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Verso un mondo uguale? di Antonio Stanca
Contemporanea a questa situazione è la tendenza verso una società planetaria anche qui in seguito allo sviluppo inarrestabile delle comunicazioni, dei collegamenti, degli scambi. Strano è come non si pensi che se in una nazione il disagio è tanto poiché si sono volute avvicinare le sue parti diverse senza il tempo, le operazioni necessarie a prepararle per la compresenza, la convivenza, maggiori saranno i problemi in un mondo che si vuole vicino, uguale e che contiene differenze abissali nelle condizioni storiche, geografiche, economiche, politiche, culturali, religiose, umane, sociali dei tanti stati che lo compongono. Come si può pensare di formare una comunità così estesa da non avere limiti di pensiero, azione, luogo, lingua, tradizione, usi, costumi, cultura, vita? Per far posto a tante diversità non si saprà più a cosa appellarsi, come valutare dal momento che quel che vale per una di esse vale di meno per un’altra o non vale per un’altra ancora. Rimarrà soltanto un’aspirazione, un’intenzione quella di veder collaborare tanti popoli! Sarà più facile che si scontrino e i problemi comportati dall’immigrazione sono un esempio. Tuttavia si tratta, come l’altro, di un processo che non può essere arrestato poiché richiesto dai tempi, dall’aspirazione d’intere popolazioni ad una propria identità, ad un riscatto dal silenzio, dallo sfruttamento, dal sottosviluppo patiti. Né può essere, questo processo, regolato, controllato, impegnato ad eliminare o ridurre le differenze ché servirebbero tempi lunghissimi e modi diversissimi ed intanto non si sa e non si pensa nemmeno cosa fare, dove agire, come creare le condizioni per incontri e scambi così grandi. E’ allarmante ma la previsione più facile è quella di una confusione che vedrà aumentare le proprie dimensioni. |
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