|
|
Ad immagine di Adriano di Antonio Stanca Da Mondadori, nella serie “I Miti”, è stato ristampato il romanzo “Memorie di Adriano”, che ha reso celebre la scrittrice francese Marguerite Yourcenar (Bruxelles 1903 – Mount Desert 1987). Pubblicata nel 1951, è l’opera della sua maturità, la sua espressione più completa rispetto a quelle ottenute tramite altri lavori, raccolte di poesie, opere teatrali, narrative, saggistiche. Per l’autrice l’estesa conoscenza della storia, delle lingue, della vita, degli uomini e dei popoli, i contatti diretti avvenuti nei continui viaggi, sono elementi dai quali muovere per scrivere e non opere erudite o semplici diari. Yourcenar non è conosciuta come storica o filologa o cronista bensì come la scrittrice che ha trasformato tanta cultura, appresa o vissuta, in una serie di messaggi umani e morali. Spesso gli autori dotti non sanno superare lo stadio della conoscenza per quello della creazione ed hanno veri e propri problemi. Nella Yourcenar non c’è stato problema né difficile è stato il rapporto con la realtà, che pure ha angustiato tanti autori. La cultura, l'esperienza, la vita, sono primarie per lei, essenziali per la realizzazione dell'opera. Questa aderisce tanto alle sue conoscenze, alla realtà sua e degli altri, da farla sembrare l'umile trascrittrice di situazioni, ambienti, vicende, pensieri, sentimenti e farle dichiarare di limitarsi a seguire, nel suo lavoro, quanto rappresentato come se questo si svolgesse autonomamente sotto i suoi occhi ed assumesse sviluppi non dipendenti da lei ma dalle circostanze della vita. Sua aspirazione è un’opera che non attui particolari propositi dell’autore ma mostri condizioni umane, ne scopra delle affinità ed inserisca tutto nell'eterno flusso della vita. I molti viaggi le avevano permesso di conoscere uomini, luoghi, eventi diversi e lontani tra loro, di scoprire dappertutto i segni di un'unica, diffusa condizione e sorte. Rappresentare tale scoperta vuol dire mostrare l'uomo d’ogni tempo e luogo e trarre da tanti esempi gli aspetti necessari a comporre una sola, grande figura umana, nella quale tutte siano comprese e nel contempo annullate. In un essere, in una vita composta da tutti gli esseri e da tutte le vite non ci sarebbe stata differenza spaziale e temporale né divisione morale: l’amore sarebbe stato accanto all’odio, la giustizia all'iniquità, il peccato alla virtù, la fede alla miscredenza, il bene al male, il corpo all'anima. Tutto sarebbe stato proprio di quell'essere, di quella vita, li avrebbe resi singoli e multipli, parziali e totali e fatto della loro esistenza un'eternità mai smessa di luci ed ombre. Ogni soggettivismo sarebbe stato bandito da una letteratura che voleva aderire all'immensa vastità e varietà della vita, restituire l'uomo a se stesso, ai suoi casi, ambienti, costumi, credenze, al suo corpo, al suo spirito, incaricarlo della sua esperienza sulla terra e dello svolgimento della storia. Questa la Yourcenar matura, quella che avrebbe concepito il lungo monologo delle Memorie di Adríano (1951), l'opera più nota, comparsa in Italia nel 1963 per i tipi della Einaudi. Ideare Adriano significava per lei essere approdata alla figura intorno alla quale era possibile riassumere l'intera umanità perché capo di tutti gli uomini del mondo, l’imperatore Adriano, ed uomo egli stesso con i relativi problemi, autore e vittima della storia, varius multiplex... . Nella personalità del princeps, dagli storici tramandata come quella del geniale riordinatore di un impero dissestato, del massimo estensore della pax romana, del promotore della tellus slabilita, la scrittrice ha intravisto delle componenti morali e spirituali così semplici e comuni da poterle avvicinare a quelle di qualunque altra esperienza umana, nel più potente degli uomini ha notato le debolezze di tutti, nel suo sorriso fiducioso l'amarezza del dubbio. Ella lo ha mostrato deciso e impegnato nelle mansioni ed attività di uomo pubblico ma anche fragile e incline a meditare, riflettere su se stesso e gli altri. Per la Yourcenar Adriano ha ordinato, pacificato la terra ma non sempre il suo pensiero e la sua azione sono stati irreprensibili perché non sempre gli è stato possibile trascurare altre necessità. Adriano ha agito per correggere il passato e preparare l'avvenire e questo non poteva verificarsi senza perplessità o esitazioni specie in uno spirito naturalmente disposto a piegarsi in sé, a dar voce alla propria anima. Sarà questa voce, espressione di un carattere malinconico e riflessivo, ad avvicinarlo a tutti gli altri uomini che da lui dipendevano, a farglieli considerare nella loro particolarità. Sarà così che si uniranno in lui tante genti, luoghi, costumi, fedi, tanti corpi, tante anime. Tramite i viaggi egli conoscerà il suo regno, cioè tutto il mondo, provvederà ai bisogni immediati ma penserà pure al futuro, al destino, alla sorte sua e dei suoi sudditi. Per far questo era necessario che sentisse come gli altri pur rimanendo al di sopra, che fosse capace di amare ed anche odiare, perdonare e vendicare, essere logico, razionale ed impulsivo, irrazionale fino a credere nella forza dell’occulto, ascoltare l'anima e non castigare le esigenze del corpo, amare la grandezza e non disconoscere l'umiltà, capace d’essere padrone e schiavo, imperatore e suddito, dio e uomo. I suoi occhi si apriranno, luminosi e inquieti, a scoprire un mondo che è loro e diverrà a loro immagine avendo essi accettato di essere unici e molteplici, d’immettersi in un tale processo d’immedesimazione con l'esterno da rendere difficile stabilire chi avrebbe contribuito maggiormente alla formazione di quell'immagine. Adriano sarà uno e tutti, il suo corpo e la sua anima saranno del mondo presente ma anche del passato e del futuro visto il particolare momento di passaggio e trasformazione nel quale sono stati chiamati a vivere ed agire. Non ci poteva essere, nella storia degli uomini e dei popoli, esempio migliore e più idoneo per una scrittrice incline a concentrare su figure solitarie la somma di tanti significati con una tecnica propria della rappresentazione teatrale. Già altre volte era successo nella Yourcenar ma ora il suo genio era maturato al punto da farle concepire l'uomo e la situazione che avrebbero potuto esprimere quanto da tempo si era venuto preparando in lei. La 'Voce' che confessa l'anima, altro suo luogo preferito ed anche questo rispondente alla predilezione per le situazioni da teatro, veniva ora da un uomo antico carico di una moderna sensibilità, quella della sua autrice, che con Adriano può essere identificata meglio che con ogni altra creazione. La figura del pensoso imperatore, la sua vita, sono ripercorse a proprio modo da Marguerite Yourcenar e collocate al centro di un universo animato dalle sue convinzioni circa gli aspetti eternamente uguali dell’esistenza, la relatività di ogni fenomeno umano, la funzione e il valore della realtà concreta, della materia, del corpo e la conseguente diffidenza verso le costruzioni puramente mentali, un animismo esteso ad ogni presenza umana, animale, vegetale o altra, l'importanza del caso nello svolgimento delle azioni dell'uomo, il riconoscimento di forze occulte, magiche, che sfuggono ad ogni razionalità e, soprattutto, l'unificazione di tutti gli esseri nell'uomo, nelle sue componenti ovunque e sempre riscontrabili. Adriano è quest'uomo perché egli è uno e tutti, è singolo e multiplo e soltanto attraverso la sua figura poteva essere rappresentata la concezione di una vita come fenomeno universale, completo, totale. Ogni spirito ed ogni corpo vivono mediante i suoi pensieri ed azioni: quanto è stato, è e sarà nella vita degli uomini sulla terra può essere riscontrato nel loro imperatore giacché da tutto egli è pervaso, tutto ha fatto come se la storia non l'avesse incaricato solo di governare. Forte come un imperatore e debole come uomo, determinato e incerto, remissivo e spietato, sollecito e noncurante, fiducioso e rassegnato, razionale e irrazionale, antico e moderno, presente, passato, futuro: questo è l'Adriano della Yourcenar perché tutto doveva egli comprendere ed esprimere, la sua storia doveva essere quella dell'umanità, in lui doveva essere annullata ogni distinzione tra uomini, popoli, luoghi e ambienti della terra, pensieri e sentimenti della vita. Una nuova unità ed uguaglianza venivano, così, proclamate nel mondo dal suo nuovo re, una nuova ecumenicità veniva proposta, più estesa di quella cristiana perché non distingueva tra l'umano e il divino ed accoglieva ogni evenienza comprese quelle sempre condannate ritenendole forme di vita, modi d’esistere, manifestazioni dell'essere. Niente dell'uomo e della vita poteva essere negato ma tutto andava compreso in tale infinita, nuova visione. Con Adriano suo signore l'uomo tornava ad essere fattore della storia, sovrano della vita, tornava a viverla liberamente nel bene e nel male. Quello di un'umanità e di una storia riportate alla dimensione umana ed in questa unificate è il messaggio che, tramite Adriano, proviene dalla Yourcenar, la quale, in tal modo, si mostra capace di raggiungere, nelle sue opere, significati estesi pur percorrendo vie non insolite. |
La pagina
- Educazione&Scuola©