrazioni principali. Nel 1990 con “La Chimera” ha vinto il Premio Strega e neanche in quell’opera ha rinunciato al tono ironico che può essere considerato un altro aspetto della sua scrittura. Nell’ultima narrazione questo tono ha acquistato una maggiore rilevanza senza, però, smettere di essere soltanto un modo per velare le verità ben più serie e gravi che ormai sono sopravvenute per l’uomo e il suo ambiente. Si tratta di una serie di quadri che si riferiscono ai tanti aspetti che la contemporaneità ha assunto, alle innumerevoli forme di vita che oggi si verificano in ambito privato e pubblico. Soprattutto nella prima parte dell’opera sono molte le situazioni presentate, molte le persone che le vivono ed il racconto di ognuna di esse si alterna, s’intreccia con quelli delle altre tramite un procedimento che passa da un caso ad un altro completamente diverso per poi tornare al precedente, svilupparlo e di nuovo abbandonarlo prima di concluderlo.

Un intero universo si muove in queste pagine del Vassalli, tutto ciò che ai nostri giorni avviene per il singolo e la collettività è divenuto motivo di una scrittura che non si limita a registrarlo ma ne mette in evidenza le assurdità, i paradossi pur riconoscendo che non è possibile eliminarli o almeno ridurli. C’è un vecchio giudice che improvvisamente s’innamora della sua brutta e vecchia segretaria pur conoscendola da ventidue anni e pur essendo sposato e con figli; una studentessa diciassettenne che si confida con i genitori solo dopo essere stata più volte violentata; la violenza usata in una stazione metropolitana da parte di giovani nordafricani; la tigre di uno zoo che uccide il suo veterinario; un inviato speciale in un deserto asiatico che viene ucciso dai banditi del posto; un uomo comune che vuole passare alla storia facendosi esplodere con una bomba come altri fanno oggi; un centro aerospaziale dove si registrano voci provenienti da altri pianeti. A questi casi della prima parte dell’opera si aggiungono, nella seconda, quello del dirottamento di un aereo e delle sue vittime e, nella terza ed ultima, gli altri della giovane donna in cerca di anziani, dello scrittore che, nonostante i pericoli, visita i luoghi della sua prossima narrazione, del tecnico di elettrodomestici che soddisfa le voglie delle clienti della sua ditta, del ladro della metropolitana, di chi trasporta nel deserto persone che cercano una nuova vita, della donna esperta in lezioni di sesso, dell’uomo di spettacolo che assiste alla propria sconfitta. Sono tutti momenti, aspetti ai quali è giunto oggi l’uomo nel suo rapporto con il mondo, con la vita, e che il Vassalli, col suo noto stile chiaro e scorrevole, registra nella loro verità ed irregolarità quasi volesse denunciarli e, tuttavia, accettandoli come necessari. L’uomo è finito, sopraffatto dalle sue conquiste, di queste sta subendo le conseguenze e niente potrà salvarlo. Anche all’esterno, nell’ambiente naturale, nel suo equilibrio, è giunta la crisi conseguita al progresso. Anche di questo dice il Vassalli nell’opera ma niente sa dire circa i modi per recuperare quanto perso, sa solo ricordare che un tempo tutto era diverso e scherzare sulle possibilità di salvezza da un naufragio di tali dimensioni. Inventa, infatti, esseri “magici” capaci di soccorrere un’umanità così malridotta.

Né Dio né il Diavolo sono serviti per evitare tanto danno, si può solo sperare nell’imprevedibile, nel misterioso!


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